martedì 8 dicembre 2020

L’ABOMINEVOLE DIO MOLOCH


Il dio cananeo Moloch si è diffuso in vaste aree del Medioriente e dell’Africa Settentrionale, ma presenta aspetti della ritualità stranamente similari ad alcune antiche pratiche sanguinarie di culti precolombiani. Anche oggi, l’ombra del Moloch aleggia nelle peggiori cronache di fatti che riguardano l’attualità, dalla sparizione di bambini ai riti di sacrificio di sangue, con implicazioni di sette sataniche ed altre orribili connessioni al traffico di organi umani, fino a giungere al tanto discusso commercio illecito di “Adrenocromo”, cioè sangue adrenalinizzato, impiegato come potente droga.

Sacrificio umano nel codice azteco “Tudela”

Vale dunque la pena addentrarci nell’indagine intorno a questo sconcertante e spaventoso antico culto, lungo un itinerario anche insolito e che forse vi riserverà qualche sorpresa.

Le prime tracce del dio Moloch, come accennato, si trovano presso il popolo dei cananei, cioè gli abitanti di Canaan, che occupavano un’area piuttosto ampia che corrisponde oggi alla Palestina, alla Siria e al Libano. Per cananei si intendono i predecessori che occuparono quei territori prima degli ebrei ed anche l’eterogeneo popolo di naviganti chiamati fenici. I primi resoconti storici sui cananei li abbiamo grazie ai babilonesi, gli assiri e gli egizi e le prime tracce risalgono intorno al 2500 a.C.

Per prima cosa chiariamo che spesso la figura di Moloch è sovrapposta a quella di un altro dio cananeo chiamato Ba’al, ma in realtà sembra trattarsi di due differenti divinità, poiché quest’ultima è anzi opposta, dato che rappresenta la pioggia fecondatrice, di contro al fuoco riferito al dio Moloch. Però un legame tra i due esiste ed ha la sua ragionevolezza, poiché nei primi decenni del XX secolo gli archeologi scoprirono un santuario a cielo aperto (identificato come i luoghi biblici del sacrificio chiamati Tofet) contenente migliaia di urne zeppe di ossa bruciate di bambini. Nel 70-80 % dei casi i resti appartengono a neonati di età inferiore ai sei mesi, ma sono stati trovati resti di bambini anche di 5-6 anni. Trovarono anche diverse iscrizioni di radice semitica, vocalizzate nella parola “molk”, che appare anche in molte steli cartaginesi. Questa parola non designerebbe un “dio”, ma avendo il significato letterale di “offerta”, è plausibile che si designi un rito che era officiato, guarda caso proprio al dio Ba’al. Qualche studioso è giunto persino a negare l’esistenza di Moloch, mettendo in discussione le conoscenze sulla storia dei fenici e le stesse affermazioni bibliche. Un’altra prova che supporta il trattarsi di due divinità è che il termine Ba’al nelle lingue semitiche sembra piuttosto essere un epiteto assegnato alle divinità in quanto proprietaria o protettrice; così per esempio Ba’al Zebub significa Signore delle Mosche (equivalente al nostro Belzebù).

Il confronto tra gli antichi resoconti dei sacrifici e la moderna ricerca complica ulteriormente il caso, e ad oggi si disquisisce sul grado di efferatezza, sul fatto che i poveri bambini fossero dati alle fiamme da vivi, oppure morti. Tuttavia, sebbene abbia un senso ipotizzare un sacrificio di fuoco per invocare la sua controparte di elemento naturale, cioè la pioggia di Ba’al per nutrire i raccolti, se allarghiamo la visuale al più vasto panorama dei sacrifici umani dell’antichità, in molti casi, l’esaltazione e l’enfasi dell’atto cruento, mi fa propendere per altre spiegazioni. E’ infatti scritto che presso i cananei, nel santuario del sacrificio posto nella valle della geenna ai piedi del monte Sion, le vittime venivano sgozzate prima di essere date alle fiamme, in un fuoco costantemente acceso in onore di Moloch. Il medesimo culto fenicio, è riportato dai greci al dio Krono e dai romani riferito a Saturno. In entrambi casi, la tradizione vuole che entrambi gli dei, seppure in una lettura che è anche metafora del tempo, divorassero i loro figli. A tal proposito si narra che spesso fossero uccisi proprio i figli primogeniti, e di questo fatto troviamo anche la nota vicenda biblica di Abramo, quando dio gli comandò di sacrificare il tanto desiderato figlio Isacco. Ai primogeniti toccava questa tragica sorte, perché forse vi era la credenza (quantomeno stravagante) che questi diventassero degli spiriti protettori della famiglia che li aveva trucidati.

Personalmente, riflettendo sulla questione, trovo più verosimile che il sangue ed il fuoco siano abbinati come forze attive per risvegliare le potenti energie del sottosuolo, ed a questo proposito il legame di entrambi con la terra è divulgato in un’ampia letteratura dei miti trasversale a quasi tutte le culture. Ma se vogliamo trovare conferma a quanto affermo senza perderci in complicate analisi simboliche, da Efesto a Caino, possiamo guardare agli schietti culti tribali delle popolazioni africane, dove in pressoché tutti i riti di evocazione di bassi spiriti elementali sono presenti il sangue ed il fuoco, ai quali possiamo inserire spesso, in aggiunta, l’energia sessuale per mezzo di danze frenetiche o più espliciti accoppiamenti.

La tradizione ebraica narra spesso del dio Moloch: è citato dal profeta Geremia nell’Antico Testamento, e la pratica dei fenici di collocare i bambini tra le braccia ardenti di un idolo di bronzo del Moloch al suono di tamburi per coprirne le grida è descritta dai rabbini. Nel Levitico Dio comanda di mettere a morte coloro che gli offrono i figli in sacrificio, ma sembra anche possibile che addirittura Re Salomone si convertì in vecchiaia al culto di Moloch, o nel suo abominevole equivalente Milkom, dio degli Ammoniti. Questo fatto, così come pure il fatto che i progenitori cananei fossero dediti ai sacrifici umani, ha sviluppato l’idea di un certo antisemitismo, soprattutto in epoca tardo medievale, che gli ebrei fossero dediti al sacrificio di bambini, ma di questo argomento spinoso ci riserveremo magari di trattarne in un’altra occasione.

Ma altre scoperte archeologiche testimoniano la diffusione in gran parte dell’area del Mar Mediterraneo di luoghi di sacrificio, con santuari rinvenuti anche in Italia, perlopiù in Sicilia e Sardegna. E’ oltremodo interessante riscontrare altre tracce nella tradizione greca, che dopo il riferimento a Kronos che divora i suoi figli per non essere usurpato, ci portano alla leggenda del minotauro segregato nel labirinto di Cnosso. La grande civiltà cretese ha rappresentato per il mondo ellenico il seme culturale, forse è proprio l’isola di Creta l’Atlantide descritta da Platone, ma questo è un argomento su cui dobbiamo sorvolare. Invece è certo che il complicato e vastissimo palazzo di Cnosso produsse nell’immaginazione dei greci l’idea del labirinto e che le ricche decorazioni di tori portarono gli stessi ad immaginare il mostro chiamato minotauro. E a questo proposito esistono diversi fattori che ci permettono di associare a questa creatura al dio Moloch: La civiltà cretese è contemporanea a quella cananea (2500 a.C.) e come i fenici furono un popolo di grandi navigatori. Il toro era adorato perché simboleggiava la fertilità e la forza della sfera maschile, anche se non possiamo escludere che il culto fosse la trasformazione di un singolare rito ereditato dall’India e di cui a breve accenneremo, in relazione all’episodio di Pasifae, moglie del re minosse e madre del minotauro, fecondata dal toro sacro a Poseidone, nascosta nel grembo di una finta vacca… Non possiamo escludere che a Creta si svolgessero dei riti dedicati al toro nel quale i sacerdoti indossavano delle maschere, all’usanza egizia, raffiguranti l’animale. L’episodio più controverso della vicenda è che questo animale, erbivoro, nella mostruosa mescolanza umana scaturita col minotauro, si nutrisse di carne umana ed esigesse dei sacrifici di fanciulli. Il rapporto con il Moloch è ulteriormente evidenziato dal fatto che spesso questa divinità é rappresentata cornuta e con il capo taurino.

Questi indizi, potrebbero a mio avviso accreditare il fatto che il culto a Moloch si fosse propagato con un’estensione molto maggiore rispetto a quanto riportato dalla fonti storiche.

Origine della sorgente terrestre del fiume Vaitarani in India, presso il tempio di Gonasikha.

Come accennato, all’India.

Anche se il toro è un animale di indole aggressiva ed esuberante, certo non lo si può considerare una belva feroce, quanto alla sua controparte femminile, la mucca, essa nella tradizione induista è simbolo di mansuetudine. Tuttavia, questo docile bovino è doppiamente collegato al culto del fuoco, da un lato poiché cinque delle sue sostanze vengono bruciate durante le offerte agli dei (latte, cagliata, burro, urina e escrementi ), ma anche perché il rito chiamato vaitarani prevede che la vacca scorti il morente nel regno dei defunti, ma Vaitarani è anche il nome del fiume di sangue e sterco che segna il confine tra il regno dei viventi e quello del dio della morte Yama, re dell’inferno.

In questi rituali, è probabile che anticamente l’animale venisse sacrificato, ma l’aspetto ctonio è nuovamente presente nei riti di sepoltura praticati a Bali secondo le forme dell’induismo arcaico, dove i corpi dei brahmani defunti vengono sigillati all’interno di casse scolpite a forma di vacca e in seguito date alle fiamme. Se oggi l’induismo adotta offerte sacrificali innocue, sappiamo pure che nei tempi più antichi, un terribile rituale di sacrificio umano prevedeva che la donna, rimasta vedova, si buttasse viva nella pira ardente del marito defunto. Dunque anche in India troviamo il sacrificio umano, che poi la tradizione ha mutuato nel tempo in forme meno cruente di offerta lle divinità.

L’aspetto del Moloch assume dei caratteri iconografici, come abbiamo visto, che lo associano in parte ai tratti taurini, tuttavia è anche rappresentato alato e con caratteristiche di dragone o comunque di rettile. Possiamo citare la curiosità che anche in natura è presente un piccolo sauro che la scienza ha battezzato Moloch Horridus / diavolo spinoso, nonostante l’aspetto terribile, irto di escrescenze, sembra essere una innocua lucertola vorace divoratrice di insetti, che misura solo qualche decina di centimetri e che popola i deserti australiani.

Le sembianze di questo drago in miniatura ci danno l’occasione per collegare i sacrifici al dio Moloch con altre pratiche sacrificali che appartenevano alle civiltà precolombiane.  Gli spagnoli che per primi ebbero contatti con gli aztechi, dicono chiaramente nei propri scritti che il sacrificio umano era largamente praticato in tutta la Mesoamerica. Il popolo Azteco, in particolare, considerava il sacrificio come un rituale necessario, che alimentava l’universo stesso. Nel rituale sacrificale, oltre a numerosissimi animali, l’uccisione di un uomo rappresentava il più nobile livello di offerta alle divinità. Era talmente radicato nella cultura che veniva praticato anche l’autosacrificio, in forma di offerta di sangue tramite ferite e salassi autoinflitti.

Paradossalmente, rispetto all’opinione diffusa, il dio serpente Quetzalzoatl, o il serpente piumato (divinità alla quale ho dedicato il video n.11) non esigeva sacrifici umani, bensi di piccoli uccelli colibri e di farfalle. E’ molto interessante constatare invece che i sacrifici umani erano dedicati soprattutto alle divinità di Huehueteotl e Tlaloc, rispettivamente dio del fuoco e dio della pioggia. Torniamo quindi, inaspettatamente, al binomio e alla sovrapposizione del dio Moloch con il dio Ba’al della tradizione cananea. Gli aztechi avevano differenti procedure di sacrificio, una più terribile dell’altra, la frequenza dei riti ed il numero degli immolati era altissima, tant’è che si riporta la notizia di una rituale durato 4 giorni al termine del quale i sacerdoti uccisero oltre 80mila persone. Anche in questo caso, troviamo una singolare consonanza con il cosiddetto “Olocausto” con il quale nella Bibbia si intende appunto, un sacrificio di massa.

Dopo questa breve perlustrazione storica sul sacrificio umano, possiamo spendere alcune riflessioni su questa pratica che taluni studiosi contemporanei affermano essere ancora diffusa ai nostri giorni, all’interno di sette sataniste e di organizzazioni segrete. Nel mondo complottista, i più ricorderanno i fatti che furono filmati una decina di anni fa segretamente nel cosiddetto Bohemian Groove, l’inquietante “bosco boemo” situato in California, frequentato da eminenze del mondo politico, membri dell’oscura organizzazione segreta chiamata “Skull and Bones” e in tempi meno recenti, dai membri del gruppo razzista del Ku kux Clan. All’interno di questa ampia foresta, in prossimità di un lago artificiale, si eleva una colossale statua di una civetta, associata al culto di Moloch e c’è qualcuno che afferma che sull’altare posto ai piedi di questo idolo, vengono sacrificati e bruciati adulti e bambini.

Ku Klux Clan e “Bosco Boemo” in California, con la rappresentazione di un rito al dio Moloch.

Un’altra notizia della recente cronaca, anch’essa almeno strana se non proprio inquietante, vede la l’esposizione di una effige del dio Moloch proprio davanti al Colosseo di Roma, che fu sede di sacrifici sanguinari nelle lotte tra schiavi gladiatori e di sistematiche uccisioni di cristiani all’epoca delle persecuzioni. L’esposizione della statua al pubblico funge da richiamo pubblicitario per una mostra dedicata alla cultura cartaginese, ma non ha mancato di provocare reazioni nel mondo cattolico. Va detto che tale opera, ripropone il dio Moloch della versione cinematografica del film Cabiria, realizzato nel 1914 negli studi cinematografici di Torino (anteriori ai più noti studios romani) e che fu il primo kolossal italiano della storia del cinema. Forse è proprio per questo che a Torino si trova il più importante museo del cinema italiano, ma la scelta di esibire permanentemente il dio moloch nel museo, svela un’altra strana coincidenza, quando scopriamo che l’edificio del museo, la notissima mole antonelliana, fu inizialmente costruita per ospitare una sinagoga della comunità ebraica della città.

Il dio Moloch e la sinagoga ci riconducono qui alla nuova discussa accusa rivolta al mondo ebraico, ripetutamente accusato nel corso della storia, di praticare sacrifici umani e, specialmente, di bambini cristiani, riportata da una nutrita letteratura storica.

Il sacrificio di San Simonino a Trento, oggi fortemente contestato dalla comunità ebraica.
Il Moloch incatenato del Museo del Cinema di Torino, parte della scenografia impiegata per il colossal d’epoca “Cabiria”, girato negli studi della città.

Negli ultimi tempi il tema del sacrificio rituale di bambini è tornato alla ribalta con lo scandalo statunitense del Pizzagate e la rete pedofila di Epstein, scandalo che si è abbattuto violentemente anche sul mondo di Hollywood e la sua industria cinematografica. In questo caso, si è fatta largo l’ipotesi che il sacrificio di bambini serva per produrre un’abominevole droga consumata dall’elite criminale. Questa droga è l’adrenocromo, cioè il sangue adrenalinizzato che viene estratto e consumato dalla vittima violentemente terrorizzata prima dell’uccisione. Forse questa aberrante sostanza è la medesima che gli antichi chiamavano “oro liquido”, per la particolare traslucenza che il sangue acquisisce ossidandosi all’aria?

Questo fatto forse ci può spiegare perché il mostruoso Moloch venga rappresentato incatenato. La sua presenza ha forse l’unico scopo di scatenare il terrore e il flusso di adrenalina nelle vittime, ma la sua furia è controllata dalla sua prigionia ed il sacrificio verrà da esso consumato solo al compimento del rituale.

Siamo liberi di interpretare la figura del dio Moloch alla stregua di una metafora che svela i nostri impulsi abbietti e feroci che dimorano in ciascuno di noi, oppure possiamo immaginare che forse questo terribile essere sia esistito davvero, oltre i confini della fantasia. Chissà se qualche oscuro antro roccioso, riverbera del muggito rabbioso del mostro imprigionato, e se quest’essere più che un Dio terribile, non sia invece il servo di ancor più terribili stregoni.

Guarda il video L’abominevole dio Moloch sul canale youtube de Il Tetano della Quinta Razza .