SULMONA. Un piano lucido nella sua tragicità, gesti compiuti con freddezza e probabilmente lunga premeditazione e disperazione dall'ex generale dell'arma passato alla Total, Guido Conti, che il 17 novembre scorso si è sparato un colpo alla tempia. Ma prima di farlo ha pensato prima alla sua famiglia, agli amici più cari e a mettere al riparo chissà da cosa alcune informazioni private custodite nel computer e nel cellulare. «Quello che faccio lo faccio per voi», aveva detto alle sue «bambine» un paio di giorni prima ad una delle sue figlie anche se non è ben chiaro a cosa si riferisse nello specifico.
La Procura di Sulmona ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio ed ogni giorno che passa è sempre più evidente che Conti avesse pianificato nei dettagli quali messaggi inviare, a chi 'affidare' la cura delle figlie, chi ringraziare, quali messaggi far sparire.
Secondo il procuratore Giuseppe Bellelli che ha avuto le idee chiare fin da subito la vicenda non ha ombre anche se si sta continuando ad indagare e cercare di interpretare i molti segnali lasciati apparentemente incongruenti che però lasciano intravedere una storia che non è ancora emersa.
Tra questi ci sarebbe anche un prelievo bancomat la stessa mattina della scomparsa.
Secondo gli ultimi dettagli riportati da il quotidiano Il Tempo, Conti il giorno del suicidio avrebbe inviato anche un messaggio ad un caro amico, un tempo suo superiore.
Alle 11, avrebbe scritto via sms «abbi cura delle mie figlie».
A quell'ora la famiglia, stando alle prime ricostruzioni, non si era ancora allarmata per la sparizione dell'uomo, diventata concreta solo all'ora di pranzo, quando l'ex Forestale non è rientrato a casa per il pranzo, così come aveva annunciato alla moglie Anna.
Non risulta che l'allarme sia partito da chi ha ricevuto quel messaggio piuttosto esplicito e foriero di una tragedia. Non si sa ancora se l'sms non è stato visto o letto in ritardo. S
Ma c'è anche un'altra mossa che Conti ha compiuto in quella tragica giornata: avrebbe acquistato tre scatole di confetti spedendole poi, senza specificare il mittente, a tre ex generali dei carabinieri forestali. Un ultimo pensiero per gli amici? Un attestato di stima?
Forse i regali sono stati pagati con i soldi prelevati poco prima dal bancomat?
Sta di fatto che sembra che Conti prima di uccidersi non abbia proprio voluto tralasciare nulla: le lettere d'addio alla famiglia, quell'ultimo bacio alla figlia con il messaggio d'addio «sii forte, tutto quello che fa papà lo fa per il vostro bene».
E poi il cellulare sparito che nemmeno gli inquirenti sono riusciti a ritrovare, i file del computer fatti sovrascrivere da un negozio di Sulmona per cancellare chissà cosa, i soldi prelevati al bancomat prima di uccidersi e la carta risucchiata dalla macchinetta perché non ha voluto o non è riuscito a riprendersela.
Resta ancora il mistero della terza lettera che la Procura ha provato ad intercettare prima che arrivasse a destinazione e il motivo che abbia spinto l'ex generale a farla finita.
Ad un amico aveva confidato qualche giorno prima che la sua nuova vita alla Total sarebbe durata «un paio d'anni, non di più», poi avrebbe lasciato l'incarico. In realtà se n'è andato dopo nemmeno 15 giorni e anche su questo c'è poca chiarezza. Il telefonista anonimo che ha lasciato il messaggio a PrimaDaNoi.it parla di contrasti con l'amministratore delegato mentre la multinazionale ha detto agli inquirenti che nulla di anomalo era accaduto.
Nulla, se si esclude il suicidio.
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