L’ultimo annuncio di Donald Trump su Twitter lascia presagire che presto saranno sganciate delle bombe devastanti sul caso spygate.
Il presidente americano ha parlato di imminenti rivelazioni sulla vicenda di spionaggio internazionale che lo ha visto vittima di un elaborato complotto per sabotare la sua campagna elettorale da candidato repubblicano prima, e successivamente il suo mandato da presidente degli Stati Uniti.
Trump non poteva essere più esplicito. Il tentativo di colpo di Stato ai suoi danni è partito direttamente dalla Casa Bianca, orchestrato sin dal primo momento da Barack Obama, all’epoca presidente, e dal suo vice, quel Joe Biden attuale candidato dem alle prossime presidenziali e già coinvolto in un altro scandalo in Ucraina per via delle sue indebite pressioni sulla magistratura locale dirette a salvare suo figlio Hunter Biden dall’inchiesta sugli enormi e anomali compensi ricevuti dallo stesso Hunter quando lavorava per Burisma, una società ucraina attiva nel settore petrolifero.
Quello che potrebbe arrivare il prossimo autunno potrebbe avere una rilevanza così devastante da pregiudicare definitivamente le già precarie chance di Joe Biden di spodestare Trump dalla Casa Bianca.
Allo stesso tempo, spygate vuol dire necessariamente Italia. E’ questo Paese infatti che ha avuto un ruolo determinate, come già spiegato in altre occasioni, nel tentativo di incastrate illegalmente Trump.
E’ a Roma che tutto iniziò, quando l’allora consigliere della campagna di Trump, George Papadopoulos, si recò nella capitale nel marzo del 2016 per incontrare il professor Joseph Mifsud, misteriosa e criptica figura già docente della Link Campus University, presieduta da Vincenzo Scotti, noto ai tempi della Prima Repubblica per essere stato ministro dell’Interno ai tempi dell’attentato a Falcone.
Mifsud all’epoca non fece altro che tendere una trappola per topi all’ingenuo Papadopoulos. Gli promise del materiale compromettente sulla sfidante di Trump, la democratica Hillary Clinton, che Misfud disse di poter ricevere direttamente dal Cremlino.
Il consigliere di Trump abboccò all’esca e nei mesi successivi confidò il tutto ad un diplomatico australiano, Alexander Downer, noto per essere molto vicino alla famiglia Clinton, che a sua volta passò l’informazione all’intelligence americana.
La macchina pertanto si mise in moto e l’FBI diretta allora da James Comey ottenne il pretesto formale che attendeva per avviare la sorveglianza illegale ai danni di Trump.
L’Italia è rimasta profondamente coinvolta in questa vicenda, perchè nel mese di settembre dello stesso anno parte un’inchiesta della procura di Roma su Giulio Occhionero, ingegnere nucleare e analista finanziario, indagato dai magistrati romani per hackeraggio informatico.
L’ingegnere italiano si ritrova suo malgrado al centro di questo complotto che vuole servirsi apparentemente di lui per colpire ancora una volta Donald Trump.
Sostanzialmente, l’ipotesi dell’ingegnere è che i servizi segreti italiani abbiano cercato di accedere ai server della sua società negli USA, la Westlands Security, nel tentativo poi di piazzarci le email della Clinton e avallare così il teorema di un collegamento tra questi server e lo stesso Trump.
L’ipotesi di Occhionero non sembra essere affatto remota, dal momento che l’inchiesta condotta dal procuratore di Roma, Eugenio Albamonte, è finita nel 2019 sotto la lente investigativa di altri magistrati della procura di Perugia.
Nel processo, ancora in corso, il procuratore Albamonte è accusato di omissione di atti di ufficio e falso ideologico.
Quello che appare certo è che questo tentativo di hackeraggio ai danni di Occhionero non poteva avvenire senza l’indispensabile ruolo delle agenzie di intelligence italiane.
All’epoca i servizi segreti italiani erano sotto la diretta responsabilità di Renzi prima e Gentiloni poi, primi ministri nel periodo 2016-2017.
Se l’apparato di intelligence italiano è stato usato per uno spionaggio illegale contro Trump, questa circostanza vedrebbe direttamente coinvolti i due ex premier, in quanto capi dei servizi in quel lasso temporale.
John Durham, il magistrato che negli USA sta conducendo l’inchiesta sotto la diretta supervisione del ministro della Giustizia Barr, è, non a caso, sul ruolo dell’Italia che sta indagando.
Lo spygate pertanto, dopo tanta attesa, sembra essere ad un passo dalla sua conclusione e l’ipotesi che scattino dei mandati di cattura internazionali nei confronti di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni si sta facendo sempre più concreta.
Da un lato, quindi ci sarebbe la diretta responsabilità di Barack Obama, quale mente di questo golpe ai danni di Trump, dall’altro, ci sarebbe stato il determinante appoggio dei due ex primi ministri italiani.
E’ importante ricordare che durante la campagna elettorale di Trump, Renzi si recò negli Stati Uniti in visita ad Obama.
Lo stesso governo Renzi e larga parte del partito democratico italiano all’epoca si schierarono apertamente e pubblicamente a favore della Clinton, violando così il principio di non ingerenza in elezioni straniere.
Mentre pertanto i media italiani e internazionali hanno millantato una inesistente ingerenza russa nelle presidenziali americane, avveniva una vera e reale ingerenza da parte dell’esecutivo italiano di allora nel processo elettorale degli USA ai danni di Trump.
Se questa illecita interferenza nelle elezioni si è avvalsa della collaborazione dei servizi italiani per accusare Trump di reati mai commessi, i due ex premier rischiano davvero grosso.
Lo spygate può far crollare il sistema italiano: la tangentopoli firmata Trump
Un ipotetico rinvio a giudizio dei due comunque non sarà qualcosa probabilmente di circoscritto e limitato.
Se la bomba dello spygate esplode è arduo pensare che l’onda d’urto dello scandalo non travolga l’establishment del partito democratico attorno al quale questi due personaggi ruotano.
Potrebbe mettersi in moto un meccanismo del tutto simile a quanto già visto nel lontano 1992, seppur con motivazioni e, soprattutto mandanti, completamente diversi.
La prima tangentopoli infatti era una diretta emanazione del deep state di Washington e aveva il preciso scopo di spazzare via l’intera classe dirigente dell’epoca per poter lasciare campo libero all’ex PCI, il partito dell’establishment designato ad applicare l’agenda mondialista in Italia.
Se si dà uno sguardo alle carriere e alle dichiarazioni che hanno fatto gli allora esponenti del pool di Mani Pulite, si ha una ulteriore conferma della loro evidente appartenenza al campo della sinistra globalista e immigrazionista.
Ilda Boccassini, la pasionaria del pool, rivendicò apertamente, in un’intervista al Corriere del 1998, il ruolo politico della magistratura che aveva avuto il “merito” di traghettare l’Italia nell’euro e di spogliare quindi il Paese della sua sovranità monetaria.
Gherardo Colombo ha annunciato che si dedicherà alla raccolta di immigrati clandestini in mezzo al mare, proposito per il quale ha già dato vita ad una campagna per racimolare fondi.
Antonio Di Pietro, che per anni ha militato nelle file dell’Ulivo eurista, ha rilasciato recentemente dichiarazioni dove in pratica ha ammesso che la procura di Milano agì chirurgicamente per risparmiare il PDS dalle inchieste giudiziarie.
L’ispirazione politica dell’operazione Tangentopoli orchestrata da ambienti sovranazionali contigui alla finanza anglosassone e a Bruxelles pertanto è chiara. Questa volta invece ci si trova di fronte ad un fenomeno nuovo e di natura opposta.
Non una operazione giudiziaria pensata e voluta per permettere un avanzamento nei piani del deep state e dell’establishment globalista, ma piuttosto una sorta di controrivoluzione per liberare l’Italia proprio da quel deep state che ha consegnato completamente il Paese nelle mani delle élite internazionali.
La presidenza Trump ha infatti cambiato il ruolo degli Stati Uniti nella partita in corso. Da motore principale del mondialismo, a Paese che più di tutti sta resistendo per arrestare l’agenda della massoneria internazionale.
L’America che per decenni è stata l’agente principale del nuovo ordine mondiale si ritrova ora incredibilmente dall’altra parte della barricata.
La presidenza Trump è stato il vero elemento di novità che ha portato Washington ad essere nemica e ingombrante ostacolo sulla strada che porta all’instaurazione della dittatura globale.
Lo spygate dunque in questo gioco assume una valenza importantissima, volutamente trascurata dai media italiani terrorizzati dalle conseguenze di una sua eventuale deflagrazione.
Se questo scandalo esplode e investe con tutta la sua carica esplosiva direttamente Renzi e Gentiloni, lo tsunami da Washington travolgerà probabilmente l’intera classe dirigente del Paese e si assisterà ad un probabile reset completo del sistema persino più devastante e radicale di quello del 1992.
Lo spygate rappresenta perciò una delle armi più potenti che Trump ha a disposizione per spazzare via il sistema politico italiano, tra troppi anni ormai legato inestricabilmente all’esecuzione dei piani del mondialismo.
Per mettere fine al nuovo ordine mondiale bisogna mettere fine all’UE
L’Italia infatti è stata scelta dalle élite come laboratorio “privilegiato” per testare e valutare le reazioni della popolazione di fronte alla nuova dittatura tecnotronica che sta prendendo forma.
Per questo è indispensabile rompere quanto prima il cordone ombelicale che lega l’Italia al nuovo ordine mondiale.
Trump sa perfettamente che questo scontro non può essere vinto se prima Roma non viene strappata dalle spire mortali della dittatura globale.
Le ragioni sono due principalmente.
La prima è quella che l’Italia è il Paese che ospita la Chiesa cattolica ed è la culla mondiale del cristianesimo.
La seconda è che l’Italia si trova nell’Unione europea, dominata dall’asse franco-tedesco designato dalle élite europee a guidare questa organizzazione.
L’UE in tutto questo ha un ruolo semplicemente fondamentale.
Non si può pensare di arrestare il nuovo ordine mondiale se prima non si smantella l’organizzazione che più di tutte, assieme alla Cina comunista, incarna lo spirito antinazionale e massonico.
L’UE è una cattedrale fondamentale del mondialismo.
Bruxelles, la sua capitale, ospita sia la NATO, braccio armato del deep state, e il braccio esecutivo dell’Unione, la Commissione.
L’UE è impregnata dell’anima della massoneria fin da quando è stata concepita l’idea stessa della sua creazione, in particolar modo dal Conte Kalergi che già negli anni’20 del secolo scorso avocava di fatto la scomparsa delle nazioni europee e la pulizia etnica dei popoli europei da sostituire con un incrocio eugenetico tra asiatici e africani.
Lo spirito del globalismo trasuda dai palazzi di Bruxelles, dove il fine ultimo non è altro che quello di sradicare ogni residua traccia dell’Europa cristiana e occidentale, per lasciare il posto ad una falsa Europa artificiale che nulla ha a che vedere con le tradizioni della vera Europa.
Il nuovo ordine mondiale potrà sorgere definitivamente solo pertanto quando la falsa Europa degli Stati Uniti d’Europa profetizzati da Kalergi vedrà la luce.
Senza l’Italia, questo piano è destinato a fallire e l’unico modo per colpire al cuore il mondialismo in questo momento è liberare Roma.
Trump pertanto può premere il bottone che può far saltare la politica italiana ormai irrimediabilmente prostrata ai piedi delle élite che vogliono distruggerla e assestare il colpo fatale a Bruxelles.
Se si porta via l’Italia dalla prigione dell’UE franco-tedesca, si mette inevitabilmente fine a questa organizzazione.
La chiave di tutto sta nella riconquista della sovranità monetaria e nell’abbandono definitivo dell’euro, la moneta costruita a immagine e somiglianza della Germania.
Ma questo scopo non sarà raggiungibile fino a quando non si libera il Paese dall’opprimente presenza della sua classe dirigente completamente rimessa nelle mani dell’eurismo e delle tecnocrazie globaliste.
Prima è indispensabile assestare il colpo definitivo e lo spygate in questo momento sembra essere il detonatore migliore per far saltare il sistema.
Autunno 2020: si decide il destino dell’umanità
In autunno, l’Italia e il mondo subiranno un altro attacco da parte del mondialismo, probabilmente definitivo con l’accelerazione dell’operazione terroristica del coronavirus.
Si decideranno gli equilibri mondiali da qui ai prossimi decenni. Il nuovo ordine mondiale sta per lanciare il suo assalto finale all’Italia e al mondo intero.
L’umanità si trova di fronte ad una battaglia epocale che deciderà il destino di tutti per i prossimi anni a venire.
Se vincerà il mondialismo, l’uomo per come lo si conosceva sparirà definitivamente. Non più essere pensante dotato di libero arbitrio, ma uomo/macchina sottoposto all’esecuzione di vaccini e impianti microchip sottocutanei, senza i quali non avrà più facoltà di fare nulla.
Se vince la resistenza contro il mondialismo, ci sarà spazio per ricominciare a vivere in una società realmente umana, non più fondata sull’odio per il prossimo e sull’odio contro le nazioni.
Una società che dovrà inevitabilmente rimettere al centro il culto di Dio e non dell’uomo se non vuole consegnarsi alla sua distruzione come sta facendo quella attuale.
Ora tocca all’America. Il destino, o forse la Provvidenza, ha voluto che il Paese da sempre braccio armato del deep state si trovasse ad essere il Paese che deve impedire che il mondo cada nel baratro del nuovo ordine mondiale.
Monsignor Viganò nella sua lettera a Trump ha mandato chiaramente questo messaggio: ora tocca a lei, presidente.
Se Trump vuole vincere questa battaglia, dovrà avere Dio dalla sua parte e soprattutto dovrà impedire che l’Italia venga divorata definitivamente dal mondialismo.
E’ per questo che le élite lo vogliono a tutti i costi fuori dalla Casa Bianca e lo stesso presidente americano lo ha lasciato chiaramente intendere in un suo recente intervento, nel quale ha detto che i suoi nemici sono potenti e molto ricchi e che per un po’ potrebbe non farsi vedere pubblicamente.
Il presidente degli Stati Uniti ha voluto avvertire che la sua vita è in pericolo e che deve proteggersi prima delle elezioni di novembre?
Il deep state non è certo nuovo a risolvere i suoi “problemi” in questo modo, e a questo proposito basti pensare all’omicidio del presidente Kennedy.
I prossimi mesi decideranno cosa ne sarà dell’umanità. Per ora, solo un fatto appare certo. Se la culla del cristianesimo mondiale viene liberata, il nuovo ordine mondiale non potrà sorgere.
Adesso, come non mai, è il momento di pregare per Trump e per l’Italia.
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