Sono certamente storie distinte, quella della Banca del Fucino e del Consorzio acquedottistico marsicano. Eppure dalle due vicende di malagestio emergono nomi, società e alcuni curiosi link che portano a Igea Banca e infine a Banca Nuova, con la Sicilia che fa da intrigante sfondo. Collegamenti probabilmente casuali ma che, giornalisticamente, vale comunque la pena rilevare.
Corsa in tandem tra banche e Cam
I link tra la vicenda del Cam (che da mesi corre pericolosamente sul bordo del burrone del fallimento) e quella della Banca del Fucino (il cui controllo è passato di recente dalle mani della famiglia Torlonia in quelle di Igea Banca) sono due nomi: il prof. Alberto Dello Strologo e la società Kpmg.
Al Cam i due lavorano in tandem al Concordato preventivo, fresco di approvazione del Tribunale di Avezzano. Il primo come Professionista attestatore, il secondo con gli incarichi di Advisor finanziario e di Supporto contabile attività attestatore. Due ruoli di rilievo e dalle parcelle pesanti: totalizzano finora 331mila euro il prof. Dello Strologo, 190mila euro la Kpmg Advisor spa (una controllata della Kpmg spa, appartenente al network Kpmg).
Lo stesso tandem al lavoro nel Cam lo ritroviamo anche dentro Igea Banca spa, l’istituto di credito che con un audace colpo di mano ha di recente acquisito il controllo della Banca del Fucino.
Il professor Alberto Dello Strologo è seduto tra i membri del Consiglio di amministrazione di Igea Banca con il ruolo di Amministratore indipendente non esecutivo.
La Kpmg, invece, per questa banca svolge la revisione legale dei bilanci e, soprattutto, ha curato anche la due diligence nell’acquisizione di Banca del Fucino, cioè tutte le investigazioni e gli approfondimenti necessari per valutare la convenienza dell’operazione. Non solo. Tra gli Enti pubblici oggetto di revisione legale da parte di Kpmg, figura anche Banca Nuova spa: questo ulteriore link, però, lo approfondiremo più avanti, in fondo all’articolo.
L’Affaire Banca del Fucino
La vera storia della perdita dei Torlonia del controllo della banca di famiglia, probabilmente, è ancora tutta da scrivere. Certo è che questa Resistibile scalata a una prestigiosa banca capitolina, radicata nella curia e nei salotti dell’aristocrazia romana e con agganci storici con lo Ior e la finanza vaticana è, oggettivamente, molto strana. Meriterebbe, da sola, un approfondimento più serio.
La questione, comunque, tiene banco sulla stampa specializzata e tra gli addetti ai lavori da quasi due anni: la vulgata generale vuole, però, che questo è solo il risultato di una volgare lite di famiglia per l’eredità, con tanto di denunce e sequestri cautelari per decine di milioni di euro. Sarà.
Pesce piccolo mangia pesce grande
Sul passaggio di mano della banca dei Torlonia, un approfondimento lo meriterebbe anche l’autore del colpaccio: Igea Banca. Infatti questo sarebbe il primo caso in cui un istituto di credito siciliano fa shopping di banche fuori dall’isola.
Ma a rendere questa operazione più unica che rara è anche un altro motivo: ci troviamo di fronte, almeno in apparenza, a un pesce piccolo che mangia il pesce grosso. Infatti Igea Banca (4 sportelli, appena 4 anni di vita e 81 dipendenti), assorbe per fusione inversa Banca del Fucino (30 sportelli, quasi cento anni di storia sulle spalle e 331 dipendenti). E Igea erediterà, dalla Banca del Fucino, anche una ramificata rete di solide e preziose relazioni. E il marchio.
Due banche, stessi dirigenti
Ma al di là delle facili dietrologie, oggi sulla carta la situazione è questa. In Banca del Fucino il Presidente del Cda è Mauro Masi, il Vice Presidente Francesco Maiolini. Invece a Igea Banca troviamo quest’altro schema: il Presidente del Cda è Mauro Masi e il Direttore generale Francesco Maiolini. Trovate voi le differenze.
Nascita e miracoli di Igea Banca
La sede legale è a Roma ma le radici sono in Sicilia. Igea Banca nasce nel novembre 2015, dopo il via libera di Banca d’Italia alla fusione di Igea finanziaria con la Banca popolare dell’Etna, società cooperativa catanese in amministrazione straordinaria dall’aprile 2014 e con la dirigenza coinvolta in una serie di indagini giudiziarie.
Le cronache giornalistiche siciliane dei primi mesi del 2016 salutano la nascita del nuovo istituto di credito elencando i nomi e i curriculum di soci e membri del Cda. Si tratta di noti imprenditori catanesi, docenti universitari e primari palermitani, commercialisti messinesi e famiglie ragusane note per gli investimenti nel settore petrolifero. E la stampa isolana segnala anche che: “L’Istituto è guidato da un drappello di ex dirigenti di Banca nuova, da Gaspare Cacciatore a Giacomo Vitale, da Michelangelo Minnella a Nicola Colabella”. E soprattutto, indicandolo come il Patron della neonata banca, fanno notare che alla guida c’è il rampante Direttore generale Francesco Maiolini: “l’ex manager e fondatore di Banca Nuova, tornato nella scena bancaria dell’Isola dopo il divorzio con la Popolare di Vicenza e il suo fondatore Zonin”.
Banca Nuova e le “Barbe finte”
Il link principale tra Banca del Fucino, Igea banca e Banca nuova è il manager Francesco Maiolini che, in tutti e tre gli istituti bancari, lo ritroviamo sempre in posizioni di vertice.
Banca Nuova Spa nasce a Palermo come controllata della Banca popolare di Vicenza di Zonin. Nel 2018, a seguito del crac finanziario, insieme alla sua capogruppo è stata fusa per incorporazione in Intesa Sanpaolo.
E’ finita al centro di due clamorose inchieste di Report curate da Paolo Mondani: “L’apostolo dell’antimafia” del 12 novembre 2018 e “Codice Montante” del 24 aprile 2019.
Di seguito riportiamo una sintesi video dell’inchiesta di Mondani su Report, in cui un ex funzionario di Banca Nuova racconta la genesi della banca siciliana e i rapporti con il sistema Montante e i servizi segreti. Da vedere.