Oggi (13 giugno) la giustizia muore. Si spegne Luciana Riccardi, la madre di Ilaria Alpi, uccisa 24 anni fa a Mogadiscio.
Uccisa, insieme al collega giornalista Miran Hrovatin, dallo Stato. Ormai lo sappiamo, e lo ha confermato la sentenza pronunciata da un giudice che non si trova a Berlino, ma a Perugia.
Nonostante questo la procura di Roma qualche giorno fa, l’8 giugno, ha chiesto per l’ennesima volta l’archiviazione del caso.
Per questo Luciana Riccardi muore. Il suo cuore si è arreso dopo 24 anni di lotte e tribolazioni quotidiane. Impegnata a combattere contro i muri di gomma innalzati dalle Istituzioni massime.
Ha ricevuto inutili promesse di “far luce” dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Ha ricevuto l’insulto delle parole pronunciate dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, “signora, mi dica lei, chi vuole che le interroghi?”.
E invece Pignatone giorni fa le ha sbattuto ancora una volta la porta in faccia, firmando la richiesta di archiviazione tombale con la pm Elisabetta Ceniccola.
Per questo muore, dopo sua figlia Ilaria, la madre Luciana. Muore uccisa dalla giustizia che non c’è, sparita dalla circolazione. Anzi, in prima fila per depistare, coprire assassini e mandanti, oltraggiare i morti, ucciderli per una seconda e caso mai una terza volta.
Per sbattere in galera innocenti e fottersene: perchè la Kasta possa crescere come un’orrenda metastasi sul corpo martoriato dell’Italia.
Ilaria e Luciana vivono dentro di noi. E per quanto potranno consentire le nostre forze lotteremo fino in fondo per loro. E per la Giustizia in cui credevano.