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Magliano de' Marsi, comune della Marsica in provincia di L'Aquila (Unofficial Website)
domenica 10 novembre 2019
The Magliano Weekly is out! Edition of 10 November 2019
sabato 9 novembre 2019
"Riserva Monte Velino: in arrivo decalogo per la tutela" più 3 altro/i articolo/i
venerdì 8 novembre 2019
"Quale futuro per la riserva statale Monte Velino? Istituzioni e cittadini convocati a Magliano" più 6 altro/i articolo/i
Magliano de' Marsi
Aggiornamento ⋅ 8 novembre 2019
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NOTIZIE | ||||
Quale futuro per la riserva statale Monte Velino? Istituzioni e cittadini convocati a Magliano
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Terremoto all'Aquila, il momento della scossa ripreso dalle telecamere sull'autostrada
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L'artista marsicana Murzilli dipinge in arte moderna la Madonna dell'Oriente del Santuario
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APERTURA E CHIUSURA DELLE SCUOLE DOPO IL TERREMOTO DI QUESTA SERA
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Terremoto, la scossa ripresa dalle telecamere dell'A25
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Terremoto Balsorano, ecco le immagini della scossa riprese dalle telecamere sull'A25 (video)
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VIDEO – Il momento della scossa in Abruzzo ripreso dalle telecamere dell'autostrada
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Il Corriere di Magliano is out! Edition of 08 novembre 2019
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mercoledì 6 novembre 2019
AVVISO PUBBLICO - BANDO PER RICONOSCIMENTO E VALORIZZAZIONE DEL LAVORO DI CURA DEL FAMILIARE-CAREGIVER CHE ASSISTE MINORI AFFETTI DA UNA MALATTIA RARA DI CUI ALL'ALLEGATO 7 AL DECRETO DEL PRESIDENTE
Posted: 04 Nov 2019 03:00 PM PST
AVVISO PUBBLICO - BANDO PER RICONOSCIMENTO E VALORIZZAZIONE DEL LAVORO DI CURA DEL FAMILIARE-CAREGIVER CHE ASSISTE MINORI AFFETTI DA UNA MALATTIA RARA DI CUI ALL’ALLEGATO 7 AL DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12 GENNAIO 2017 E IN CONDIZIONI DI DISABILITÀ GRAVISSIMA – Scadenza domande il 19.11.2019
Allegati |
martedì 5 novembre 2019
MAESTRO DI INCHIESTE / SANDRO PROVVISIONATO, LA SUA LEZIONE CONTINUA
Due anni fa ci lasciava un grande giornalista, un grande uomo e un nostro grande amico.
Sandro Provvisionato ha avuto un pregio unico: la enorme capacità professionale, il mondo unico di fare inchieste, e la gigantesca carica umana, che sapeva rompere ogni barriera.
Lo abbiamo conosciuto ad una festa dell’Unità a Bologna nel 2002, quando ancora quelle feste avevano un forte senso popolare. Il tema al centro del dibattito (oltre a Sandro c’era Jacopo Fo e noi della Voce) era l’informazione negata, le notizie censurate ed invece il mare di fake news che già allora imperversava (e di fake ne se è cominciato a parlare – a sproposito – solo qualche anno fa).
Fu un incontro magico. Lui, la figura mitica del reporter, che avevamo sempre ammirato ed alla cui esperienze si era ispirato da sempre il giornalismo d’inchiesta della Voce, al nostro fianco.
E Misteri d’Italia, il sito promosso da Sandro, per noi uno stimolo continuo a proseguire in quel giornalismo investigativo, per contribuire ad alzare i veli su quei buchi neri – tanti, troppi, senza fine – che hanno popolato le storie di casa nostra.
Ne parlammo poi sempre, con Sandro, nelle appassionanti telefonate tra noi. E Sandro per molti anni ha scritto una imperdibile rubrica sulle colonne cartacee (“Misteri d’Italia”, naturalmente) della Voce, pagine uniche, tasselli di verità, un cammino continuo per far luce, dalla strage di via D’Amelio (memorabili le sue puntate, in particolare sul taroccamento di Scarantino, molti anni prima che venisse alla luce) al Moby Prince, dalle bombe di Bologna a quelle di piazza Fontana.
Un continuo faro per la conoscenza di verità scomode, di depistaggi istituzionali (solo adesso se ne parla in via ufficiale), per una consapevolezza (e una partecipazione sempre maggiore) dei cittadini in una società oppressa dai poteri forti e sempre più privata di una informazione libera, autentica, non omologata e cloroformizzata.
Ne sentiamo di continuo la mancanza, non solo sotto il profilo personale, dell’amicizia e della stima profonde, ma proprio per il suo contributo basilare alla crescita dell’informazione libera, oggi più assediata che mai e per questo bisognosa di menti lucide e coraggiose come la sua.
Il nostro giornalismo d’inchiesta – che cerchiamo di portare avanti ogni giorno in mezzo a montagne di difficoltà economiche (in particolare quelle derivanti dagli attacchi per via “giudiziaria”, cause civili e richieste risarcitorie del tutto campate per aria), personali e di contesto ambientale (operiamo nella non facile Napoli) – è e rimarrà sempre improntato alla sua lezione, al suo esempio. Di coraggio, di intelligenza, di coerenza, e anche di prezzi pagati sul campo.
Sandro, sarai sempre con noi.
La compagna di una vita, Laura Lisci, che abbiamo conosciuto fin dal quel primo incontro a Bologna, ha organizzato un appuntamento a Francavilla a Mare, località a lui molto cara, per ricordare Sandro con letture, filmati e una serie di interventi da parte di amici, giornalisti, operatori dell’informazione.
Ecco la locandina che illustra il prezioso evento.
www.lavocedellevoci.it
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Lo sterminio del giornalismo d’inchiesta per via giudiziaria. Ciao Sandro!1 Novembre 2017In "Inchieste"
lunedì 4 novembre 2019
L’Italia perde la Fiat, venduta alla Francia. E nessuno fiata
L’Italia perde la sua maggiore azienda, per decenni sorretta dallo Stato: a mangiarsi la Fiat è la Francia di Macron, con il gruppo Psa (Peugeot-Citroen-Opel) di cui il governo francese possiede il 13%. Il Cda di quello che diventerà il quarto produttore automobilistico al mondo, con 50 miliardi di dollari di fatturato, sarà guidato dall’attuale numero uno di Peugeot, Carlos Tavares, lasciando a John Elkann la presidenza del nuovo soggetto industriale. Clamorosa l’assenza totale della politica italiana: gli uomini del Conte-bis si limitano al ruolo di semplici spettatori, e tace anche l’opposizione. Silenzio generale, di fronte alla perdita definitiva del gruppo Fiat, fatto a pezzi nel corso degli anni. Stabilimenti delocalizzati in Polonia, Serbia, Turchia, Brasile, Argentina, India e Cina. E domiciliazioni “emigrate” in Gran Bretagna (sede legale), in Lussemburgo (fiscale) e negli Usa (borsistica). E ora, addio anche alla proprietà italiana del marchio, nonostante l’oceano di soldi – agevolazioni sugli stabilimenti, cassa integrazione – versati dai contribuenti italiani per tenere in piedi l’industria torinese. «Al silenzio della politica seguirà quello di giornali e televisioni», avverte il saggista Gigi Moncalvo: «Nessuno oserà contestare l’accordo, visto che il gruppo Fiat spende enormi quantità di denaro, in termini pubblicitari, sui media italiani».
Autore di scomodi libri sul potere della maggiore dinastia industriale italiana (“Agnelli segreti”, “I lupi e gli agnelli”), intervenendo nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, Moncalvo sottolinea lo squallore della situazione italiana, di fronte allo “scippo” francese propiziato da «rabbini e grembiulini vicini a John Elkann». Moncalvo, che ha seguito da vicino anche l’ingloriosa saga dell’eredità di Gianni Agnelli, ha scoperto che il grosso del denaro di famiglia è tuttora custodito all’estero, in un caveau all’aeroporto di Ginevra, fuori dalla portata del fisco italiano. Sempre Moncalvo racconta che la Fiat, “scomunicata” dagli Usa nel 1945 per gli enormi benefici ottenuti dalle commesse belliche del regime fascista, fu improvvisamente riabilitata (e inserita nel Piano Marshall) grazie ai buoni uffici di Pamela Harriman, nuora di Churchill e buona amica dell’allora giovane Avvocato. A partire proprio dal dopoguerra, però – sostiene Moncalvo – il vero timone della Fiat passò nelle mani di Wall Street. Morto il problematico Edoardo Agnelli, che aveva annunciato la sua intenzione di avere voce in capitolo nel destino della Fiat, il gruppo torinese è stato affidato al ramo familiare Elkann.
Scomparso anche Gianni Agnelli, i suoi storici collaboratori – Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens – hanno fatto in modo, d’intesa con la vedova dell’Avvocato, che tutto il potere finisse nelle mani dell’allora giovanissimo John Elkann. Due anni dopo, la finanza Usa ha “spedito” a Torino il super-manager bancario Sergio Marchionne, che ha finto di rilanciare gli stabilimenti italiani per poi invece siglare l’accordo con Chrysler e trasferire il cuore del gruppo a Detroit, con il varo del marchio Fca. E oggi, appena un anno dopo la prematura morte di Marchionne, il gruppo formalmente rappresentato da John Elkann sembra voler “sbaraccare” quel che resta della Fiat in Italia, cedendo il controllo dell’ex impero al paese che più sta danneggiando l’Italia, sul piano industriale: la Francia. Secondo gli analisti, segnala il “Fatto Quotidiano”, la volontà francese di restare alla guida del nuovo gruppo sarebbe evidente anche dai numeri dell’operazione. Il gruppo Psa riconosce ai soci Fca un premio da 6,7 miliardi rispetto alle quotazioni di Borsa antecedenti l’inizio delle indiscrezioni sulle nozze. Senza contare che la cifra in questione sarebbe anche al netto del dividendo straordinario di Fca – 5,5 miliardi, di cui di cui 1,6 destinati ad Exor, la cassaforte degli Agnelli – e delle quote di Faurecia e Comau che verranno distribuite ai soci.
«Psa sta sostanzialmente comprando Fca», ha spiegato senza mezzi termini la società di consulenza Equita, secondo cui i francesi hanno pagato «un buon premio» agli Elkann e si sono assicurati la “maggioranza” per il controllo del nuovo gruppo. Come ha spiegato a “Bloomberg” Philippe Houchois, analista di “Jefferies”, «Psa sta pagando un premio del 32% per assumere il controllo di Fca». Sottraendo dal gruppo italo-americano i 5,5 miliardi del dividendo straordinario e il valore della quota di Comau (circa 250 milioni di euro), e da quello francese il valore della quota in Faurecia (2,7 miliardi), si arriva a una «capitalizzazione di mercato teorica» di 20 miliardi per Peugeot e di 13,25 miliardi per Fca. Sulla base di questi valori e «senza un premio», agli azionisti di Peugeot sarebbe spettato il 60,15% del nuovo gruppo e a quelli di Fca il 39,85%, anziché il 50% a testa negoziato. Insomma, i conti della “fusione alla pari” non tornano, scrive Fiorina Capozzi sul “Fatto”. Del resto, aggiunge, «a Torino era noto da tempo che gli Elkann avessero intenzione di ridimensionare il peso dell’auto nel patrimonio di famiglia».
Non è un mistero neppure che Fca fosse alla ricerca di un partner strategico, come testimonia il tentato “blitz” su Renault, sventato nei mesi scorsi dall’intervento di Macron. Lo Stato francese, socio di Renault, è anche azionista di Psa: segno che «in questo caso, ha fatto bene i suoi conti», chiosa Capozzi. Da parte sua, Moncalvo si domanda che fine faranno, ora, gli operai degli stabilimenti di Cassino, Melfi e Pomigliano d’Arco. Negli ultimi anni la Fiat ha chiuso Termini Imerese e Rivalta, senza contare l’Alfa Romeo di Arese. Nella storica fabbrica torinese di Mirafiori ormai si produce solo il Suv della Maserati, mentre a Cassino si assemblano le Alfa (Giulia, Giulietta e Stelvio), a Melfi la 500 X e la Jeep Renegade, a Pomigliano la Panda. La Cinquecento è prodotta in Polonia, le grandi Jeep in Brasile e in India, la Tipo in Turchia. Il gruppo oggi avrebbe 130.000 dipendenti, in 119 stabilimenti distribuiti nel mondo. Drammatico, negli ultimi anni, il crollo dei livelli occupazionali italiani. Negli anni Sessanta, Mirafiori dava lavoro a 65.000 operai. Oggi, le poche migliaia di addetti rimasti si limitano all’unica linea attiva, quella della Maserati Levante. Residuo futuro per l’ex Fiat? La famiglia Elkann sembra volersene lavare le mani. D’ora in poi a dettare legge saranno i francesi. E addio al made in Italy nel settore auto, simbolo per mezzo secolo della capacità industriale italiana in Europa.
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