lunedì 1 ottobre 2018

“AGGIORNAMENTO ANNUALE ALBO PRESIDENTI DI SEGGIO” più 2 altro/i articolo/i


Brado: un rifugio di montagna apre le porte a Roma, tra selvaggina ...
Posted: 01 Oct 2018 03:04 AM PDT
Posted: 01 Oct 2018 12:37 AM PDT
I cittadini residenti, iscritti nelle liste elettorali del Comune, possono richiedere l'inserimento nell'Albo degli Scrutatori entro il mese di novembre c.a.. La domanda, una volta accettata, resta valida fino alla richiesta di cancellazione da parte dell'interessato che va presentata entro il 31/12. L'Albo viene aggiornato ogni anno, entro il 15 gennaio dalla Commissione Elettorale Comunale ed affisso all'Albo Pretorio comunale. A coloro che non sono stati inclusi nell'Albo, viene notificata, per iscritto, la decisione della Commissione Elettorale Comunale, con indicazione delle motivazioni. In occasione delle consultazioni elettorali gli scrutatori di seggio sono nominati dalla Commissione Elettorale Comunale che procede anche alla redazione di una graduatoria degli scrutatori supplenti. Le nomine dei titolari vengono notificate agli interessati nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il quindicesimo giorno precedente la data delle elezioni. L'eventuale impedimento deve essere comunicato entro 48 ore dalla notifica; in sostituzione, vengono chiamati secondo la graduatoria gli scrutatori supplenti la cui notifica deve avvenire non oltre il terzo giorno precedente la data delle elezioni. Chi è già iscritto all'Albo non deve presentare una nuova domanda.
Posted: 01 Oct 2018 12:37 AM PDT
I cittadini residenti, iscritti nelle liste elettorali del Comune, possono richiedere l'iscrizione nell'Albo dei Presidenti di Seggio entro il mese di ottobre c.a. La documentazione richiesta per l'iscrizione è quella riportata nell'allegato avviso. La domanda, una volta accettata, resta valida fino alla richiesta di cancellazione da parte dell'interessato. In occasione delle consultazioni elettorali i Presidenti di Seggio sono nominati dalla Corte di Appello di L'Aquila. Per coloro che sono già inseriti nell'Albo  non è necessario ripresentare la domanda per l'aggiornamento

A Valenza lo spettacolo della Tesla, l’auto che si guida da sola



VALENZA – Arrivata a Valenza nell’ambito dell’iniziativa “Valenza digitale” ha subito catturato l’attenzione di tutti proiettando studenti e cittadini in un futuro vicinissimo. Parliamo della Tesla Model X, l’auto elettrica a guida autonoma frutto del genio di Elon Musk, Ceo di Tesla Motors, di cui è presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato. L’auto ha dimostrato le sue capacità e sfoggiato anche capacità musicali, come si può vedere nel video.


A portare il veicolo nella città dell’oro Giancarlo Orsini, Training & Learning Manager di Banca Mediolanum, che descrive così il gioiello a 4 ruote: “È uno dei primi veicoli totalmente elettrico e di larghissima diffusione nel mondo”. Il merito di Elon Musk è stato quello di sdoganare finalmente l’auto elettrica, ha aggiunto Orsini, perché “il mondo sta andando in questa direzione e oltre a percorrere la strada dell’ecosostenibilità sta investendo sulla sicurezza. Queste macchine sono strumenti digitali sempre connessi e sfruttano l’intelligenza collettiva migliorando continuamente. Ogni settimana ci sono aggiornamenti che rendono il veicolo sempre una sorta di ultimo modello. Con l’intelligenza artificiale si sfrutta l’esperienza di tutti gli utenti che hanno questa macchina condividendola con altri automobilisti. Per esempio impara a che velocità si può prendere una determinata curva condividendo questa informazione con quanti hanno lo stesso modello. La fase è ancora sperimentale ma nell’arco di 5 anni avremo auto sempre connesse e non avremo neanche veicoli di proprietà ma condivisi perché troveremo l’auto che ci serve per andare da un punto all’altro.”
Queste auto sono già dotate di guida autonoma in questo momento ma non è possibile utilizzare questo sistema perché ancora non consentito in Italia. Tuttavia i veicoli sono già dotati di 8 telecamere e 16 radar in fase di autoapprendimento e quando possibile il mezzo potrà portare i passeggeri in totale autonomia.
Questo nuovo modo di guidare rappresenta già il presente, ha aggiunto Giancarlo Orsini, visto che “la mobilità elettrica. Negli ultimi 5 anni in Cina sono nate 26 case automobilistiche, tutte elettriche e la più piccola fa una quantità di veicoli simile ai numeri di Alfa Romeo. in tutti i paesi si sta andando in questa direzione“.
In Italia “le reazioni sono positive anche se siamo tra gli ultimi ad adottare le cose ma poi spesso i più veloci come capacità di penetrazione. Il problema è solo di infrastrutture ma si sta lavorando molto in questi ultimi mesi.”

domenica 30 settembre 2018

The Magliano Weekly is out! Edition of 30 September 2018


Domenica 30 Settembre
The Magliano Weekly
Il Settimanale di Magliano de' Marsi
Published by
malleani
30 September 2018
Leisure World Sports Politics Science
Today's headline
Sei marsicani conquistano la vetta del Monte Bianco a 4810 metri di quota
thumbnail marsicanews­.com - Avezzano – Asd Hochey Avezzano in continuo fermento in vista dei festeggiamenti per il 50° anniversario della sua nascita. Già dalla settimana scorsa la Società guidata dal Presidente Roberto Serone …
5 contributors - featured today:
Read paper →

sabato 29 settembre 2018

Tesla prepara l’arrivo della Model 3 in Europa



La Tesla Model 3 domina il mercato delle auto elettriche in America e genera numeri così alti da impensierire anche i brand non elettrici. Anche se con un po' di ritardo sulla tabella di marcia a causa dei ben noti problemi di produzione, la "piccola" auto elettrica di Elon Musk si sta preparando per lo sbarco ufficiale in Europa. Tesla, infatti, ha iniziato a produrre i primi lotti di Model 3 con specifiche europee. In realtà, l'attuale modello americano non differisce troppo da quello che arriverà in Europa. La principale differenza, infatti, riguarda la porta per la ricarica.

Leggi il resto dell'articolo

venerdì 28 settembre 2018

Sei marsicani conquistano la vetta del Monte Bianco a 4810 metri di quota



Magliano de’ Marsi – Sei marsicani conquistano la vetta del Monte Bianco. Protagonisti dell’impresa alcuni sportivi e appassionati del GEV (Gruppo Escursionisti del Velino) di Magliano de’ Marsi. Sotto la guida del presidente Giovanni Di Girolamo, Valter Rossi, Antonio Maurizi, Luca Silvestri e Enzo Ventimiglia tutti di Magliano e Vanni De Simone di Scurcola Marsicana hanno trascorso il week end sulle vette innevate del Monte Bianco conquistando la vetta a 4810 metri. La scalata che li ha visti protagonisti è stata effettuata sul versante francese. Il gruppo è partito da Les Houches (Francia) alle 8 con l’arrivo alla prima tappa presso il rifugio Tete Rousse a 3100 metri alle 15 e ripartenza alle 2. Nella seconda tappa, il gruppo ha raggiunto il rifugio Gouter a quota 3800 metri alle 6. La vetta del Monte Bianco è stata conquistata alle 12 di domenica.
Sei marsicani conquistano la vetta del Monte Bianco a 4810 metri di ...   Marsicanews

“AVVISO INTERVENTO DERATTIZZAZIONE NOTTE TRA VENERDI 28 E SABATO 29 SETTEMBRE 2018” più 1 altro/i articolo/i


Posted: 28 Sep 2018 05:32 AM PDT
AVVISO INTERVENTO DERATTIZZAZIONE NOTTE TRA VENERDI 28 E SABATO 29 SETTEMBRE 2018 - Avviso nel link
Sei marsicani conquistano la vetta del Monte Bianco a 4810 metri di ...
Posted: 27 Sep 2018 09:52 AM PDT

Foa in Rai: che succede quando un eretico sale al potere?

Che succede, quando il mondo si capovolge e un eretico sale al potere? In Italia, di solito, se un outsider assoluto conquista una poltrona significa che non è più un vero outsider, perché l'establishment se l'è già "comprato": intende usarlo per drenare il dissenso, facendo sfogare in modo innocuo e illusorio il malcontento di cui era stato la voce. I posti di comando, in genere, sono pieni di ex rivoluzionari ben remunerati, arruolati per la peggiore delle missioni: rinnegare di fatto la propria storia, i propri ideali, e riallineare il pubblico alla "voce del padrone", utilizzando il prestigio di quella che, un tempo, era stata una voce diversa, apprezzata proprio perché libera e indipendente, e quindi scomoda. Solo in casi rarissimi un vero eretico può raggiungere il ponte di comando rimanendo se stesso. Come accorgersene? Semplice: basta vedere che tipo di accoglienza gli viene riservata. Ed è il caso della nomina di Marcello Foa, nuovo presidente della Rai: i grandi media, in coro, lo accolgono nella migliore delle ipotesi con freddezza, come se si trattasse di un intruso molesto e sgradevole, un oscuro alieno anziché un illustre collega, mentre le macerie della vecchia politica – rottamata dagli italiani il 4 marzo 2018 – descrivono il neo-eletto come una specie di teppista, di impudente cialtrone. In questo, ricordano da vicino il sovrano disprezzo che i dittatori mostrano sempre per il loro popolo in rivolta, un minuto prima di essere defenestrati dalla storia.
C'è qualcosa di meta-politico, di profondamente eversivo, nella sola idea di aver pensato a un cavaliere solitario e coltissimo come Foa, giornalista di razza e gentiluomo, per la presidenza della televisione di Stato, vera e propria fabbrica del consenso, Marcello Foaper decenni affidata il più delle volte a mani servili e mediocri. È antropologicamente eversiva, la figura del liberale Foa al vertice della Rai: è il bambino che non può fare a meno di svelare l'imbarazzante nudità del sovrano, del monarca che si gloria nel celebrare una pace apparente, mentre intorno infuria la peggiore delle guerre. La guerriglia di oggi, nella quale Marcello Foa si trova coinvolto – dopo aver dato la sua avventurosa disponibilità a quell'ipotesi democratica chiamata "governo gialloverde" – non è un conflitto come quelli che l'hanno preceduto: è un sordido massacro quotidiano perpetrato ovunque, senza frontiere, senza più neppure le bandiere di un tempo. È una guerra orwelliana, affidata a mercenari. Navi corsare, che combattono (per lo più in incognito) per conto di padroni potentissimi, protetti dall'anonimato. Non c'è più neppure il triste onore della battaglia: si viene sopraffatti in modo subdolo, sistematicamente sommersi da menzogne spacciate per verità di fede, che il sistema mediatico non si cura più di verificare. Ed è proprio per questo che l'attuale sistema mediatico italiano detesta, e teme, Marcello Foa.
Ascoltando solo e sempre un'unica campana, il sistema mainstream ci ha raccontato in questi anni che le poderose, ciclopiche Torri Gemelle di Manhattan sono crollate su se stesse, come se fossero state di cartone anziché di acciaio, solo perché colpite – con una manovra proibitiva persino per i migliori "top gun" – da normalissimi e leggerissimi jet di linea fatti di alluminio, dirottati da apprendisti piloti arabi, di cui tuttora non si sa nulla: non un'immagine, al fatale imbarco, di nessuno dei 19 presunti dirottatori (salvo poi rintracciare i loro passaporti, nientemeno, nell'inferno fumante di Ground Zero). Finge di credere sempre e soltanto alla versione ufficiale, il mainstream media, anche quando dimentica di ricordare che furono gli Usa a incoraggiare Saddam Hussein a invadere il Kuwait, dopo averlo spinto a combattere contro l'Iran. Dà retta unicamente al super-governo universale, il club dei telegiornali, anche quando assicura che Saddam disponeva di micidiali armi di distruzione di massa. E tace, invece, quando l'Onu dimostra che quelle armi erano pura fantasia, come i gas siriani di Assad, le 11 Settembrefosse comuni di Gheddafi, le violenze della polizia di Yanukovich in Ucraina. E poi applaude a reti unificate, la consorteria mediatica, quando in Italia appaiono i cosiddetti salvatori della patria – i Monti, i Cottarelli – armati del bisturi che useranno per amputare carne viva, risparmi e pensioni, economia italiana di aziende e famiglie, oscurando il futuro dei giovani.
All'epoca in cui Marcello Foa lavorava al "Giornale" di Indro Montanelli, il mondo probabilmente appariva infinitamente più semplice – più chiaro, più visibile nei suoi errori e orrori: la guerra fredda, il Medio Oriente e gli sconquassi africani della decolonizzazione, la strategia della tensione organizzata per gambizzare l'Italia e impedirle di prendere il volo come autonoma potenza euromediterranea fondata sulla forza formidabile dell'economia mista, pubblico-privata. In quella redazione milanese, dove Foa è cresciuto professionalmente, su una parete c'era appesa una carta geografica di Israele che indicava come capitale Gerusalemme, già allora, anziché Tel Aviv. Se Enrico Berlinguer impiegò anni per ammettere che si sentiva più al sicuro sotto l'ombrello della Nato piuttosto che tra i carri armati del Patto di Varsavia, Marcello Foa e il suo maestro Montanelli non avevano mai avuto dubbi sul fatto che niente di buono potesse venire, per l'Occidente, da un'oligarchia sedicente comunista che aveva soppresso sul nascere i primi vagiti democratici della Russia, cambiando semplicemente look all'antico dispotismo zarista. L'eroico sacrificio dell'Unione Sovietica, decisivo nell'abbattere il nazifascismo, non poteva Indro Montanellicancellare né i Gulag di Stalin né l'esilio di Aleksandr Solženicyn. Era fatto di certezze, il mondo di Foa e Montanelli: la libertà (inclusa quella d'impresa) come fondamento irrinunciabile di qualsiasi comunità civile degna di chiamarsi democratica.
Ed è questo che rende Foa insopportabile al potere economico di oggi, dove la libertà d'impresa cede il passo al dominio di immensi oligopoli finanziari globalizzati, privilegiati da legislazioni truccate come quelle dell'Unione Europea ordoliberista. È tanto più sgradevole e insidioso, Foa, perché non proviene – come invece molti anchorman televisivi – dalla contestazione giovanile del capitalismo: credeva, Foa, negli stessi valori professati dall'élite economica di un tempo, orientata pur sempre alla promozione della mobilità sociale, in sostanziale accordo con le forze sindacali dell'allora sinistra. Una dialettica anche aspra, ma vocata in ogni caso al miglioramento complessivo del sistema-paese. E mediata – sempre – dalla politica, letteralmente scomparsa dai radar italiani per 25 lunghissimi anni. Solo oggi, alla distanza, ci si mette le mani tra i capelli nel rivedere il film dell'euforia generale con la quale i cittadini avevano accolto il Trattato di Maastricht e, dieci anni dopo, l'ingresso nell'Eurozona disegnata dalle banche e governata dalla Bce con modalità feudali, imperiali, senza la supervisione di alcun controllo democratico. Succedeva negli anni in cui, con la caduta del Muro di Berlino benedetta da Gorbaciov, l'umanità si era illusa che il fantasma della guerra sarebbe stato semplicemente cancellato dalla storia del pianeta.
Magari fosse un comune complottista, Marcello Foa: sarebbe più comodo liquidarlo, come velleitario chiacchierone. Chi oggi gli promette guerra, invece, sa benissimo che l'ex caporedattore del "Giornale", nonché docente universitario, nonché feroce critico del sub-giornalismo odierno, è un vero e proprio disertore. Non era un eretico: lo è diventato negli ultimi anni, disgustato dallo spettacolo al quale è stato costretto ad assistere. Per questo, al di là del reale potere che gli conferisce la carica di presidente Rai, Marcello Foa rappresenta un vero pericolo, per i malintenzionati che oggi gli danno del traditore. Nell'Italia corporativa delle caste, ha osato "sparare" contro la sua – quella dei giornalisti – definendoli "stregoni della notizia", bugiardi L'ultimo saggio di Marcello Foae omertosi spacciatori di "fake news" di regime. E non c'è niente di peggio, per i servi, che l'ex schiavo che si libera delle catene: la sua rivolta personale, intellettuale, suona umiliante per chi si ostina a raccontare che la Terra è piatta, e che è il Sole a orbitarle attorno.
Chi l'avrebbe detto? Oggi l'Italia riesce incredibilmente a piazzare una persona autorevole, onesta e competente, alla guida della televisione pubblica. Marcello Foa non è infallibile: ma quando ha sbagliato – anche di recente, prendendo per buona la notizia di presunte istruzioni che il governo tedesco avrebbe impartito alla polizia, per enfatizzare il terrorismo "casereccio" targato Isis – non ha esitato ad ammetterlo, tempestivamente. Quanti, al suo posto, avrebbero avuto lo stesso coraggio? E ora, questo volto pulito del nostro giornalismo è alle prese con una sfida estremamente impegnativa. È davvero impossibile fare molta strada, in politica, se non si è almeno in parte ricattabili, e quindi controllabili, in quanto complici dell'apparato da cui si è stati promossi? Così almeno ebbe a..

To see the article visit www.libreidee.org