mercoledì 27 giugno 2018

Stazione di Bologna e Ustica: due stragi collegate: tutti hanno visto tutti hanno taciuto

Franco Di Carlo - Riccardo Castagneri -  2 agosto 1980, una data che purtroppo evoca nell'immaginario collettivo una tragedia immane: la strage alla stazione di Bologna.
Anche quest'anno le solite passerelle, personalità delle istituzioni, della politica, le solite liturgie trite e ritrite "Si deve conoscere la verità". Naturalmente le promesse che, come sempre, si arriverà a conoscere i motivi, il perché di questa strage, senza però che nessuno ufficialmente ponga l'accento sui depistaggi che hanno contrassegnato questa, così come le altre stragi, soprattutto una: strettamente collegata.
Poco si è anche parlato del depistaggio in merito all'aereo militare libico, precipitato sulle alture della Sila, in Calabria. Aereo caduto la stessa sera della strage di Ustica, il 27 giugno 1980, e opportunamente ritrovato o meglio, fatto ritrovare il 18 luglio successivo, tre settimane dopo, con un cadavere evidentemente deceduto da tempo, mentre ne volevano far figurare la morte e la caduta del caccia, lo stesso giorno del ritrovamento.
Questo quale maldestro tentativo di depistaggio atto ad evitare collegamenti con quanto accaduto il 27 giugno precedente nei cieli di Ustica.
Il 2 agosto la strage alla stazione di Bologna, conseguenza della tragedia di quaranta giorni prima.
Tutti hanno visto, tutti hanno taciuto, e coloro che non hanno taciuto, uno ad uno sono morti in circostanze anomale, misteriose, omicidi irrisolti, incidenti stradali o aerei, suicidi, infarti improvvisi.
Continuando a depistare, raccontando inverosimili favole all'opinione pubblica, parlando di attentati terroristici. Fino ad arrivare per la strage del 2 agosto alla condanna di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, i quali pur essendosi autoaccusati di altri omicidi e scontando i relativi ergastoli , non hanno mai accettato di essere ritenuti i responsabili della strage di Bologna, dichiarandosi sempre del tutto estranei e innocenti.
Singolare, in merito a questa strage, la circostanza che il presidente dell'associazione familiari delle vittime, abbia fatto carriera politica perseveri nel sostenere l'insostenibile tesi del terrorismo di destra nostrano, senza capire o voler sentir parlare dei depistaggi di Stato che avvolgono la mattanza della stazione di Bologna.
Teoremi, sull'affaire Ustica, da quel 27 giugno 1980 ne sono stati elaborati un'infinità.
Le danze, macabre  hanno inizio a pochi giorni dalla tragedia, con la favola che il Dc9 fosse un aereo molto vecchio e quindi si era verificato un cedimento strutturale dovuto a pessima manutenzione: bugia grossolana.
Poi si inizia a parlare di atto terroristico con una bomba piazzata a bordo, precisamente nel bagno dell'aereo.
Ma come avviene nel caso di menzogne esagerate, certe verità cominciano ad emergere-
Gli inquirenti cominciano a sentire le persone che quella sera erano impegnate in attività di controllo, le indagini procedono ed emerge che nei primi anni 80 in Italia esisteva una loggia massonica segreta denominata P2 che faceva capo a Licio Gelli.
Loggia con una lista di nomi eccellenti: vi appartenevano generali di tutte le Forze Armate, Carabinieri, Guardia di Finanza, esercito, marina, aviazione, questori, qualche prefetto, uomini politici e imprenditori di chiara fama.
E ci si domanda ancora se nel Bel Paese ci sia la volontà di fare luce sulle stragi? Ecco la necessità di assemblare i depistaggi, per dare in pasto all'opinione pubblica fatti anni luce lontani dalla realtà.
Va ricordato che l'allora Capo dello Stato, Francesco Cossiga, dopo aver fatto visita a terroristi rossi e neri, in un'intervista aveva ammesso che a Bologna si erano attuati depistaggi, ma che in quel preciso contesto storico non si sarebbe potuto agire diversamente.
Questa l'Italia di allora, non così dissimile dall'Italia di adesso
Anche il giudice istruttore Rosario Priore, l'ultimo magistrato ad indagare sulle stragi del 1980, arrivò ad un passo dalla verità sulla strage di Ustica.
Priore si trovò di fronte a muri di gomma: militari estremamente riottosi a collaborare, Stati che si rifugiavano in sdegnati silenzi. Priore, tetragono e imperturbabile, ha continuato ad indagare fino al 1996, sino a quando da Londra rientrò in Italia un detenuto, per terminare di scontare una condanna subita in Gran Bretagna.
Il giudice Priore e il pm Giovanni Salvi lo sentirono e da quel momento si intravide uno spiraglio di verità sulle stragi di Ustica e Bologna, grazie ad un lungo e circostanziato racconto.
Considerata la gravità delle affermazioni, i due magistrati predisposero che il detenuto arrivato da Londra fosse trasferito in una struttura di massima sicurezza, temendo per la sua incolumità.
Quel detenuto era Franco Di Carlo, che dopo aver scontato 12 anni nelle carceri inglesi, aveva voluto tornare in Italia per il residuo di pena. Di Carlo cominciò a raccontare ai magistrati quanto aveva saputo sulle stragi di Ustica e Bologna.
L'ex boss di Altofonte per molti anni era stato ospite di diversi istituti di pena inglesi, dove aveva incontrato un arabo palestinese, Nizar Hindawi, che proveniva dai campi di addestramento libanesi, fino ad essere ammesso tra i ranghi dei servizi segreti siriani.
L'agente siriano ha condiviso con Franco Di Carlo i propri segreti e i mille misteri. Good Father, come rispettosamente lo chiamavano, intervenne perché Hindawi fosse lasciato in pace dalle guardie  e questi, si legò a lui riconoscente, raccontandogli la sua vita.
L'arabo fu una miniera di notizie sulle pagine più fosche della nostra Repubblica, la strage di Bologna e il mistero di Ustica.Hindawi svelò che i motivi dell'eccidio della stazione erano da ricercarsi nella strage dell'aereo Itavia  esploso in volo un mese prima.
La sera del 27 giugno i servizi di mezza Europa e la Cia avevano saputo che la Libia aveva preparato un piano di volo per il presidente Gheddafi, un viaggio segretissimo, che tanto segreto però non si rivelò e venne progettata l'eliminazione del Raìs.
I servizi italiani, americani e francesi pensarono di mettere un caccia sulla scia del velivolo sul quale volava Gheddafi e il volo Itavia avrebbe garantito l'invisibilità ai radar, ma qualcosa non funzionò a dovere, in quanto i servizi libici vennero avvisati e allertati.
Quella sera sul Mediterraneo si scatenò una battaglia, l'aereo americano venne intercettato dai libici, intervenne un secondo aereo che colpito, precipitò in mare, sino all'epilogo: il disastro di Ustica.
Lo stesso colonnello Gheddafi ammise, anni dopo, che Ustica aveva a che fare con un attentato alla sua persona.
Racconta Di Carlo "Ai libici non era andato giù che i servizi italiani e alcuni politici avessero complottato con gli americani per uccidere il colonnello. Programmarono un attentato per farcela pagare. Bologna non fu scelta a caso, era la città dal quale era partito l'aereo Itavia".
Depistaggi, trattative e mentalità mafiosa esistono e sempre sono esistite nel nostro Paese, verità emerse in tutta la loro evidenza, continuano ad essere negate e, nel contempo, si attacca coloro che lottano per la legalità, per affossare ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti.

martedì 26 giugno 2018

Una travolgente PFM stupisce Magliano


Una travolgente PFM stupisce Magliano
Posted: 26 Jun 2018 01:24 AM PDT
  1. Una travolgente PFM stupisce Magliano   Terre Marsicane (Comunicati Stampa)

“Nikola Tesla” di BeccoGiallo Editore


La casa editrice padovana amplia il suo catalogo di biografie a fumetti raccontando, tramite il lavoro di Sergio Rossi e Giovanni Scarduelli, Nikola Tesla, uno dei principali e più influenti inventori dell'era moderna, ancora attuale per le sue previsioni sul wi-fi e il telecomando.

Nikola Tesla di Sergio Rossi e Giovanni Scarduelli, edito da , sarà disponibile in libreria dal 21 giugno 2018. Il libro ripercorre la vita di uno dei più importanti e influenti innovatori della storia moderna, protagonista con Thomas Edison della celebre “Guerra delle Correnti”.
A seguire il comunicato stampa della casa editrice e alcune tavole in anteprima:
Cresciuto in povertà nella metà dell’Ottocento sotto l’Impero Austro-Ungarico,Tesla riuscì a studiare e a diventare ingegnere con le sue sole forze.
Emigrò in cerca di fortuna prima in Francia e poi in America, dove fu assunto nel laboratorio del celebre Thomas Edison, l’inventore del fonografo e della lampadina.
Subì e poi superò le invidie nate fra i colleghi del tempo, prime fra tutte quelle dello stesso Edison, che culminarono nella cosiddetta Guerra delle Correnti, la competizione per il controllo del mercato mondiale dell’energia elettrica. Ebbe grandiose rivincite pubbliche, prima di conoscere una clamorosa e definitiva rovina.
Con oltre duecento brevetti diversi, alcuni dei quali portarono alla diffusione di massa della corrente alternata e della radio, e grazie alle intuizioni del telecomando e del wi-fi, Tesla è oggi ricordato come uno dei più importanti innovatori della storia moderna.

www.lospaziobianco.it

lunedì 25 giugno 2018

Golpe europeo contro la libertà del web, l’Italia si opponga

Günther Oettinger Il diavolo non è poi brutto come lo si dipinge? In compenso, l'Unione Europea è peggio: come un monarca dispotico, ordina che sia imbavagliato il bambino che si è permesso di gridare che "il re è nudo". Così, esercitando un arbitrio che ha la forza grottesca di un sopruso arcaico, Bruxelles prova a spegnere le antenne del popolo, quelle che i cittadini-elettori hanno ascoltato per poi decidere da chi farsi governare. E' pensabile, una Brexit senza il web? E' immaginabile una vittoria di Trump senza i social media? E una sconfitta di Renzi senza Facebook? Un governo "gialloverde" senza la Rete? No, appunto. Ed è per questo che il potere centrale del nuovo Sacro Romano Impero – con i suoi complici principali, i grandi media – sta preparando la spallata finale alla libertà di Internet: il divieto di far circolare idee, parole e immagini – tramite link, come finora si è fatto – sotto minaccia di violazione del copyright. Un bavaglio medievale, universale, bloccando alla fonte ogni notizia tramite filtri sulle piattaforme di distribuzione, cominciando da Google e Facebook. In pratica: la fine del web come l'abbiamo conosciuto, fondato sulla libera circolazione (immediata) di segnalazioni, opinioni, fatti e analisi, contenuti normalmente oscurati da giornali e televisioni.

Un gesto orwelliano, da tirannide asiatica d'altri tempi: è il 2018, eppure l'Unione Europea è questa. Non riconosce cittadini, vuole soltanto sudditi. E ha una paura maledetta che i sudditi si ribellino, ridiventando cittadini. Il killer prescelto per l'operazione è ovviamente tedesco e risponde al nome di Günther Oettinger, il simpaticone che – all'indomani del voto italiano del 4 marzo – spiegò che sarebbero stati "i mercati", o meglio i signori occulti dello spread, a insegnare agli italiani come votare nel modo giusto, evitando cioè di rinnovare la loro fiducia a gentaglia come Salvini e Di Maio. Come sempre, Bruxelles cerca di ammantarsi di una parvenza di legalità: la Commissione Europea, organismo non-eletto e forte di poteri paragonabili a quelli delle "giunte militari" di sudamericana memoria, stavolta utilizza la foglia di fico del Parlamento Europeo (eletto, ma senza potere) per ricevere l'ipotetica legittimità politica dell'abuso, che verrebbe incoraggiato con il voto di Strasburgo il 4 luglio. Da qui il conto alla rovescia della petizione lanciata da Claudio Messora su "ByoBlu" e ripresa da "Change.org", che in pochi giorni ha raccolto quasi mezzo milione di firme, in Italia, per tentare di convincere gli europarlamentari a non votare il piano Oettinger, in base al quale non sarebbe più possibile far circolare, su blog e social, i testi, le idee e le immagini che in questi anni hanno fatto informazione.

L'intento è evidente: "spegnere" le fonti che hanno sopperito al colpevole silenzio dei grandi media, sostituendo in modo prezioso la non-informazione di giornali e televisioni, canali mainstream reticenti e omertosi, largamente difettosi quando non direttamente mafiosi, docili strumenti nelle mani di editori collusi con il potere centrale che trama contro le democrazie per svuotarle e depredarle. Senza informazione non c'è democrazia, ed è normale quindi che l'oligarchia si premuri innanzitutto di imbavagliare la libertà di espressione. Prima hanno ridotto i giornali a carta straccia, e le televisioni a salotti tragicomicamente impermeabili a qualsiasi verità. E ora, dato che il pubblico ha aggirato i grandi media rivolgendosi al web – in Italia il 50% dei cittadini dichiara di informarsi ormai solo sulla Rete – ecco il supremo bavaglio a Internet, con l'espediente della tutela del copyright. Con l'alibi della (giusta) sanzione contro gli abusi, si mette il bavaglio alla prima fonte di notizie per 30 milioni di Claudio Messorapersone, nel nostro paese. Difficile credere che un simile attentato alla libertà possa essere accettato come costituzionale, in Italia.

Beninteso: è più che legittima la tutela del copyright, ove si impedisca di eseguire dei pedestri copia-e-incolla non autorizzati. Ma il legislatore Ue va ben oltre: impedirà addirittura che, su blog e social, vengano caricate segnalazioni ipertestuali: in pratica, sarebbe la fine dei link, cioè dell'anima stessa di Internet. Vietato riportare frasi, estratti, dichiarazioni. Vietato certificare le fonti di provenienza. Vietato veicolare – mediante collegamento diretto – i contenuti più interessanti. In altre parole: la fine del web, la morte della libertà d'opinione. Il sovrano europeo pensa di fermare, letteralmente, l'orologio della storia: vuol far diventare lento e disfunzionale ciò che oggi è veloce, immediato. Una pazzia anacronistica, come quella di chi schierasse i carri armati nelle strade. L'essenza stessa del web è la rapidità, la circolazione di notizie in tempo reale. E il web è diventato anche il più potente vettore economico del nostro tempo: ostacolarlo No al bavagliosignifica arrecare un danno di portata incalcolabile alla dinamica economica del terzo millennio, riportando l'Europa al medioevo anche sul piano civile, oltre che politico.

Non è strano che a organizzare il golpe sia l'Unione Europea, che i suoi carri armati (finanziari) li ha già spediti ovunque, a fare strage di democrazia. Resta da vedere come reagiranno le anime morte del Parlamento Europeo il 4 luglio, sotto la pressione dell'opinione pubblica. E soprattutto: c'è da capire come risponderà, al golpe, il governo italiano. Salvini "esiste" soprattutto su Twitter, i 5 Stelle sono nati dalla Rete. Il cielo stellato è stato inquadrato dal cannocchiale di Galileo, che adesso l'ultima reincarnazione del cardinale Bellarmino – il fantoccio Oettinger e i suoi mandanti – sta per fare a pezzi. Questa Ue si comporta come una dittatura di colonnelli: nasce morta e condannata dalla storia. E' destinata alla sconfitta, ma a che prezzo? Quanto durerebbe, il blackout, prima del ripristrino della democrazia? Quanti altri danni produrrebbero, nel frattempo, i golpisti del web? Nessun aiuto, intanto, da giornali e televisioni: gli operatori ufficiali dell'informazione, ancora una volta, tacciono. Non una parola, da loro, sulla più importante notizia – la peggiore – che abbia investito il pubblico italiano. Tacciono, giornali e televisioni, sul golpe in atto. Sperano, probabilmente, che il colpo di Stato riesca. Si comportano come fossero complici dei golpisti. Se c'è un'occasione per dimostrare che il "governo del cambiamento" non è solo un modo di dire, è questa: se c'è un "no" che l'Italia deve pronunciare, forte e chiaro, è proprio questo, contro il golpe che vorrebbe spegnere il web.

(Su Change.org la petizione contro il bavaglio al web che l'Ue vorrebbe imporre).

Fonte: www.libreidee.org

“Abruzzo su stoffa, espone a Tagliacozzo la marsicana Antonella Gentile” più 1 altro/i articolo/i


Bollettino di criticità del giorno 25 Giugno 2018
Posted: 24 Jun 2018 05:56 AM PDT
  1. Bollettino di criticità del giorno 25 Giugno 2018   Regione Abruzzo
  2. Full coverage
Abruzzo su stoffa, espone a Tagliacozzo la marsicana Antonella ...
Posted: 23 Jun 2018 11:33 PM PDT
  1. Abruzzo su stoffa, espone a Tagliacozzo la marsicana Antonella Gentile   Terre Marsicane (Comunicati Stampa)
  2. Full coverage

domenica 24 giugno 2018

The Magliano Weekly is out! Edition of 24 June 2018


Domenica 24 Giugno
The Magliano Weekly
Il Settimanale di Magliano
Published by
malleani
24 June 2018
Politics Leisure Art & Entertainment World Health Sports #laquila #emanuelaorlandi
Today's headline
MAGLIANO: PREMIATA FORNERIA MARCONI IN CONCERTO DOPO TOUR MONDIALE Abruzzo Web Quotidiano on line per l'Abruzzo. Notizie, politica, sport, attualitá.
thumbnail www­.abruzzoweb­.it - MAGLIANO DEI MARSI - Dopo il tour mondiale che ha riscosso un grande successo dal Giappone alle Americhe passando per il Regno Unito, la Premiata Forneria Marconi domenica 24 giugno sarà in concerto …
7 contributors - featured today:
Read paper →

sabato 23 giugno 2018

SULL’ORLO DELLA TOMBA DI INTERNET – ControRassegna Blu #18



FIRMA ANCHE TU PER CHIEDERE AI PARLAMENTARI EUROPEI DI NON RATIFICARE LA DIRETTIVA SUL COPYRIGHT CHE DISTRUGGERÀ LA RETE: https://www.byoblu.com/firma-per-evitare-la-distruzione-di-internet/
SCARICA QUESTA CONTRORASSEGNA E RICARICALA SUI TUOI SOCIAL OPPURE INVIALA VIA WHATSAPP A TUTTI I TUOI AMICI. PUOI SCEGLIERE TRA LA VERSIONE HD O QUELLE IN BASSA RISOLUZIONE, ADATTE AL TUO SMARTPHONE: https://www.byoblu.com/preleva-e-diffondi-la-controrassegna-blu/

Mancano 12 giorni alla distruzione della rete per come la conosciamo. Firma adesso …o mai più!

Sta succedendo qualcosa, qualcosa che forse non tutti sanno, e non lo sanno perché quelli che dovrebbero informarli sono interessati a mantenere un basso profilo. Qualcosa riguarda internet e le nostre libertà. Siamo ormai abituati agli attacchi alla rete che arrivano dal nostro Parlamento, il Parlamento italiano, ma questo viene da molto, molto più in alto. Per la precisione, dal Parlamento europeo.
Ieri la Commissione Affari Legali del Parlamento europeo, dopo 21 mesi di discussioni sulla legge sul Copyright, era chiamata a decidere: se accettare la cosiddetta versione del piano Oettinger/Voss, ovvero quella della tassazione sui link e sulla censura preventiva, oppure la versione più ragionevole di buon senso dell’eurodeputato dei verdi tedeschi Julia Reda. E, manco a dirlo, ha votato per l’alternativa di Oettinger/Voss, Oettinger era quello, tutti lo ricorderete, che disse che i mercati avrebbero insegnato all’Italia come votare.
Cosa significa? Significa che se il 4 di luglio il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, stante il parere favorevole di ieri della Commissione, dovesse votare per la ratifica di questa legge sul Copyright, beh! Da quel momento in poi, se caricherete un contenuto vostro sul web, potreste incorrere in spiacevoli messaggi come: “non avete una licenza per questa regione, per questo contenuto”, oppure il caricamento è stato disabilitato perché “le probabilità di violazione del copyright sono elevate”, o che “è necessario attendere mentre le foto delle vostre vacanze vengono caricate, perché prima devono essere confrontate con tutto lo scibile umano degli scatti fatti dai detentori dei diritti”. A questo potrebbe ridursi il dibattito in Rete!
Prendiamo ad esempio l’articolo 11, che instaura la cosiddetta “tassa sui link”. Non stiamo parlando, a scanso di equivoci di film o di canzoni o di interi libri, ma stiamo parlando del testo che, citato testualmente si riferisce, “anche ai più piccoli frammenti di articoli contenenti notizie”, che “devono avere una licenza”. Avete presente quel piccolo testo di anteprima che appare a fianco o sotto a un link, in mancanza del quale nessuno sano di mente si sogna di cliccare? Ecco, anche quello dovrebbe disporre di un’adeguata licenza!
Ma sentite cosa dice l’articolo 13. “Le piattaforme online sono responsabili per le violazioni del copyright dei loro utenti” e “devono in ogni caso implementare filtri preventivi sugli upload”. Significa che gli algoritmi rigetteranno a priori qualunque contenuto che “potrebbe” violare il copyright, prima ancora che appaia online. Ma gli algoritmi non sono immuni ai falsi positivi e non possono certamente distinguere gli usi ammissibili, come le parodie, i meme, il diritto di critica… Non c’è nessuna concessione al concetto stesso di “Fair Use”. Ecco, ad esempio sarà impossibile pubblicare la foto di chicchessia con una scritta sotto, appunto i meme, a meno che quella foto non l’abbiate scattata voi stessi, e anche così sarete comunque giudicati “colpevoli” a meno che non vi dimostriate “innocenti” e non conduciate lunghe battaglie per riportare online i vostri contenuti. Anche questa ControRassegna diventerà impossibile da realizzare, a meno che di non tagliare qualunque immagine e di non trasformarsi in un grande media televisivo. E chissà, se questa legge dovesse essere retroattiva, chissà quanti canali, a milioni verranno oscurati nei prossimi mesi. Inoltre, chi è che ne trarrà vantaggio? Non tanto gli editori, come ci si potrebbe aspettare, perché già analoghe leggi in Spagna e in Germania hanno dimostrato che questa politica porta, in realtà, a un calo delle letture e degli articoli. Invece, andrà bene per chi ha i mezzi e le tecnologie per implementare questi potenti algoritmi, questi filtri. Chiaramente parliamo di Google e Facebook, mentre tutte le altre piattaforme dovranno disabilitare la possibilità di caricare anche dei semplici link. Quindi i monopolisti diventeranno ancora più monopolisti.
Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, ha dichiarato che questo è “un passo senza precedenti verso la sorveglianza e il controllo automatizzati”. E perfino il relatore alle Nazioni Unite che si occupa della libertà di opinione e di espressione, ha detto che andiamo verso una “censura preventiva” che “restringerà la libertà di espressione”.
Ho chiesto a Guido Scorza, avvocato esperto di questioni della Rete e che i lettori di byoblu.com conoscono bene, di esprimere le sue considerazioni. Eccole:
Alcune delle norme contenute nella proposta di direttiva approvata ieri dalla Commissione Giuridica del Parlamento europeo sono pensate male e scritte peggio, in maniera sciatta, approssimativa, di difficile applicazione. È una classica norma contro: è stata scritta pensando a Google e soci. Ma dovrà trovare necessariamente applicazione nei confronti di tutti, anche della più piccola delle start up. Si consegna a Google e soci il compito di decidere quali contenuti possono restare on line e quali, viceversa, potranno essere rimossi. Ed è esattamente quello che succederà, perché saranno loro a decidere quando rischiare una causa per violazione del diritto d’autore e quando non rischiarla. La rischieranno quando l’utente ha le spalle larghe e non la rischieranno quando l’utente non ha le spalle larghe. Ci sarà meno libertà d’informazione per tutti. La partita è ancora aperta, in Parlamento si vota probabilmente il 4 luglio: parliamone, parliamone, parliamone!
E allora parliamone! In Rete ci sono già oltre 50 mila tweet con l’hashtag #SaveYourInternet. E non è un caso se proprio il 4 di luglio viene già considerato Il Giorno dell’Indipendenza della Rete. Cosa possiamo fare? Beh! Innanzitutto far sapere agli eurodeputati, che voteranno il 4 di luglio a Strasburgo che noi il piano Oettinger non lo vogliamo. Byoblu si è già attrezzato con la sua raccolta firme, e gliela faremo avere. E allora guardate questo video, ricondividetelo, scaricatelo, ricaricatelo sui vostri profili e, mi raccomando, firmate e fate firmare. Forse non servirà a niente, ma ricordatevi che non si può mai sapere qual è la goccia che alla fine fa traboccare il vaso.

USA: Bambini in gabbia… da vent’anni

Scandalo mondiale per le famiglie di immigrati che in USA vengono separate al confine. Ma è proprio tutta colpa di Trump? Vediamo com’è andata davvero.
E’ su tutti i giornali: non si parla che della discutibile legge americana che divide le famiglie di immigrati che passano il confine, e relega i minori in apposite “gabbie” per mantenerli separati dagli adulti. Visto che tale spietata prassi sta facendo inorridire il mondo intero, proviamo a fare una breve ricostruzione della sua storia. Le origini risalgono all’ormai lontano 1997, quando alcuni attivisti dei diritti umani fecero ricorso in tribunale contro la detenzione comune degli immigrati clandestini minorenni insieme agli adulti. Nacque così il “Flores settlement”, che stabiliva come i bambini -accompagnati o meno- dovessero godere di trattamenti particolari e cure a loro riservate, e quindi tenuti in aree apposite separate da quelle degli adulti. In seguito, l’amministrazione Bush indurì pesantemente la politica di detenzione e respingimento degli immigrati, trasformando i centri di “accoglienza” in veri e propri sistemi carcerari, dove i bambini dovevano addirittura indossare le divise arancioni dei detenuti. Come racconta il New York Times, poi, l’amministrazione Obama abolì i centri di detenzione familiari nel 2009 per ripristinarli però in tutta fretta nel 2014, in seguito ad un aumento dei flussi immigratori. Il Times in un lungo articolo del 2015 corredato di fotografie racconta proprio la tragica esistenza di bambini e donne in questa sorta di lager. E proprio a quel periodo risalgono molte delle immagini che vediamo oggi sui media, come denuncia anche l’inglese Independent: ad esempio, il video di questi bambini che dormono nelle gabbie risale a 4 anni fa, il 2014, quando Obama era presidente.
Ciò significa che Trump è innocente? Nessuno lo è, quando si tratta di maltrattamenti agli innocenti: Trump infatti non aveva fatto nulla in proposito, fino a oggi, quando è stato costretto a firmare per porre fine a questa odiosa prassi. Prassi che è colpa, però, di molti governi americani, e non solo il suo.

Toscani, i Benetton, i migranti e i Mapuche

Oliviero Toscani ne ha combinata un’altra delle sue: ha usato un’immagine di migranti su un gommone per una pubblicità Benetton. Toscani, che è molto attivo sui social per le sue idee a favore dell’immigrazione, con questa iniziativa ha provocato una valanga di polemiche: non solo, come prevedibile, ha protestato il ministro Salvini, ma persino la ONG proprietaria dell’immagine si è detta scandalizzata per l’uso commerciale di persone in difficoltà.
Ma Toscani e Benetton non sono nuovi a questo genere di provocazioni: qualcuno infatti ricorderà un altro scatto pubblicitario che fece scalpore nel 1991: ritraeva il barcone dei primi emigranti dall’Albania. Intanto, molti utenti in Rete annunciano il boicottaggio dei prodotti Benetton, per protesta contro tali prese di posizione politiche. Ma forse, ancora più opportuno sarebbe un boicottaggio contro l’ipocrisia: i paladini dei diritti umani Benetton, infatti, nel 1991 hanno acquistato 900 mila ettari in Patagonia, scacciandone la tribù India dei Mapuche che aveva la sfacciataggine di voler continuare a vivere dove risiede da sempre. I Mapuche, che non si sono arresi, combattono per la loro terra da quasi trent’anni: sicuramente i Benetton si augurano che, un bel giorno, si decidano tutti ad emigrare.

Basilicata: addio parco, arriva la centrale

“Così muore la bellezza”, questo è il drammatico titolo che usa il giornale online Basilicata24. Non avremmo saputo dire meglio per descrivere cosa sta accadendo ad Oppido Lucano, dove si devasta un parco archeologico per fare posto ad una centrale eolica. Oppido Lucano conserva preziosi tesori venuti alla luce nel corso di importanti scavi archeologici, reperti di una necropoli risalente al VI e IV secolo a. C., e inoltre vanta un paesaggio splendido e tipico della terra lucana. Qualche sacrificio si deve pur fare in nome dell’energia pulita, qualcuno commenterà. Sì: ma si tratta davvero di energia pulita? Oppure del solito business, in una zona dove c’è poco vento ma molti incentivi? Peggio ancora, sembra che in tale business siano coinvolte società intrecciate in tante scatole cinesi ma che di cinese hanno proprio poco, visto che sono tutte tedesche. Intanto, guardate il video: questo è ciò che sta accadendo nella terra dei lucani, cioè nella nostra terra. Ci auguriamo che non debba finire così.

Julian Assange: da 6 anni rinchiuso, per aver detto sempre la verità

19 giugno 2018: sono trascorsi 6 lunghissimi anni da quando Julian Assange è entrato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, e non ne è più uscito. Come ogni anno, anche stavolta tanti attivisti si sono riuniti sotto l’ambasciata ecuadoregna per chiedere la “liberazione” del giornalista più famoso del mondo. Ma liberazione da cosa, da chi? Julian è entrato spontaneamente nella sua prigione, anzi “spintaneamente”: spinto dalla Svezia, con le sue inchieste su presunte molestie poi rivelatasi mai avvenute; da gli USA, dove Hillary Clinton chiese “ma non potremmo semplicemente mandargli un drone”?; l’Inghilterra, le cui spie brulicano nei dintorni del rifugio di Assange; e persino l’Ecuador, che gli ha offerto asilo e poi l’ha tagliato fuori dal mondo. D’altronde lo stesso Dipartimento di Stato USA lo considerava il più pericoloso dei reporter, e come racconta John Pilger aveva progettato di distruggerne l’immacolata reputazione. Reputazione che gli ha consentito, tra le mille rivelazioni, anche di esporre i legami tra la Fondazione Clinton, l’Arabia e il Qatar. Cosa sarà di Julian Assange? Non si sa. Ma l’australiano ha di certo ancora molte frecce al suo arco, ovvero documenti riservati e scottanti. Qualcuno chiede per lui un perdono da parte di Trump: e se dovesse arrivare, saranno in parecchi a tremare.

Greenpeace: caccia alla plastica in mare

Oggi comincia l’estate, e già tira aria di vacanze. Non vediamo l’ora di sdraiarci in spiaggia… ma riusciremo ad essere davvero spensierati, sapendo che ogni minuto si sversa in mare l’equivalente di un camion di plastica? Certo che no! Per tutti i “preoccupati dell’ambiente”, allora, Greenpeace lancia l’iniziativa giusta: Plastic Radar. Un numero speciale whatsapp dove inviare foto e localizzazione della plastica che avvistiamo in mare e sulle spiagge. Greenpeace userà tutte le nostre segnalazioni per le ricerche sulla tipologia di plastiche reperibili su fondali e spiagge, ma soprattutto per individuare i marchi più responsabili dell’inquinamento. Potrete poi seguire sul sito i progressi in tempo reale e vincere premi: insomma un giochino estivo, ma che ha una sua utilità per comprendere cosa succede all’ambiente. Però ricordatevi anche di gettare nei cestini i rifiuti in plastica dopo averli fotografati… altrimenti sarà come svuotare il mare con un colino!
Fonte: www.byoblu.com