lunedì 28 febbraio 2022

4 luoghi del mistero in Abruzzo


Da sempre i miti e le leggende ci incuriosiscono e ci appassionano: siamo per natura affascinati da ciò che non conosciamo, da ciò che lascia in noi domande, dubbi e misteri da risolvere.  Ecco perché in questo articolo proveremo a percorrere un tour virtuale tra quei luoghi d’Abruzzo sopra i quali aleggia da sempre un alone di mistero. Sono luoghi in cui il tempo sembra sospeso e in cui le storie e le leggende si sono sedimentate tanto da far credere a molti che un fondo di verità comunque ci sia.

I tre Quadrati Magici d’Abruzzo

Il Quadrato del Sator è una ricorrente iscrizione latina, di forma quadrata, composta dalle cinque seguenti parole: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS. La loro collocazione, nell’ordine indicato, fa in modo che le cinque parole si ripetano sia se lette da sinistra a destra e dall’alto verso il basso che da destra a sinistra e dal basso verso l’alto. L’iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici in tutta Europa, ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora oscuri nonostante le numerose ipotesi formulate. In Abruzzo sono stati ritrovati tre esemplari: uno a Campotosto, uno a Capestrano e uno a Magliano de’ Marsi.

  • Campotosto custodisce il suo quadrato nella cripta della chiesa seicentesca di Santa Maria Apparente.
  • Nei pressi di Capestrano, invece, il quadrato magico è situato sulla facciata esterna della chiesa di San Pietro ad Oratorium, accanto all’effige di re Desiderio, dominatore longobardo che nell’VIII secolo promosse la costruzione dell’antica abbazia in seguito a un sogno. La particolarità che rende unico questo Sator è la sua collocazione capovolta, che, scongiurando un errore, può anche suggerire l’ipotesi della negazione stessa del suo simbolo.
  • Il terzo quadrato magico d’Abruzzo è situato sulla facciata frontale della chiesa di Santa Lucia di Magliano de’ Marsi, difficilmente visibile ad occhio nudo, perché si trova sotto la pancia di una figura mostruosa scolpita all’interno di una formella duecentesca.

Per alcuni si trattava senza dubbio di un codice, di una parola d’ordine ad uso probabilmente dei misteriosi Cavalieri Templari. Per altri si trattava di un’indicazione religiosa per i fedeli o di un motto laico al tempo dell’impero romano di cui in seguito si era perso il significato. Tutte le congetture sono possibili.

Per la scrittrice Silvana Zanella se si leggono le cinque parole ma mutandone l’ordine, la frase da interpretare diventa “SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS” che potrebbe stare per “Il seminatore decide dei suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”, ovvero “L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma Dio decide il suo destino”. Il dibattito, tuttavia, non può dirsi risolto...

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