La Svizzera indice un referendum per togliere al governo il potere di imporre lockdown
BERNA, Svizzera, 18 gennaio 2021 (LifeSiteNews) – Approfittando di una disposizione unica nella loro costituzione, gli attivisti svizzeri hanno raccolto firme sufficienti per indire un referendum nazionale volto a togliere al governo i poteri di imporre misure di blocco conseguenti a una pandemia.
Il gruppo Amici della Costituzione ha raccolto 86.000 firme per richiedere una votazione a livello nazionale per decidere se abrogare la legge COVID-19 del 2020 del governo approvata a settembre, scrive Business Insider.
La costituzione svizzera prevede il ricorso alla democrazia diretta, in base alla quale i cittadini possono indire un referendum per annullare leggi introdotte dal parlamento se sono in grado di raccogliere 50.000 firme in 100 giorni. Avendo superato ampiamente tale requisito, il voto è previsto per giugno.
La settimana scorsa il governo svizzero ha annunciato restrizioni più severe con lo scopo dichiarato di limitare la diffusione di nuove varianti del COVID-19 che si dice siano state scoperte per la prima volta in Gran Bretagna.
Hanno imposto la chiusura di negozi che vendono prodotti “non essenziali”, limitato gli incontri privati a cinque persone e ordinato alle aziende di chiedere ai dipendenti di lavorare da casa, ove possibile, o di far indossare mascherine al personale. Hanno anche prolungato la chiusura dei ristoranti, oltre che dei siti culturali e sportivi, fino alla fine di febbraio, riferisce la Reuters.
Christoph Pfluger, membro del consiglio di amministrazione di Amici della Costituzione, ha dichiarato che il gruppo ritiene che il governo stia “approfittando della pandemia per aumentare il controllo e ridurre la democrazia”.
Il gruppo ha anche affermato che la legge COVID-19 è “sproporzionata” e “manifestamente inefficace”, mentre altri hanno sostenuto che dà al governo troppo potere per imporre un “sistema obbligatorio di vaccini insufficientemente testati”.
Secondo quanto riporta The Local, Pfluger ha detto: “Il successo del referendum costituirebbe un invito alle autorità ad esercitare la massima cautela nella campagna di vaccinazione e anche a imporre una moratoria“.
Questo dibattito in Svizzera si inserisce nel quadro di diversi studi che confermano il danno sproporzionato arrecato agli individui e alla società nel suo complesso dall’attuazione delle misure di blocco.
La rivista Newsweek ha recentemente pubblicato uno studio dell’Università di Stanford (pubblicato in italiano qui) che ha concluso di non poter “trovare un chiaro e significativo effetto benefico” delle misure di blocco “sulla diffusione dei casi in qualsiasi Paese”. In effetti, lo studio ha affermato che i lockdown draconiani possono di fatto aumentare i tassi di infezione.
Tre professori sono giunti a questa stessa conclusione lo scorso autunno quando hanno scritto: “Se l’isolamento ha davvero modificato il corso di questa pandemia, allora il conteggio dei casi di coronavirus avrebbe dovuto chiaramente diminuire quando e dove l’isolamento ha avuto luogo. L’effetto avrebbe dovuto essere ovvio … A giudicare dalle prove, la risposta è chiara: l’isolamento obbligatorio ha avuto poco effetto sulla diffusione del coronavirus“.
Un altro rapporto pubblicato a novembre sottolinea l’incommensurabile danno inflitto dalle misure di lockdown nei settori della salute mentale, dell’economia, della disoccupazione, della criminalità e dell’istruzione. Questi includono un raddoppio delle tendenze suicide nel complesso, con un enorme numero di giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni che a fine giugno hanno riferito di aver avuto idee suicide. A quel tempo, il 40 per cento degli adulti americani aveva dichiarato di avere problemi di salute mentale. I sintomi dell’ansia erano triplicati e quelli della depressione erano quadruplicati rispetto ai dati del 2019.
Le visite al pronto soccorso legate a problemi di salute mentale sono aumentate del 24% per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni e del 31% per quelli tra i 12 e i 17 anni, rispetto al 2019.
Il 39 per cento di quelli nella fascia di reddito basso, che vivono con un reddito familiare di 40.000 dollari o meno, ha dichiarato di aver perso il lavoro.
C’è stato un aumento del 53 per cento degli omicidi da giugno ad agosto, con picchi relativi ad abusi domestici, tra cui, ad esempio, un aumento del 25 per cento delle chiamate a un ente di beneficenza del Regno Unito per gli abusi in famiglia.
Uno studio pubblicato a luglio dalla Heritage Foundation ha rilevato che i lockdown draconiani del tipo adottato in molti stati americani sono meno efficaci nel combattere il COVID-19 rispetto alle strategie più strettamente dirette a coloro che sono maggiormente a rischio.
Con la consapevolezza che “la possibilità di morte dovuta al COVID-19 è più di mille volte superiore nei vecchi e nei malati rispetto ai giovani e che “man mano che aumenta l’immunità nella popolazione, il rischio di infezione per tutti – compresi i più vulnerabili – diminuisce” dato che la popolazione si sposta verso “l’immunità di gregge”, decine di migliaia di medici e scienziati della sanità pubblica e sostengono invece questo approccio più strettamente mirato che chiamano “Focused Protection” (protezione mirata).
Questa valutazione presentata nella Dichiarazione di Great Barrington (pubblicata in italiano qui) adotta come obiettivo centrale la protezione dei soggetti vulnerabili, mentre coloro che non rientrano in questa categoria dovrebbero “essere immediatamente autorizzati a riprendere la vita normale”. Secondo il loro giudizio professionale, questo è “l’approccio migliore che bilancia rischi e benefici del raggiungimento dell’immunità di gregge“, e quindi la protezione dell’intera popolazione dagli effetti nefasti del virus e delle draconiane misure di lockdown.
Mentre la Svizzera procede sulla via del referendum, lo fa come una delle più antiche democrazie del mondo, con una costituzione che enfatizza la libertà individuale, poiché si impegna a “proteggere la libertà e i diritti del popolo”.
Con la sua disposizione sulla democrazia diretta, la Svizzera indice ogni anno molteplici referendum su ogni tipo di argomento. Lo scorso marzo, però, mentre si avvicinavano al loro “momento Brexit” con un voto nazionale volto a ridurre i rapporti della nazione con l’Unione europea, il governo ha annullato il voto e sospeso le campagne per altri referendum a causa delle misure di limitazione della pandemia. Come concluse allora la Reuters, “la tradizione di democrazia diretta del Paese è stata vittima dell’epidemia“.
Link: www.lifesitenews.com
Traduzione di Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte
Hanno imposto la chiusura di negozi che vendono prodotti “non essenziali”, limitato gli incontri privati a cinque persone e ordinato alle aziende di chiedere ai dipendenti di lavorare da casa, ove possibile, o di far indossare mascherine al personale. Hanno anche prolungato la chiusura dei ristoranti, oltre che dei siti culturali e sportivi, fino alla fine di febbraio, riferisce la Reuters.
Christoph Pfluger, membro del consiglio di amministrazione di Amici della Costituzione, ha dichiarato che il gruppo ritiene che il governo stia “approfittando della pandemia per aumentare il controllo e ridurre la democrazia”.
Il gruppo ha anche affermato che la legge COVID-19 è “sproporzionata” e “manifestamente inefficace”, mentre altri hanno sostenuto che dà al governo troppo potere per imporre un “sistema obbligatorio di vaccini insufficientemente testati”.
Secondo quanto riporta The Local, Pfluger ha detto: “Il successo del referendum costituirebbe un invito alle autorità ad esercitare la massima cautela nella campagna di vaccinazione e anche a imporre una moratoria“.
Questo dibattito in Svizzera si inserisce nel quadro di diversi studi che confermano il danno sproporzionato arrecato agli individui e alla società nel suo complesso dall’attuazione delle misure di blocco.
La rivista Newsweek ha recentemente pubblicato uno studio dell’Università di Stanford (pubblicato in italiano qui) che ha concluso di non poter “trovare un chiaro e significativo effetto benefico” delle misure di blocco “sulla diffusione dei casi in qualsiasi Paese”. In effetti, lo studio ha affermato che i lockdown draconiani possono di fatto aumentare i tassi di infezione.
Tre professori sono giunti a questa stessa conclusione lo scorso autunno quando hanno scritto: “Se l’isolamento ha davvero modificato il corso di questa pandemia, allora il conteggio dei casi di coronavirus avrebbe dovuto chiaramente diminuire quando e dove l’isolamento ha avuto luogo. L’effetto avrebbe dovuto essere ovvio … A giudicare dalle prove, la risposta è chiara: l’isolamento obbligatorio ha avuto poco effetto sulla diffusione del coronavirus“.
Un altro rapporto pubblicato a novembre sottolinea l’incommensurabile danno inflitto dalle misure di lockdown nei settori della salute mentale, dell’economia, della disoccupazione, della criminalità e dell’istruzione. Questi includono un raddoppio delle tendenze suicide nel complesso, con un enorme numero di giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni che a fine giugno hanno riferito di aver avuto idee suicide. A quel tempo, il 40 per cento degli adulti americani aveva dichiarato di avere problemi di salute mentale. I sintomi dell’ansia erano triplicati e quelli della depressione erano quadruplicati rispetto ai dati del 2019.
Le visite al pronto soccorso legate a problemi di salute mentale sono aumentate del 24% per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni e del 31% per quelli tra i 12 e i 17 anni, rispetto al 2019.
Il 39 per cento di quelli nella fascia di reddito basso, che vivono con un reddito familiare di 40.000 dollari o meno, ha dichiarato di aver perso il lavoro.
C’è stato un aumento del 53 per cento degli omicidi da giugno ad agosto, con picchi relativi ad abusi domestici, tra cui, ad esempio, un aumento del 25 per cento delle chiamate a un ente di beneficenza del Regno Unito per gli abusi in famiglia.
Uno studio pubblicato a luglio dalla Heritage Foundation ha rilevato che i lockdown draconiani del tipo adottato in molti stati americani sono meno efficaci nel combattere il COVID-19 rispetto alle strategie più strettamente dirette a coloro che sono maggiormente a rischio.
Con la consapevolezza che “la possibilità di morte dovuta al COVID-19 è più di mille volte superiore nei vecchi e nei malati rispetto ai giovani e che “man mano che aumenta l’immunità nella popolazione, il rischio di infezione per tutti – compresi i più vulnerabili – diminuisce” dato che la popolazione si sposta verso “l’immunità di gregge”, decine di migliaia di medici e scienziati della sanità pubblica e sostengono invece questo approccio più strettamente mirato che chiamano “Focused Protection” (protezione mirata).
Questa valutazione presentata nella Dichiarazione di Great Barrington (pubblicata in italiano qui) adotta come obiettivo centrale la protezione dei soggetti vulnerabili, mentre coloro che non rientrano in questa categoria dovrebbero “essere immediatamente autorizzati a riprendere la vita normale”. Secondo il loro giudizio professionale, questo è “l’approccio migliore che bilancia rischi e benefici del raggiungimento dell’immunità di gregge“, e quindi la protezione dell’intera popolazione dagli effetti nefasti del virus e delle draconiane misure di lockdown.
Mentre la Svizzera procede sulla via del referendum, lo fa come una delle più antiche democrazie del mondo, con una costituzione che enfatizza la libertà individuale, poiché si impegna a “proteggere la libertà e i diritti del popolo”.
Con la sua disposizione sulla democrazia diretta, la Svizzera indice ogni anno molteplici referendum su ogni tipo di argomento. Lo scorso marzo, però, mentre si avvicinavano al loro “momento Brexit” con un voto nazionale volto a ridurre i rapporti della nazione con l’Unione europea, il governo ha annullato il voto e sospeso le campagne per altri referendum a causa delle misure di limitazione della pandemia. Come concluse allora la Reuters, “la tradizione di democrazia diretta del Paese è stata vittima dell’epidemia“.
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Traduzione di Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte
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