Una sonora bocciatura ai vaccini anti Covid-19 arriva nientemeno che dall’autorevole Financial Times, foglio non sospetto di simpatie bolsceviche. Né tantomeno anti vax.
Un lungo editoriale-inchiesta del 6 gennaio, infatti, è destinato a far discutere molto e, soprattutto, a gettare scompiglio tra i governi alla frenetica caccia dei vaccini.
L’allarme arriva proprio da quel settore medico-infermieristico che non solo è tenuto a vaccinarsi in primissima battuta, ma deve provvedere alla somministrazione di quei vaccini (in cui per buona parte non ha fiducia) nelle vene dei cittadini.
Il prestigioso quotidiano britannico ha raccolto una serie di sondaggi in mezza Europa e pareri eccellenti. Ne esce fuori un quadro desolante, destinato a scoraggiare chi abbia anche solo lontanamente in testa di rendere obbligatori i vaccini anti coronavirus, ed anche coloro che si augurano di raggiungere la tanta sospirata immunità di gregge.
Se il buongiorno si vede dal mattino, è notte nera e profonda. Perché un forte no ai vaccini arriva proprio da chi opera nelle strutture ospedaliere, in quei presidi sanitari deputati in primis all’inoculazione delle taumaturgiche pozioni.
Procediamo con ordine e scorriamo in rapida carrellata le percentuali degli eloquenti sondaggi.
Partiamo dalla Germania e dai dati raccolti dall’Università di Erfurt. In primavera, a pochi mesi dallo scoppio della pandemia, ben il 79 per cento degli operatori nel mondo sanitario si dichiarava favorevole al vaccino, per gli altri e anche, ovviamente, per sé. Pochi mesi dopo, a settembre, la quota si è drasticamente ridotta, passando al 56 per cento. L’ultima rilevazione è di metà dicembre 2020, meno di un mese fa: ebbene, la metà del personale infermieristico, circa il 50 per cento, dice no (per sé) ai vaccini, a fronte di un quarto (circa il 25 per cento) dei medici.
A questo punto, il segretario generale della Società tedesca per la terapia intensiva e la medicina d’urgenza, U. Janssens, dichiara ai media di voler condurre una propria indagine, essendo rimasto choccato dai pareri espressi da tanti suoi colleghi e da moltissimi infermieri: preoccupati, soprattutto, degli effetti collaterali che potranno essere indotti dall’utilizzo della nuova tecnologia vaccinale, tutta basata (sia quella di Pfizer che quella di Moderna) sul meccanismo dell’mRNA messaggero, che incide direttamente sulla sfera genetica.
Dal canto suo, il Governatore della Baviera, Markus Soder, è convinto che sia necessaria una potente campagna pubblicitaria per sollecitare i cittadini all’uso dei vaccini.
Non è finita. Il ministro tedesco della salute, Jesus Spahn, ricorda come del resto anche i tradizionali vaccini anti inti-influenzali risultano, tra i medici, “purtroppo molto, molto al di sotto della media”.
Teniamo presente – in tutto questo contesto – che il primo vaccino anti Covid-19 al mondo, quello griffato Pfizer, è prodotto in partnership con BioNTech: una sigla tutta tedesca, fondata da un turco presto trapiantato in Germania. Tutto detto.
Vediamo cosa succede negli altri paesi UE, sempre stando all’inchiesta pubblicata dal Financial Times.
Nella vicina Austria la situazione non è molto diversa. Secondo i dati forniti dalla prima tivvù pubblica, solo la metà del personale infermieristico delle strutture sanitarie nella regione di Voralberg si dichiara a favore del vaccino.
In Francia è stata appena effettuata una rilevazione IPSOS, i cui risultati sono riportati dal Financial Times: a fine dicembre appena il 40 per cento degli intervistati dà il suo ok al vaccino; mentre ad ottobre la percentuale era pari al 54 per cento e ad agosto al 59 per cento. Un crollo di fiducia nei vaccini progressivo.
Passiamo agli Stati Uniti. Un sondaggio di dicembre elaborato dal think tank specializzato in campo sanitario, la ‘Kaiser Family Foundation’, ha registrato come il 29 per cento degli operatori sanitari a stelle e strisce si dichiara contro l’uso del vaccino anti Covid-19.
Scrive il Financial Times: “Le prime settimane di introduzione del vaccino negli Usa indicano che il personale delle case di cura è particolarmente riluttante ad essere vaccinato”.
La percentuale è pari addirittura al 60 per cento nell’Ohio, dove il governatore, Mike DeWine, si dichiara profondamente “turbato” dall’esito del sondaggio e di quanto potrà succedere nei prossimi mesi.