I monaci seguaci di Pietro da Morrone, verso la fine del XIII secolo, condotti dal “famulo” (discepolo e biografo) di Celestino V “Fra’ Bartolomeo da Trasacco” trasformarono una precedente cella eremitica del Sirente in un monastero celestiniano dedicato a San Marco. Il monastero venne in seguito abbandonato con il trasferimento dei monaci nel nuovo monastero di “Sancti Marci in fuce”, realizzato per volere del conte di Celano Pietro, figlio di Ruggero I, attaccato alla chiesetta di “Santa Maria intra Fauces” dentro le Gole di Aielli-Celano, sopra la Fonte degli innamorati. Il monastero di Sancti Marci in Fuce, venne in seguito chiamato di “San Marco” per la presenza di una cappelletta all’interno della vicina chiesetta di Santa Maria intra Fauces (poi chiamata San Marco) dedicata a San Marco. (Pietrantoni 1988). I ruderi sono circondati da una fitta boscaglia di carpino nero, ornielli e roverelle, sopra le Gole di Aielli Celano su un gradone roccioso sulla destra orografica del Rio Foce, a quota 1160 m, in tenimento del Comune di Celano, a circa 160 m. a Sud del confine territoriale di Ovindoli ed a pochi metri ad Ovest del confine con Aielli. Dalla sottostante Fonte degli Innamorati si trovano a circa 400 m. in linea d’aria. Le coordinate UTM approssimate al decametro sono: 33 T UG 8210064200 (ED 1950). (Riccardo Bruno 2014). Il complesso monastico e la chiesa rupestre si presentano allungati per oltre 50 metri sopra un gradone roccioso a strapiombo sul rio Foce, con mura in opera incerta medievale. L’ingresso rettangolare (1,80 m.) è difeso sul lato sinistro da una “arciera” (sottile feritoia verticale, strombata internamente), mentre sopra il portale si notano le imposte di una finestra. Nell’interno si riconoscono due ambienti comunicanti: il primo di passaggio, probabilmente porticato verso il torrente; il secondo impostato sulla parete rocciosa dove si notano ancora i fori rettangoli per l’alloggiamento delle travature del soffitto e del pavimento superiore, visto che il monastero doveva elevarsi per due piani. Il muro di divisione fra i due ambienti presenta una porta (1,60 m.) e una rientranza dotata di finestra larga 70 cm. Il monastero termina sui contrafforti a gradone della chiesetta di S. Maria intra Fauces, chiesa rupestre (attestata per la prima volta nel 1239) con abside ricavato sulla parete rocciosa su cui si notano miseri residui di affreschi ed un gradone di fondo su cui si impostava la volta. (Giuseppe Grossi 2000). In una rientranza dell’imponente parete rocciosa, quasi a protezione, una targa con una scritta colpisce il visitatore “In memoria di Mario Speranza deceduto in questa valle il 22 luglio 1951”. Mario Speranza era un noto avvocato aquilano, padre di Paola Speranza moglie dell’Onorevole Lorenzo Natali politico e partigiano, più volte ministro e commissario europeo. Il monastero fu abbandonato quando i Celestini si trasferirono a Celano nella nuova sede del Palazzo comitale (S. Michele Arcangelo) messo a disposizione dal Conte di Celano Pietro. Nei secoli successivi il monastero rupestre continuò ad essere proprietà dei Celestini fino al suo abbandono nel corso del Seicento. E’ della fine del secolo XVII l’ultima notizia della utilizzazione della piccola chiesa rupestre (“Cappella di S. Marco“) utilizzata per processioni penitenziali dagli abitanti di Rovere. A partire dal 12 ottobre del 2007 la Sottosezione CAI di Celano ha intrapreso una serie di interventi che hanno valorizzato il sito: il taglio delle siepi e sfalcio delle erbe infestanti; la potatura delle piante presenti in sito; la sistemazione del sentiero di accesso; la posa in opera di una staccionata di protezione sul lato esposto al rio Foce; la posa in opera di frecce segnaletiche e tabelle descrittive del luogo, oltre alla manutenzione del sentiero di accesso e il ripristino del collegamento con il rio Foce nel tratto accessibile esclusivamente ad alpinisti. I lavori hanno portato anche alla scoperta di un imponente e lungo muro in pietra che fu costruito dal greto del torrente a protezione e per ampliare tutto il gradone che ospita il complesso monastico. Il fine preposto è stato quello di riportare alla luce un sito di particolare interesse storico-culturale e naturalistico senza intaccare assolutamente i resti murari. Il progetto è stato realizzato in accordo e in collaborazione con l’Ente Parco Regionale Sirente Velino, il Comune di Celano, il Corpo Forestale dello Stato Stazione di Celano e Sovrintendenza ai B. A. P. di l’Aquila. Attualmente è possibile godere di una balconata naturale sul tratto sicuramente più selvaggio delle Gole. Dopo oltre 10 anni di chiusura, le Gole di Aielli-Celano sono state riaperte al pubblico per interessamento dei sindaci dei Comuni di Celano, Aielli e Ovindoli. Erano state chiuse il 25 febbraio 2010 dal Commissario prefettizio di Celano Mauro Passerotti per un potenziale pericolo in una delle zone che interessa la cima del versante destro del Monte Tino che si affaccia sulle Gole. I ruderi dell’antico monastero si possono raggiungere partendo da Celano, oppure da Ovindoli. Per chi parte da Celano l’escursione è sicuramente più suggestiva e piacevole. Il sentiero CAI n. 12, chiuso da pareti alte più di un centinaio di metri dominate dalle vette della Serra di Celano e dai contrafforti del Sirente e dei monti Etra e Savina, attraversa la parte più spettacolare della forra. Chi parte da Ovindoli ha modo di apprezzare passo dopo passo, lungo un ripido sentiero, i sorprendenti mutamenti di paesaggio fino ad arrivare al tratto più selvaggio dove l’orizzonte si apre sulla grande piana del Fucino. DA CELANO: usciti dal casello della A 25 Aielli-Celano si segue la statale 5 bis e subito dopo il ponte sul torrente rio Foce, un grosso cartello invita a svoltare a destra per imboccare una sterrata che porta in pochi minuti al piazzale sterrato all’ingresso delle Gole, a quota 780, dove si lascia la macchina. Si percorre il classico sentiero CAI n. 12 della traversata delle Gole, si oltrepassa la traccia sulla destra che porta alla Fonte degli Innamorati, e dopo un bel tratto in salita si prende il sentiero sulla destra; dal piazzale sono circa 5 km di percorso e 400 m. di dislivello positivo per un tempo di percorrenza di 2 ore. DA OVINDOLI: si prende la strada che si inoltra nella valle d’Arano, all’altezza del ponticello dove c’è la biforcazione per i prati del Sirente è obbligatorio parcheggiare le auto. Si prosegue a piedi e dopo circa 3 km. In fondo alla valle, inizia il sentiero che attraversa le Fosse di San Marco. Dopo un tratto in falsopiano inizia la ripida discesa a due terzi della quale si incrocia il sentiero sulla sinistra che dopo alcune centinaia di metri porta alle rovine del Convento. Occorrono circa 40 minuti da dove si lasciano le macchine per arrivare all’inizio del sentiero ed ulteriori 40 minuti per arrivare al Convento. Il luogo prossimo al monastero è stato munito di cartelli segna-sentiero che riportano le notizie reso più sicuro e raggiungibile con l’installazione di una staccionata parapetto sopra lo strapiombo che si affaccia lungo il rio Foce. A tutti gli escursionisti che intendono raggiungere il luogo, sempre nel pieno rispetto della natura, si consiglia di munirsi di scarpe da trekking, indumenti adatti per la montagna e caschetto di protezione. L’escursione, che non va mai svolta dopo una pioggia che rende scivolosi i massi, è molto più pericolosa al momento del disgelo quando il canyon è percorso da un impetuoso torrente. |
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