mercoledì 8 aprile 2020

Covid 19 – Le Oscure Vie Del Tampone


Paziente uno dove sei? Da dove arrivi veramente? Nessuno più sembra interrogarsi sull’originaria fonte di contagio che ha sterminato gli abitanti delle province di Bergamo, Brescia, Cremona e città limitrofe. Se non per la bella notizia, arrivata qualche ora fa, che è nata la bambina di Mattia, considerato da sempre il “paziente uno”. Lo ricorderete, quel trentottenne alto e robusto di Codogno, che avrebbe infettato la Lombardia e l’Italia intera per essere andato a cena con un collega di ritorno da un viaggio d’affari in Cina.

Un reparto di terapia intensiva
Ma sono davvero andate così le cose? E la leggenda, in qualche modo ormai rassicurante, sul “portatore sano” del virus (l’amico di Mattia tornato dalla Cina, sulla cui identità e sul cui destino mancano notizie), basta a spiegare ciò che finora rimane avvolto da un macabro, pesante mistero, e cioè l’esplosione, in quelle produttive e ordinate province lombarde, dotate di presidi sanitari all’avanguardia in Europa, di un contagio che non ha e non avrà mai uguali, per numero di infetti e di deceduti, in nessun’altra parte del mondo intero?
Di sicuro, dati alla mano, Brescia resta uno dei tragici focolai della malattia, con 1.753 morti (ad oggi, 8 aprile) dall’inizio dell’epidemia, di cui 58 solo nelle ultime 24 ore: un boom di contagi sulle cui cause nessuno ha saputo finora offrire una spiegazione logica, o quanto meno accettabile. E nel giorno in cui finalmente la Procura di Bergamo – notizia di questi ultimi minuti – apre un’inchiesta per accertare quali siano state le cause effettive della strage in zona, gli interrogativi sono sempre più legittimi.

Ma davvero questa ecatombe può essere dipesa solo dall’amico dell’atleta Mattia?
E quali imprese locali avevano – ed hanno – intensi rapporti commerciali pressoché quotidiani con la Cina, o addirittura imponenti filiali laggiù?

La sede della Copan a Brescia
La risposta, per chi ha seguito attentamente l’andamento da brivido dell’epidemia in Italia, è scontata. Dal punto di vista delle localizzazioni, è Brescia il quartier generale della Copan, l’unica multinazionale che, grazie ad uno straordinario brevetto registrato nel 2004, fornisce tamponi per analisi virologiche in tutto il mondo. Compresa la Cina, dove l’azienda ha una sede stabile da anni a Shangai (oltre a quelle in Giappone, Stati Uniti e Porto Rico). Ed è proprio attraverso quel materiale brevettato che ogni tampone effettuato consente di raccogliere fino all’80 per cento in più di materiale biologico potenzialmente infetto da analizzare.
La Copan di Brescia, diciamolo subito, è un’azienda modello, autentico vanto del nostro Paese. Una di quelle imprese nate dalla tenace passione di un industriale locale, Giorgio Triva, tanto lungimirante da aver intuito già venti e passa anni fa le potenzialità di sviluppare la ricerca nel settore delle più avanzate analisi di laboratorio, sbaragliando poi, grazie al brevetto sui tamponi, ogni possibile competitor anche su scala internazionale.

IL FANTASMA DI HEILBRON
L’exploit arriva nel 2011 quando la tragica scomparsa della piccola Yara Gambirasio da Brembate di Sopra fa balzare la Val Seriana sui media di mezzo mondo e il pm di Bergamo Letizia Ruggeri decide di far “tamponare” mezza Lombardia (oltre 18.000 persone) per cercare l’inafferrabile “Ignoto 1”. Ruggeri affida alla Copan di Brescia l’incarico di fornire i tamponi, costati allo Stato italiano quasi tre milioni di euro.

Il pm del caso Yara, Letizia Ruggeri
In un articolo dell’epoca pubblicato sul periodico online linkiesta, per spiegare quanto risultino delicate simili analisi, si ricorda che negli anni novanta investigatori di mezza Europa erano all’inseguimento del serial killer soprannominato il “Fantasma di Heilbron”, il cui Dna fu repertato in diversi omicidi e rapine tra Austria, Francia e Germania. Ma «solo nel 2009 si scoprì che i tamponi di cotone usati per il prelievo del Dna dalle scene del crimine, prodotti tutti da una stessa ditta in cui erano impiegate donne dell’Europa dell’Est, non erano conformi agli standard e quindi il Dna delle lavoratrici, che si era sparso per tutta Europa veicolato da quei tamponi, combaciava con quello fantasma».
«La soluzione del mistero – chiariva a luglio 2017 il Corriere della Sera – è a un tratto lampante: dietro la donna senza volto, in realtà, si nasconde un caso di materiale contaminato… La polizia svolge nuovi test. In poche settimane il fantasma di Heilbronn ha finalmente un nome e un volto, ma non sono quelli di un serial killer. È l’ignara impiegata di una fabbrica di cotton fioc, che aveva contaminato con il suo Dna decine di tamponi, destinati alle polizie scientifiche di mezza Europa. “Avevano un doppio incarto, pensavamo che fossero la Mercedes dei tamponi”, dirà alla Bild un investigatore incredulo».

Ecco, quello che vale la pena di domandarci ora è se non possa essere accaduto involontariamente qualcosa di simile a Brescia, dove il colosso Copan presumibilmente intrattiene di regola scambi continui con la filiale cinese.
«La Copan – scrive lo scorso 2 marzo il Giornale di Brescia – con sedi a Shanghai (Cina), a Kobe (Giappone), a Murrieta (California) e Aguadilla (Porto Rico), già da fine gennaio si era impegnata nella consegna dei suoi tamponi in Oriente per contrastare appunto l’epidemia del coronavirus».


Lo stemma della Polizia cinese
A marzo l’azienda bresciana era peraltro già finita sui media per l’invio di una massiccia fornitura di tamponi agli Stati Uniti (partiti con voli militari dalla base Usa di Aviano), proprio mentre l’Italia e la Lombardia erano alla disperata ricerca di quei presidi sanitari. La Copan aveva tempestivamente risposto, spiegando che si trattava di una fornitura già da tempo commissionata e che ciò non avrebbe impedito il normale rifornimento alle aziende ospedaliere nostrane. Il che, a quanto risulta, si è puntualmente verificato, grazie anche ai ritmi contingentati del lavoro ed all’alta professionalità, sia del management che degli addetti. Con 110 milioni di fatturato, 450 addetti, di cui 300 donne, già prima che nel mondo divampasse la pandemia Copan produceva 250 milioni l’anno di tamponi per indagini patologiche forniti alle polizie di mezzo mondo. Comprese Scotland Yard, FBI e Jǐngchá, la Polizia della Repubblica Popolare Cinese.

martedì 7 aprile 2020

ELENCO ESERCENTI CHE HANNO ADERITO AI BUONI SPESA COVID-19


Posted: 05 Apr 2020 03:00 PM PDT
ELENCO ESERCENTI CHE HANNO ADERITO AI BUONI SPESA COVID-19
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lunedì 6 aprile 2020

“OZONO: POTENTE ALLEATO CONTRO I VIRUS. COSERIN ROME, ICLEA E MM FRATELLI MORGANTE SANIFICANO LA CASA DI SALUTE SANTA FILIPPA MARERI A MAGLIANO DEI MARSI - MarsicaWeb” più 1 altro/i articolo/i


OZONO: POTENTE ALLEATO CONTRO I VIRUS. COSERIN ROME, ICLEA E MM FRATELLI MORGANTE SANIFICANO LA CASA DI SALUTE SANTA FILIPPA MARERI A MAGLIANO DEI MARSI - MarsicaWeb
Posted: 05 Apr 2020 06:29 AM PDT
Tempi da Coronavirus: il punto di vista di Andrea Di Cintio di Euro-cash - MarsicaLive
Posted: 05 Apr 2020 12:00 AM PDT

domenica 5 aprile 2020

The Magliano Weekly 5 April 2020: Coronavirus, aiuti per fare la spesa. Il punto della situazione dei Comuni marsicani


The Magliano Weekly
Il Settimanale di Magliano de' Marsi
By malleani
 
Coronavirus, aiuti per fare la spesa. Il punto della situazione dei Comuni marsicani
terremarsicane­.it
Marsica – Sabato scorso è stato annunciato dal Premier Conte un nuovo decreto e un'ordinanza della Protezione Civile per far fronte ai gravi effetti economici della pandemia da Coronavirus. Un antici…
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sabato 4 aprile 2020

Blog Emanuela Orlandi: Eventi di Giugno 1983





Pubblicato un nuovo articolo nel Blog di Emanuela Orlandi 

Continua il diario degli eventi che hanno caratterizzato il 1983 relativamente alla sparizione di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori:

GIUGNO 1983




Buona lettura

venerdì 3 aprile 2020

Esclusivo / Ecco Il Maxi “Italian Village” Nel Cuore Di Wuhan


Pochi lo sanno, ma da pochi mesi è finita la realizzazione di un mega “Italian Village” nel cuore della Cina
Sapete dove? A Wuhan.
Ad animarlo centinaia di piccole imprese del made in Italy, impegnate nel progetto “Itaway” lanciato nel 2014 dal colosso giallo Greenland Group.
La notizia è sconvolgente, perché non è mai salita alla ribalta delle cronache di casa nostra, ben oscurata nei cassetti delle redazioni, mai trapelata. Pur se di iniziative, nel ricco cuore della Lombardia da cui proviene la gran parte delle aziende coinvolte nel maxi progetto, ne sono fiorite parecchi (e pubbliche) nei tanti mesi di preparazione.
Solo sporadiche news hanno fatto capolino.
Ultima, in ordine di tempo, quella pubblicata da Class Editori per inneggiare allo spirito ardimentoso delle imprese del Nord di casa nostra.
Leggiamo alcuni passaggi firmati da Sofia Ferigoli e datati 20 novembre 2019.

ROSE & FIORI, GERMOGLIA L’ITALIAN VILLAGE

La presentazione del progetto Italway, di cui vediamo in apertura il plastico
“Sarà un vero e proprio portale culturale e commerciale tra Cina e Italia. ‘Il primo di una lunga serie’, spiega Lui Song, presidente di Itaway, fondatore del progetto Italian Village di Wuhan, realizzato in collaborazione con il gruppo Greenland Holding. L’Italian Village sorgerà al centro di Greeland City, un mega progetto che prevede l’edificazione di un’intera società satellite per un’area complessiva di 5,6 chilometri quadrati, ispirata a modelli architettonici europei. Realizzata per una clientela appartenente ai ceti medio-alti, Greeland City avrà una propria economia che ruota attorno alla sinergia tra gli aspetti residenziale, turistico e commerciale. Itaway rappresenta la punta di diamante di questo investimento da 40 miliardi di yuan, oltre 5 miliardi di euro”.
Prosegue la narrazione di Sofia Ferigoli: “La scelta di rivolgersi per la ricerca commerciale ad aziende 100 per cento italiane con prodotti Made in Italy, unita alle architetture e alle atmosfere italiane, crea una sinergia per cui agli occhi del visitatore cinese la garanzia di ‘italianità’ del centro è data proprio dalle aziende e dai prodotti presenti”.
Ea ancora, scrive la reporter a novembre dello scorso anno, un mese e mezzo prima che scoppiasse la bomba del Covid 19.
“La scelta di aprire a Wuhan, piuttosto che alle (in Italia) più famose Shangai, Pechino, Shenzen non è dipesa dal caso: capoluogo della provincia dello Hubei, Wuhan conta più di 10 milioni di abitanti e rappresenta un hub fondamentale dove si concentrano economia, finanza, commercio, tecnologia, storia e cultura dell’intera Cina Centrale. Quando negli anni Trenta Shangai era chiamata la Parigi d’Oriente, Wuhan rivaleggiava in attrattiva ed era conosciuta come le Chicago della Cina, con importanti presenze straniere (tra cui anche una discreta presenza italiana)”.
Non è finita: “Ora Wuhan – descrive Ferigoli – nei piani del Governo cinese deve tornare ad essere la perla sul fiume Yangtze che la attraversa, e dovrà guidare lo sviluppo dell’economia di tutta le Cina Centrale. ‘Wuhan rappresenta per noi e per l’offerta che le piccole e medie imprese italiane possono proporre la città di partenza ideale’, spiega Liu. ‘Le condizioni locali tra la popolazione, pil pro-capite e infrastrutture hanno fatto di Wuhan il punto di partenza obbligato per questo progetto, che prevede anche l’apertura di altri due Italian Village entro 5 anni dalla nascita del primo. Se saranno sempre a Wuhan? Vedremo’”.
Sì, staremo a vedere. A meno che le autorità cinesi non temano – via italiani – il Coronavirus di ritorno…


Un quartiere di Wuhan
FLUSSI CONTINUI LUNGO L’ASSE CON WUHAN
Dunque, un maxi progetto che ha visto per anni mobilitarsi lungo l’asse con Wuhan un altrettanto maxi flusso di addetti ai lavori, piccoli imprenditori, tecnici, progettisti e via di questo passo. Persone, come detto, provenienti in gran parte dal cuore produttivo della Lombardia, province di Bergamo e Brescia in pole position.
Un flusso che si è svolto indisturbato fino allo scoppio dell’epidemia, quindi con ogni probabilità fino all’inizio di gennaio, quando le autorità cinesi hanno lanciato – con evidente ritardo – i primi allarmi.
Come mai – incredibile ma vero – nessuno ha mai parlato del mega progetto e dei suoi possibili riflessi?
Era stata del resto Itaway ad illustrare via internet il suo stesso progetto a metà 2018, per la precisione il 26 giugno, quando fa capolino in rete un articolo titolato “Wuhan chiama Italia: con ITAWAY Cina più vicina per imprenditori italiani”. Ne riportiamo qualche passaggio dedicato, in particolare, ad una ricostruzione storica del maxi progetto.
“Qui a Wuhan nasce il primo Italian Village, all’interno del progetto Itaway scaturito da una collaborazione con Tongling Dingling Business Co Ltd Greenland Holding Corp. (società con capitale di 20.000.000 di dollari a partecipazione statale, annoverata tre le più grandi società immobiliari cinesi) che mira a ristrutturare tre aree cittadine, tra cui la costruzione del grattacielo ‘636’ nella parte direzionale della città”.

NEL CUORE DELLA CORAZZATA GIALLA GREENLAND
E poi: “Nata nel 1992 per sviluppare il verde pubblico a Shangai, Greenland dal 2010 si occupa di sviluppo urbanistico e opera in vari paesi mentre su Wuhan sta sviluppando tre aree tra cui quella nel cuore economico della città con il grattacielo ‘637’ a 120 piani (secondo al mondo per altezza e dove Itaway disporrà di uffici direzionali), il parco tecnologico con il grattacielo ‘406’ e poi l’area di Hannan dove sorgerà nel 2019 il complesso commerciale Itaway, su una superficie lorda di 100.000 metri quadrati”.
Per la precisione, “il progetto Itaway è nato nel 2014 con lo scopo di cambiare totalmente l’approccio di molte aziende italiane nei confronti del mercato cinese. Il Centro Itaway costruito da Greenland parla italiano sin dalla progettazione. L’architetto Leonello Zago frequenta la Cina da circa 15 anni. In Cina coordina un gruppo di studio che lavora alla renderizzazione a ai controlli normativi, circa 50-60 persone”.
Pochissimi, quindi, a parlare dell’iniziativa. Da segnalare una mosca bianca, ossia la Confartigianato di Biella, che nella primavera 2019 segnalava l’inaugurazione. “Manca poco al completamento del primo Italian Village nato dalla collaborazione tra Itaway e il Gruppo cinese Greenland. Il 29 maggio, nella cornice dell’Hotel Primus a Wuhan si è tenuta la Cerimonia della Firma (le maiuscole sono contenute nel testo diramato da Confartigianato l’anno scorso, ndr) tra Itaway e la Confartigianato Impresa di Biella. L’evento si è svolto all’interno del complesso residenziale-commerciale ‘Greeland City’, realizzato dalla Greenland Holding Corp., una tra le prime 500 imprese più grandi al Mondo. Il progetto di Greenland City, al cui interno sorgerà l’Italian Village di Itaway, è uno dei fulcri attorno ai quali ruota lo sviluppo e la riqualificazione del distretto di Han-nan a Wuhan. Greenland City è pensata per ospitare 200-250 mila persone, per una città in fortissima crescita che si candida a diventare la Shangai della Cina Centrale”.
Qualche dato ancora su Greenland Holdings Corp. Ltd. Si tratta di uno “sviluppatore” immobiliare cinese quotato in borsa. A partire dal 2014, possiede beni e proprietà per circa 58 miliardi di dollari, non poco. Secondo alcune stime elaborate dalla super holding, nello stesso anno è diventato il più grande sviluppatore immobiliare al mondo per superficie coperta in costruzioni e ricavi di vendita.
Un anno cruciale, il 2014, visto che il suo raggio d’azione si è andato man mano sviluppando in mezzo mondo, con colossali investimenti negli Stati Uniti (in particolare a Los Angeles), in Europa (soprattutto a Londra), in Australia (Sidney), in Canada (Toronto).

giovedì 2 aprile 2020

"Magliano dei Marsi, allestito un bancoalimentare in favore delle fasce più deboli della popolazione" più 1 altro/i articolo/i


Magliano de' Marsi
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Magliano dei Marsi, allestito un bancoalimentare in favore delle fasce più deboli della popolazione
Magliano dei Marsi – L'Amministrazione comunale, con la collaborazione di Gvm Protezione Civile, Pro Loco Magliano Dei Marsi, FratresMagliano e ...
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