OZONO: POTENTE ALLEATO CONTRO I VIRUS. COSERIN ROME, ICLEA E MM FRATELLI MORGANTE SANIFICANO LA CASA DI SALUTE SANTA FILIPPA MARERI A MAGLIANO DEI MARSI - MarsicaWeb
Posted: 05 Apr 2020 06:29 AM PDT
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Tempi da Coronavirus: il punto di vista di Andrea Di Cintio di Euro-cash - MarsicaLive
Posted: 05 Apr 2020 12:00 AM PDT
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Magliano de' Marsi, comune della Marsica in provincia di L'Aquila (Unofficial Website)
lunedì 6 aprile 2020
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domenica 5 aprile 2020
The Magliano Weekly 5 April 2020: Coronavirus, aiuti per fare la spesa. Il punto della situazione dei Comuni marsicani
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sabato 4 aprile 2020
Blog Emanuela Orlandi: Eventi di Giugno 1983
Eventi di Giugno 1983
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venerdì 3 aprile 2020
Esclusivo / Ecco Il Maxi “Italian Village” Nel Cuore Di Wuhan
Pochi lo sanno, ma da pochi mesi è finita la realizzazione di un mega “Italian Village” nel cuore della Cina
Sapete dove? A Wuhan.
Ad animarlo centinaia di piccole imprese del made in Italy, impegnate nel progetto “Itaway” lanciato nel 2014 dal colosso giallo Greenland Group.
La notizia è sconvolgente, perché non è mai salita alla ribalta delle cronache di casa nostra, ben oscurata nei cassetti delle redazioni, mai trapelata. Pur se di iniziative, nel ricco cuore della Lombardia da cui proviene la gran parte delle aziende coinvolte nel maxi progetto, ne sono fiorite parecchi (e pubbliche) nei tanti mesi di preparazione.
Solo sporadiche news hanno fatto capolino.
Ultima, in ordine di tempo, quella pubblicata da Class Editori per inneggiare allo spirito ardimentoso delle imprese del Nord di casa nostra.
Leggiamo alcuni passaggi firmati da Sofia Ferigoli e datati 20 novembre 2019.
ROSE & FIORI, GERMOGLIA L’ITALIAN VILLAGE
“Sarà un vero e proprio portale culturale e commerciale tra Cina e Italia. ‘Il primo di una lunga serie’, spiega Lui Song, presidente di Itaway, fondatore del progetto Italian Village di Wuhan, realizzato in collaborazione con il gruppo Greenland Holding. L’Italian Village sorgerà al centro di Greeland City, un mega progetto che prevede l’edificazione di un’intera società satellite per un’area complessiva di 5,6 chilometri quadrati, ispirata a modelli architettonici europei. Realizzata per una clientela appartenente ai ceti medio-alti, Greeland City avrà una propria economia che ruota attorno alla sinergia tra gli aspetti residenziale, turistico e commerciale. Itaway rappresenta la punta di diamante di questo investimento da 40 miliardi di yuan, oltre 5 miliardi di euro”.
Prosegue la narrazione di Sofia Ferigoli: “La scelta di rivolgersi per la ricerca commerciale ad aziende 100 per cento italiane con prodotti Made in Italy, unita alle architetture e alle atmosfere italiane, crea una sinergia per cui agli occhi del visitatore cinese la garanzia di ‘italianità’ del centro è data proprio dalle aziende e dai prodotti presenti”.
Ea ancora, scrive la reporter a novembre dello scorso anno, un mese e mezzo prima che scoppiasse la bomba del Covid 19.
“La scelta di aprire a Wuhan, piuttosto che alle (in Italia) più famose Shangai, Pechino, Shenzen non è dipesa dal caso: capoluogo della provincia dello Hubei, Wuhan conta più di 10 milioni di abitanti e rappresenta un hub fondamentale dove si concentrano economia, finanza, commercio, tecnologia, storia e cultura dell’intera Cina Centrale. Quando negli anni Trenta Shangai era chiamata la Parigi d’Oriente, Wuhan rivaleggiava in attrattiva ed era conosciuta come le Chicago della Cina, con importanti presenze straniere (tra cui anche una discreta presenza italiana)”.
Non è finita: “Ora Wuhan – descrive Ferigoli – nei piani del Governo cinese deve tornare ad essere la perla sul fiume Yangtze che la attraversa, e dovrà guidare lo sviluppo dell’economia di tutta le Cina Centrale. ‘Wuhan rappresenta per noi e per l’offerta che le piccole e medie imprese italiane possono proporre la città di partenza ideale’, spiega Liu. ‘Le condizioni locali tra la popolazione, pil pro-capite e infrastrutture hanno fatto di Wuhan il punto di partenza obbligato per questo progetto, che prevede anche l’apertura di altri due Italian Village entro 5 anni dalla nascita del primo. Se saranno sempre a Wuhan? Vedremo’”.
Sì, staremo a vedere. A meno che le autorità cinesi non temano – via italiani – il Coronavirus di ritorno…
FLUSSI CONTINUI LUNGO L’ASSE CON WUHAN
Dunque, un maxi progetto che ha visto per anni mobilitarsi lungo l’asse con Wuhan un altrettanto maxi flusso di addetti ai lavori, piccoli imprenditori, tecnici, progettisti e via di questo passo. Persone, come detto, provenienti in gran parte dal cuore produttivo della Lombardia, province di Bergamo e Brescia in pole position.
Un flusso che si è svolto indisturbato fino allo scoppio dell’epidemia, quindi con ogni probabilità fino all’inizio di gennaio, quando le autorità cinesi hanno lanciato – con evidente ritardo – i primi allarmi.
Come mai – incredibile ma vero – nessuno ha mai parlato del mega progetto e dei suoi possibili riflessi?
Era stata del resto Itaway ad illustrare via internet il suo stesso progetto a metà 2018, per la precisione il 26 giugno, quando fa capolino in rete un articolo titolato “Wuhan chiama Italia: con ITAWAY Cina più vicina per imprenditori italiani”. Ne riportiamo qualche passaggio dedicato, in particolare, ad una ricostruzione storica del maxi progetto.
“Qui a Wuhan nasce il primo Italian Village, all’interno del progetto Itaway scaturito da una collaborazione con Tongling Dingling Business Co Ltd e Greenland Holding Corp. (società con capitale di 20.000.000 di dollari a partecipazione statale, annoverata tre le più grandi società immobiliari cinesi) che mira a ristrutturare tre aree cittadine, tra cui la costruzione del grattacielo ‘636’ nella parte direzionale della città”.
NEL CUORE DELLA CORAZZATA GIALLA GREENLAND
E poi: “Nata nel 1992 per sviluppare il verde pubblico a Shangai, Greenland dal 2010 si occupa di sviluppo urbanistico e opera in vari paesi mentre su Wuhan sta sviluppando tre aree tra cui quella nel cuore economico della città con il grattacielo ‘637’ a 120 piani (secondo al mondo per altezza e dove Itaway disporrà di uffici direzionali), il parco tecnologico con il grattacielo ‘406’ e poi l’area di Hannan dove sorgerà nel 2019 il complesso commerciale Itaway, su una superficie lorda di 100.000 metri quadrati”.
Per la precisione, “il progetto Itaway è nato nel 2014 con lo scopo di cambiare totalmente l’approccio di molte aziende italiane nei confronti del mercato cinese. Il Centro Itaway costruito da Greenland parla italiano sin dalla progettazione. L’architetto Leonello Zago frequenta la Cina da circa 15 anni. In Cina coordina un gruppo di studio che lavora alla renderizzazione a ai controlli normativi, circa 50-60 persone”.
Pochissimi, quindi, a parlare dell’iniziativa. Da segnalare una mosca bianca, ossia la Confartigianato di Biella, che nella primavera 2019 segnalava l’inaugurazione. “Manca poco al completamento del primo Italian Village nato dalla collaborazione tra Itaway e il Gruppo cinese Greenland. Il 29 maggio, nella cornice dell’Hotel Primus a Wuhan si è tenuta la Cerimonia della Firma (le maiuscole sono contenute nel testo diramato da Confartigianato l’anno scorso, ndr) tra Itaway e la Confartigianato Impresa di Biella. L’evento si è svolto all’interno del complesso residenziale-commerciale ‘Greeland City’, realizzato dalla Greenland Holding Corp., una tra le prime 500 imprese più grandi al Mondo. Il progetto di Greenland City, al cui interno sorgerà l’Italian Village di Itaway, è uno dei fulcri attorno ai quali ruota lo sviluppo e la riqualificazione del distretto di Han-nan a Wuhan. Greenland City è pensata per ospitare 200-250 mila persone, per una città in fortissima crescita che si candida a diventare la Shangai della Cina Centrale”.
Qualche dato ancora su Greenland Holdings Corp. Ltd. Si tratta di uno “sviluppatore” immobiliare cinese quotato in borsa. A partire dal 2014, possiede beni e proprietà per circa 58 miliardi di dollari, non poco. Secondo alcune stime elaborate dalla super holding, nello stesso anno è diventato il più grande sviluppatore immobiliare al mondo per superficie coperta in costruzioni e ricavi di vendita.
Un anno cruciale, il 2014, visto che il suo raggio d’azione si è andato man mano sviluppando in mezzo mondo, con colossali investimenti negli Stati Uniti (in particolare a Los Angeles), in Europa (soprattutto a Londra), in Australia (Sidney), in Canada (Toronto).
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mercoledì 1 aprile 2020
Tarro: Ok Vaccinazione Anti-Tbc Per Salvarci Dal Coronavirus
La gestione dell’emergenza Coronavirus? Autorità politiche e sanitarie italiane del tutto incapaci a fronteggiarla.
E se la curva dei contagi continuerà a scendere, sarà il caso di ripristinare la vaccinazione antitubercolosi di massa per salvarci, il prossimo anno, dagli assalti del micidiale organismo o da contagi di ritorno.
Seconda, esclusiva intervista alla Voce dal professor Giulio Tarro.
La notizia, dirompente, il professor Giulio Tarro l’aveva data per la prima volta in un’ intervista esclusiva alla Voce lo scorso lunedì 23 marzo, dal titolo “Coronavirus: ecco perché gli extracomunitari sono immuni – Parla Giulio Tarro”. E’ vero, affermava Tarro in risposta alle nostre domande, su una popolazione di oltre 5 milioni di extracomunitari residenti in Italia, non risulta essercene nessuno ricoverato negli ospedali italiani per coronavirus. Ci aveva spiegato anche il motivo: la maggior parte di loro è stato vaccinato contro la tubercolosi da meno di 20 anni, termine entro il quale quel vaccino perde la sua efficacia, come accade agli italiani, e agli occidentali in particolare i quali, anche se vaccinati contro la tbc, lo sono generalmente in età neonatale, quindi perdono l’immunità appena ventenni. Una spiegazione, quella del luminare, allievo di Sabin, che risponde anche alle domande sul perché i bambini sono fortunatamente risparmiati dagli attacchi del virus.
Passano solo tre giorni ed esce il quotidiano Libero che titola a tutta pagina: “Il virus scansa gli immigrati – Lo conferma il virologo Galli”. Che fa il quotidiano diretto da Vittorio Feltri? “Ruba” la notizia, intervista il professor Massimo Galli – che naturalmente conferma – e fa la “scoperta”, senza mai nominare né la Voce, né il professor Tarro. Peccato per loro che quell’intervista avesse fatto già il giro di tutte le redazioni e di tutti i social, con centinaia di retweet e commenti, in Italia e oltre.
A ruota sono arrivati altri “giornaloni”, dirette tv, speciali. E nemmeno uno che abbia avuto l’onestà di citare la prima fonte.
Oggi il professor Tarro fa di più e rilascia una seconda, ancor più esclusiva intervista alla Voce, in cui risponde ai quesiti assillanti scaturiti dalla prima.
Serve allora vaccinarsi contro la TBC adesso? E c’è stata negligenza da parte di chi, sul fronte della prima linea, magari conosceva questa notizia e non l’ha approfondita?
Andando anche oltre questi aspetti, nell’intervista che pubblichiamo il professor Tarro punta l’indice, severo, contro la pessima gestione dell’emergenza Covid 19 da parte della sanità e della politica italiana. Leggiamo, tutto d’un fiato.
Poi naturalmente aspettiamo cosa avranno da dire e da “imitare” Libero e i tanti altri che anche in questa circostanza si sono cimentati nella vecchia, becera abitudine di riprendere notizie di altri e lanciarle senza citare la fonte. Anche quando, come in questo caso, la fonte non è solo la Voce, ma uno scienziato due volte candidato al Premio Nobel, come Giulio Tarro.
Professor Tarro, dopo l’intervista che lei ha rilasciato alla Voce lunedì scorso, molti le chiedono: servirà a difenderci dal coronavirus, almeno per il prossimo anno, vaccinare contro la TBC gli italiani?
Sì, in base ai risultati che si osservano oggi negli extracomunitari, tutti vaccinati per la tubercolosi, sarebbe il caso di ripristinare la vaccinazione antitubercolare.
Potrebbe servire fare questa vaccinazione adesso, nella fase attuale?
Se scende la curva dei contagiati presumibilmente no, altrimenti potrebbe essere una delle soluzioni.
Lei nell’intervista del 23 marzo ci ha detto che è stata riscontrata una relazione fra vaccino antinfluenzale e impennata di polmoniti da coronavirus tra i vaccinati. Può spiegarci meglio in cosa consiste? E’ pericoloso essere vaccinati contro l’influenza durante l’epidemia da Coronavirius?
Ci sono più fattori che possono aver interagito insieme e che spiegano la situazione. Si presume che i contatti con il virus cinese siano stati maggiori al Centro-Nord che non al Centro-Sud. A ciò si aggiunga la concomitanza delle situazioni ambientali e climatologiche, diverse fra Nord e Sud dell’Italia, arrivando addirittura ad ipotizzare che nel corso delle settimane si sia venuto a formare un coronavirus padano autoctono, diverso rispetto a quello cinese. Altre possibilità emergono dalle situazioni di Bergamo e Brescia soprattutto, dove si presume che la circolazione di altri virus possa aver facilitato l’azione del SARS-Cov-2. Il problema, però, è stato soprattutto a monte: e cioè il non avere sufficienti posti letto in terapia intensiva, occupati in massima parte già a causa dell’influenza annuale. Sembra che la vaccinazione antinfluenzale favorisca l’infezione da coronavirus, addirittura maggiore del 36% come comunicato da uno studio militare americano: https://www.disabledveterans.org/2020/03/11/flu-vaccine-increases-coronavirus-risk/. D’altra parte, dal momento che vi è stata una recente, emergente meningite, sono state vaccinate 34.000 persone tra Brescia e Bergamo. Vi è stata una pubblicazione di studiosi olandesi stampata da un giornale scientifico dell’Università di Cambridge in cui sia la malattia meningococcica che pneumociccica sono state associate con l’attività dei virus influenzali e di quello respiratorio sinciziale. L’Istituto Superiore della Sanità ha affermato di recente che sono pochi i morti per il coronavirus e che invece la maggior parte lo sono per altre patologie (cardiocircolatorie, tumorali, diabete, eccetera).
Ritiene possibile che qualcuno, fra le autorità sanitarie e politiche italiane, conoscesse già questa relazione fra vaccino antitubercolosi e coronavirus?
Dal momento che le attuali autorità politiche e sanitarie si sono dimostrate del tutto incapaci a governare l’epidemia, come possiamo pensare che siano a conoscenza di qualche nozione di base?
Possiamo escludere quindi che, anche all’estero, ci sia stato chi dolosamente ha tenuto nascosta la formidabile immunità rispetto al Corovavirus dei vaccinati in anni recenti contro la tubercolosi?
Non credo che ci sia stato dolo. D’altra parte sappiamo che il complesso primario (della TBC) è un valido sistema messo su dall’organismo per difendersi dal micobatterio della Tubercolosi, così come da altro.
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Casi De Mauro E Giuliano / Dopo 50 Anni Carte Desecretate
Ci sono voluti quasi 50 anni per conoscere il contenuto di quattro bollenti informative firmate nel 1971 dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e dal commissario di polizia Boris Giuliano, trucidati poi dalla “mafia”.
In quei documenti erano rappresentate le convinzioni, di tutta evidenza suffragate anche da prove, che dietro ai grandi omicidi di mafia ci fossero ben altre menti e, soprattutto, ben altri mandanti. Rimasti per mezzo secolo a volto coperto.
Adesso la verità viene a galla tramite quei rapporti, che la Commissione Antimafia solo ora rende noti.
Sorge subito spontanea la domanda. Perché tanto stupore? Non era noto a tutti, se non da 50 almeno da 30 anni, che la mafia è sempre stata la manovalanza, il braccio armato di certo potere politico? Che omicidi e stragi dei quali in alcuni casi sono stati trovati solo gli esecutori materiali, siano state in realtà volute a ben altri, e alti, livelli?
I rapporti, in particolare, riguardano gli omicidi del giornalista dell’Ora di Palermo Mauro De Mauro e del procuratore della repubblica Pietro Scaglione.
Il primo (che era a conoscenza di elementi strategici sull’assassinio del presidente dell’Eni Enrico Mattei) venne ucciso da Leoluca Bagarella il 21 luglio 1979; mentre il secondo da un commando di Cosa nostra il 3 settembre 1982, quando ricopriva la carica di prefetto a Palermo.
Nelle carte fanno capolino anche gli atti dinamitardi che si verificarono a Palermo nella notte del Capodanno 1971.
Ecco viene scritto in un dossier: “Fatti che non hanno precedenti nelle manifestazioni criminose dell’isola, perché paiono talmente aberranti da far ritenere che si agitino o si occultino a monte degli esecutori materiali grossissimi interessi ai quali non sarebbero estranei ambienti e personaggi legati al mondo politico ed economico-finanziario e che, in forma più o meno occultata, hanno fatto ricorso, dal dopoguerra in poi, a sodalizi di mafia per conseguire iniziali affermazioni nei più svariati settori, per garantire quanto via via acquisito, per speculare sugli ulteriori locupletamenti”.
Sorge spontaneo il gigantesco interrogativo: come mai la magistratura è stata solo (nel migliore dei casi) a guardare, ben conoscendo anch’essa quanto denunciato 50 anni fa da Dalla Chiesa e Giuliano?
Perché sono dovuti morire (fino ad oggi) invano due eroi come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone?
Perché un muro di gomma lungo mezzo secolo?
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