lunedì 1 aprile 2019

Re Perseo di Macedonia. Cronaca di un Re sconfitto ed imprigionato ad Alba Fucens

MAGLIANO DEI MARSI – La terra dei Marsi è stata solcata dai passi di uomini e donne che hanno reso grande la storia dell’umanità: vincitori e sconfitti, ricchi e poveri, sapienti ed ignoranti, tutti sono stati osservati dallo sguardo del monte Velino e cullati dal cuore della Marsica. In questo articolo vi  racconteremo le vicende di un re sconfitto, che forse qualcuno conosce già: re Perseo, l’ultimo sovrano di Macedonia. 

Perseo di Macedonia, figlio del re Filippo V – sconfitto nella battaglia di Cinoscefale (Grecia) nel 197 a.C dall’esercito della repubblica romana- apparteneva alla nobile casata degli Antigonidi, discendenti di Antioco I Monoftalmo generale di Alessandro Magno. Ma cosa c’entra questa figura storica con la Marsica? Per capire questo rapporto, dobbiamo portare la nostra memoria storica nella battaglia campale di Pidna, nel lontano anzi lontanissimo 168 a.C. Il sommo storico Tito Livio, nel capitolo VII del 45° libro della Storia di Roma dalla sua fondazione – in latino Ab Urbe Condita- scrive: “Perseo era a capo di quella guerra – la terza guerra macedonica- ne solamente lo rendeva illustre ed importante la sua fama e quella di suo padre e del nonno, ai quali apparteneva per cognome e per sangue. I quali avevano fatto, della Macedonia, il regno più importante del Mondo”. 



La battaglia, inizialmente stava volgendo a favore delle truppe macedoni con l’immortale falange creata da re Filippo II ed ampiamente utilizzata da suo figlio, Alessandro Magno. Plutarco, storico greco, nelle Vite Parallele, in particolare nella vita di Emilio Paolo, ricorda il grande eroismo delle truppe italiche proprio al servizio di Emilio Paolo. Sottolineando il coraggio dei Peligni e dei Marrucini – popolazioni abruzzesi- comandanti da Salvio. Nonostante la sconfitta quasi imminente, il console romano riuscì a trovare un punto debole nella falange: e lì lanciò i suoi legionari. Con i gladi ed il coraggio, sconfissero il prestigioso esercito macedone, facendo circa 20.000 vittime. Perseo venne sconfitto e fu costretto alla fuga. Catturato dai romani, il re sconfitto si lasciò cadere in gesti davvero poco regali. Il comportamento del sovrano sconfitto, ce lo ricorda sia Tito Livio sia Eutropio nel 4° libro del Breviarium, dove possiamo leggere un particolare finale della vicenda bellica: “Ma lui il console – Emilio Paolo- lo fece onorare come se non fosse stato mai vinto: che volendo quello – re Perseo- gettarsi ai piedi di lui, ma non lo permise e lo collocò accanto a sé”. Portato a Roma con la famiglia ed un gruppo di amici fidati, il re sconfitto venne scortato nella colonia latina di Alba Fucens per esser tenuto lì prigioniero. 



Jean-François-Pierre Peyron, Perseo di Macedonia inginocchiato di fronte a Emilio Paolo 

Sempre Plutarco, nella Vita di Emilio Paolo, ci racconta due particolari: il primo la presunta morte di Perseo e la seconda la sorte dei figli del sovrano. Nella prima parte lo storico greco scrive: “ nei confronti di Perseo, anche se ne commiserava la fortuna mutata ed era ben disposto ad aiutarlo, non trovò altro rimedio se non il trasferimento da quello che i Romani chiamano carcer in un luogo pulito e in una dimora più umana dove, sotto sorveglianza, come per la maggior parte è stato scritto, si lascio morire d’inedia; alcuni invece danno un racconto particolare e diverso della sua fine: gli uomini che lo sorvegliavano, lamentandosi di lui per qualcosa e presi dall’ira nei suoi confronti, dato che non potevano affliggerlo e maltrattarlo in altro modo, gli impedivano il sonno, facendo particolare attenzione ad ostacolare i momenti in cui si abbandonava al riposo e a tenerlo continuamente sveglio con ogni mezzo, fintanto che stremato da questa condotta morì”. Re Perseo morirà nel 166 a.C due anni dopo la sconfitta di Pidna. Nella seconda parte, riguardante i figli del re, racconta la vicenda di Alessandro: “Dicono che il terzo, Alessandro, fosse invece abile a lavorare a sbalzo e nell’intaglio, e che, avendo imparato a leggere e a parlare latino, ricoprì il ruolo di segretario dei magistrati, in quanto era valutato capace e bravo in questo tipo di servizio”. 

Una leggenda vuole, avvalorata anche da una forte tradizione orale, che i presunti resti della “tomba” del sovrano macedone fossero quelli che sorgono nel territorio di Magliano dei Marsi lungo la via Tiburtina Valeria.

Fonte:
www.marsica-web.it

domenica 31 marzo 2019

The Magliano Weekly is out! Edition of 31 March 2019


 Domenica 31 Marzo 
The Magliano Weekly
Il Settimanale di Magliano de' Marsi
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malleani
31 March 2019
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RE PERSEO DI MACEDONIA. CRONACA DI UN RE SCONFITTO ED IMPRIGIONATO AD ALBA FUCENS
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sabato 30 marzo 2019

“Avviso pubblico per contributi economici straordinari in favore di famiglie in difficoltà economica. Scadenza domanda ore 14,00 del 12 aprile 2019” più 1 altro/i articolo/i


Posted: 28 Mar 2019 04:00 PM PDT
Avviso pubblico per contributi economici straordinari in favore di famiglie in difficoltà economica. Scadenza domanda ore 14,00 del 12 aprile 2019. Avviso e schema domanda nel link. 
Terremoto in tempo reale INGV : scosse di oggi 28 marzo 2019 (ultimi terremoti, orario) - InMeteo
Posted: 28 Mar 2019 12:49 AM PDT
Terremoto in tempo reale INGV : scosse di oggi 28 marzo 2019 (ultimi terremoti, orario)  InMeteo
Terremoto in tempo reale, INGV / Ancora una lieve scossa nella notte avvertita sul litorale marchigiano, zona Fermo. Rilevate altre lievi scosse sull'Appennino ...

venerdì 29 marzo 2019

“AVVISO ASSEGNAZIONE TERRENI PER USO CIVICO DI PASCOLO - Scadenza domanda 11.04.2019” più 1 altro/i articolo/i


Posted: 28 Mar 2019 04:00 PM PDT
Si avvisa che fino al 11.04.2019 compreso, è possibile presentare la domanda per ottenere l'assegnazione in concessione di terreni gravati da uso civico per l'esercizio del pascolo. L'avviso, il regolamento, lo schema di domanda e la dichiarazione sono visibili e scaricabili nel link.   
Tolleranza zero a Magliano contro l’abbandono dei rifiuti, Amiconi: abbiamo a cuore il decoro del territorio - MarsicaLive
Posted: 21 Mar 2019 09:21 AM PDT
Tolleranza zero a Magliano contro l'abbandono dei rifiuti, Amiconi: abbiamo a cuore il decoro del territorio  MarsicaLive
Magliano dei Marsi. Tolleranza zero per chi non ha cura dell'ambiente, abbandonando in maniera indiscriminata ogni genere di rifiuto nel territorio di Magliano, ...

Il Corriere di Magliano is out! Edition of 29 marzo 2019


Venerdì 29 Marzo
Il Corriere di Magliano
Il quotidiano di Magliano de' Marsi, comune della Marsica nella provincia de L'Aquila, in Abruzzo.
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malleani
29 marzo 2019
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L'oro degli italiani? Non più, è della BCE. Parola di Draghi (grazie Valli e Zanni)
thumbnail scenarieconomici­.it - L'oro degli italiani ? Non più, più, ormai ha preso il volo.Lo afferma chiaramente Mario Draghi in una risposta scritta ad un'interrogazione dei deputati europei Marco Zanni e Marco Valli. In questa …
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giovedì 28 marzo 2019

Blog Emanuela Orlandi: “Emanuela Orlandi vittima di corruzione sessuale in Vaticano”. Intervista ad Alessandro Meluzzi




Pubblicato un nuovo articolo nel Blog di Emanuela Orlandi 

Il Vaticano ha raccolto l'istanza, sollevata dalla famiglia, dell'apertura di una tomba al Cimitero teutonico, che ha sede all'interno delle mura vaticane. «Ce ne stiamo occupando, troveremo il modo. Non posso dire di più», ha risposto il promotore di giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano.
Intanto, Alessandro Meluzzi spiega il suo punto di vista di criminologo e psichiatra sul caso di Emanuela Orlandi, uno dei più fitti misteri della storia recente dell'Italia:



Buona lettura

mercoledì 27 marzo 2019

La vedova di Chichiarelli: “Mio marito è stato ucciso perché sapeva”


di Raffaella Fanelli
“Ho visto mazzette e mazzette di soldi sparpagliate sul tavolo della sala… c’era una quantità enorme di banconote. E ho capito che Tony si era messo nei guai”. Chiara Zossolo è la vedova di Antonio Chichiarelli, il falsario coinvolto nelle vicende più oscure della nostra Repubblica. “Per lui era solo lavoro. Per gli altri, quelli che si sono serviti del suo talento, erano depistaggi. Mio marito è entrato in una storia sporca che non è riuscito a gestire”. La storia sporca del sequestro Moro. Del falso comunicato numero 7 attribuito alle Br ma in realtà confezionato da chi avrebbe dovuto salvare la vita dello statista. “Quando riportarono in televisione la notizia del lago della Duchessa, Tony sorrideva. Era riuscito a prendere in giro tutti. Il suo comunicato era perfetto, come i suoi quadri”. Per ben quarantotto ore polizia, carabinieri, esercito e vigili del fuoco setacciarono la zona e i fondali del lago della Duchessa, uno specchio d’acqua al confine tra Abruzzo e Lazio alla ricerca del corpo di Aldo Moro. L’Italia intera si fermò. In attesa. Ma il comunicato non era delle Brigate Rosse bensì di Tony Chichiarelli. “Mi disse che si era trattato di uno scherzo, che aveva scritto un comunicato brigatista falso per far correre la polizia su quel lago. Me lo confessò mentre la tv trasmetteva la notizia… e il lago della Duchessa è vicino a Magliano dei Marsi, il paese natale di Tony. In seguito, capii che si trattava di un lavoro commissionato”. Da chi, lo rivelerà  anni più tardi Steve Pieczenik, all’epoca capo dell’ufficio per la gestione del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato americano e uomo di fiducia di Henry Kissinger, chiamato a far parte del comitato di esperti istituito da Francesco Cossiga per far fronte all’emergenza. Steve Pieczenik, nel 2007, molto tempo dopo il caso Moro, dichiarerà che la sceneggiata era stata organizzata dai servizi segreti su suggerimento dell’unità di crisi capitanata da Cossiga. Di fatto quel falso comunicato servì a distogliere l’attenzione delle forze dell’ordine da Roma e questo consentì ai brigatisti di spostare Moro da una prigione all’altra.
Perché suo marito Antonio Chichiarelli si prestò a questa tragica farsa?
“Si trattò di un lavoro come un altro, commissionato e retribuito. Diverso da quello che era abituato a fare. Peraltro richiesto da gente perbene”.
A sapere tutto del falso comunicato e della scoperta “pilotata” di via Gradoli, era Mino Pecorelli che scrisse del sequestro Moro come di “una delle più grosse operazioni politiche compiute in un paese integrato nel sistema occidentale con l’obiettivo primario di allontanare il Pci dall’area del potere”. Su Op pubblicò in anticipo alcune lettere del leader democristiano. Da chi le aveva ottenute? Nel numero dell’11 aprile scrisse: “Veniamo informati da canali autorevoli che il Vaticano ha effettuato l’inizio concreto delle trattative”. Trattative smentite allora dalle fonti ufficiali e confermate solo nei primi anni ’90. Come lo aveva saputo? Il 18 aprile Pecorelli preannunciò la maledizione di Moro: “Il mio sangue ricada sulle teste di Cossiga e Zaccagnini”. Nel gennaio del 1979 accennò a Gladio e titolò “Vergogna buffoni!”, rivelando su Op quello che sarà scoperto soltanto anni più tardi: la presenza nel comitato d’emergenza dell’esperto americano Steve Pieczenik.
Antonio Chichiarelli le ha mai parlato del giornalista? Le disse di un loro incontro?
“Pecorelli non l’ho mai visto e non so se conoscesse o meno mio marito. Ma Tony rimase molto turbato dall’omicidio, lo apprezzava come giornalista perché denunciava le malefatte dei politici. E comunque a casa nostra non c’è mai stato, ricordo, invece, un uomo strano che venne a trovare Tony, mesi prima dell’omicidio Pecorelli. Era uno che parlava diverse lingue”.
Cosa sa del borsello lasciato sul taxi?
“Vidi mentre confezionava quelle schede… era arrabbiato per la morte del giornalista. Le aveva scritte di notte, non voleva farsi vedere da me. Sapeva che avremmo litigato, che ero contraria a quello che faceva e alle persone che frequentava”.
Il 14 aprile del 1979 due studenti americani trovarono un borsello di cuoio marrone sul sedile posteriore di un taxi. All’interno c’era un Beretta calibro 9 con caricatore vuoto, 11 proiettili calibro 7.65, una testina Ibm contrassegnata dalla sigla Light Italic 12 (stesso carattere usato dai brigatisti nei loro comunicati durante il sequestro Moro e stesso carattere usato da Chichiarelli per il falso comunicato del lago della Duchessa), due cubi flash per macchina fotografica Polaroid (che rimandano alle foto scattate ad Aldo Moro nella cosiddetta “prigione del popolo”), fazzolettini di carta marca Paloma (stessa marca di quelli trovati sul corpo di Aldo Moro), il frammento di un biglietto per il traghetto Villa San Giovanni-Messina e altro materiale, oltre a delle schede in fotocopia, una di queste relativa alla morte di Mino Pecorelli.
Tony potrebbe aver partecipato, in qualche modo, all’omicidio del giornalista?
“Non era un assassino. E non si interessava di politica. Non so perché abbia confezionato il materiale ritrovato in quel borsello. Durante il processo dissero che aveva seguito il giornalista, che era stato visto sotto il suo ufficio. Forse voleva solo parlargli… metterlo in guardia. Escludo che possa aver partecipato all’omicidio”.
Era legato alla banda della Magliana?
“Conosceva Massimo Sparti, uno che faceva documenti falsi. Tony faceva la stessa cosa. So che si rivolgevano a lui per avere patenti e passaporti… e che a Franco Giuseppucci, quello che chiamavano il Nero, regalò dei quadri. Si vedevano in un bar, in casa nostra quelli della Magliana non sono mai entrati”.
Frequentava via dei Volsci?
“Sì, forse aveva degli amici lì”.
Perché lasciare quelle schede?
“Tony non era una persona normale, era un matto. Ma un matto buono. A suo modo  voleva dare delle indicazioni. Con quel borsello sarebbe stato facile arrivare a lui, probabilmente voleva anche questo. Voleva essere interrogato”.
Il borsello fu consegnato ai carabinieri, al generale Antonio Cornacchia, ma il falsario non fu mai individuato e mai convocato. Almeno, non ufficialmente.
La notte fra il 23 e il 24 marzo 1984 con quattro complici Antonio Chichiarelli mise a segno una rapina da 35 miliardi di lire svuotando il deposito della Brink’s Securmark in via Aurelia. Sei mesi dopo, il 28 settembre 1984, fu assassinato mentre stava rientrando a casa insieme alla nuova compagna e al figlio di pochi mesi.
“La rapina alla Brink’s Securmark fu un ringraziamento, una sorta di regalia da parte di chi gli aveva commissionato certe particolari operazioni. È un fatto che dopo trentasette anni si può affermare tranquillamente, anche se non a  livello giudiziario”: cit. pag.10 Resoconto Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro seduta del 19 marzo 2015.
“Quella sera con Tony c’era Cristina – conclude Chiara Zossolo –  I nostri rapporti, nonostante la sua nuova storia, erano buoni. Della rapina appresi quando vidi le mazzette di soldi sul tavolo. Mi disse che era andato per prendere soldi ma che aveva trovato anche documenti. Nei mesi successivi anticipò 4 miliardi e mezzo di lire a tre fratelli proprietari di una fabbrica di cornici. Erano pieni di debiti e Tony si offrì di comprare le azioni dell’azienda, avrebbero ufficializzato l’acquisto da un notaio, da lì a poco, ma Tony fu ucciso. E quei soldi non furono mai più restituiti”.
L’omicidio di suo marito è rimasto irrisolto, come quello di Mino Pecorelli…
“Non so chi uccise Tony così come non so chi bruciò la mia casa. Era domenica, forse Pasqua o le Palme, era un giorno di festa ed ero al ristorante con i miei nipoti, per fortuna. Al mio rientro trovai vigili del fuoco e fumo. Della mia casa non si salvò niente…Tony era già stato ucciso e io avevo già testimoniato al processo di Perugia”.

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