Grifone protagonista della giornata FAI d'autunno nella Riserva ...
Posted: 13 Oct 2018 03:36 PM PDT
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Tornano le Giornate del Fai: alla scoperta dell'Abruzzo incontaminato
Posted: 13 Oct 2018 08:21 AM PDT
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Magliano de' Marsi, comune della Marsica in provincia di L'Aquila (Unofficial Website)
domenica 14 ottobre 2018
“Tornano le Giornate del Fai: alla scoperta dell'Abruzzo incontaminato” più 1 altro/i articolo/i
The Magliano Weekly is out! Edition of 14 October 2018
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sabato 13 ottobre 2018
“FAI, 12 borghi e 51 luoghi culturali da visitare” più 2 altro/i articolo/i
“Il Palazzo Ducale di Tagliacozzo: dalle origine ai nostri giorni ...
Posted: 13 Oct 2018 05:27 AM PDT
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FAI, 12 borghi e 51 luoghi culturali da visitare
Posted: 13 Oct 2018 12:36 AM PDT
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Sabato 13 ottobre a Magliano dei Marsi convegno sul “Sentiero ...
Posted: 12 Oct 2018 10:30 AM PDT
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GIORNALISMO D’INCHIESTA / IN ABRUZZO SI SPEGNE UN’ALTRA VOCE
Cala – speriamo solo per ora – il sipario su PrimaDaNoi, un eccellente quotidiano on line realizzato in Abruzzo e diretto da con passione, coraggio e professionalità da Alessandro Biancardi. Ne siamo profondamente dispiaciuti perchè rappresentava da anni un raro esempio di giornalismo investigativo autentico, capace di scavare e scovare nel marcio della malapolitica, di alzare gli altarini su affari, sigle e personaggi che la fanno da padrone nelle loro aree.
Proprio giorni fa rileggevamo una lunga e interessante inchiesta sulla Proger, una società d’ingegneria di origini pescaresi diventata leader in Italia: intrecci da brividi che anche la Voce ha sovente affrontato.
Ne hanno subito tante, i colleghi di PrimaDaNoi, sono stati attaccati per via giudiziaria dai poteri forti, hanno dovuto subire i morsi dalla giustizia che ti viene negata anche quando hai rispettato in pieno le regola del buon giornalismo, della deontologia, della massima professionalità. Eppure, chi è debole ormai sempre nelle aule giudiziarie, con sentenze civili velocissime, soccombe. Ed anche penali che oggi prevedono una straordinaria rapidità “d’esecuzione”, sparandoti addosso una provvisionale che si concede solo per reati gravissimi. Ebbene, noi della Voce ne abbiamo subite negli ultimi mesi 3 di identico tipo, 3 condanne a 7 mila euro ciascuna che sembrano fatte con lo stampino, e infatti sono firmate dalla stessa giudice.
Hanno deciso, di tutta evidenza, di sopprimere quel poco che resta di liberà di stampa per mano giudiziaria (oltre che economica: la pubblicità sempre più scarsa), di affossare una volta per tutte quel po’ di giornalismo d’inchiesta che dà fastidio al potere, impegnato ora – con manovre di depistaggio giudiziario – a non farci conoscere mai quali sono killer e mandanti dell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, chi ha messo quel tritolo in via D’Amelio.
Ben contenta la politica, vecchia e nuova, visto il prurito che il giornalismo, quello vero, ha suscitato tempo fa in un D’Alema, poi in un Renzi, ora in un Di Maio. Uniti nella lotta – lorsignori – ad evitare che si faccia luce sui buchi neri della nostra marcia Repubblica e ad affossare quel po’ di giornalismo che va a caccia non di fake news, ma di verità e giustizia.
In basso pubblichiamo la lettera di commiato del bravo direttore Biancardi.
Ma prima di salutarci volevamo segnalare un altro caso, stavolta nel giornalismo radiofonico “d’inchiesta”. E’ stato licenziato di punto in bianco David Gramiccioli, per diversi anni direttore di Colorsradio, una coraggiosa emittente romana che non aveva paura di affrontare i temi più bollenti, dalle mafie ai gialli e misteri d’Italia, dai traffici di monnezza al potere di Big Pharma.
E forse proprio le battaglie sui vaccini – uno dei business principali delle industrie farmaceutiche, per le quantità di prodotto smerciato, nonostante le smentite di scienziati taroccati – sono costate il lavoro a David, che dirige anche una compagnia teatrale di giornalismo d’inchiesta. Un forte in bocca al lupo a lui e a chi lo aiuta nel suo difficile lavoro di denuncia.
L’EDITORIALE DI ALESSANDRO BIANCARDI
COSÌ MUORE UN QUOTIDIANO
Quando le candeline diventano un cero: 26 settembre 2005-26 settembre 2018
Abruzzo. PrimaDaNoi.it si spegne. È l’annuncio che non avremmo mai voluto dare e che da anni abbiamo cercato di allontanare il più possibile, fino a quando resistere non è stato più sufficiente. Così siamo costretti a fermarci: da oggi non troverete più notizie aggiornate qui.
Il 26 settembre 2005 nasceva il primo quotidiano on line per la regione Abruzzo in un momento in cui la tecnologia era ancora una speranza da queste parti, appena prima dei grandi scandali e in un momento di forti cambiamenti.
Il 26 settembre 2018, 13 anni esatti dopo, dobbiamo fermarci perché non possiamo più garantire la sostenibilità del quotidiano e lo facciamo prima di contrarre debiti che non potremo onorare.
È la fine di un sogno che si è trasformato in un incubo, poiché spesso siamo diventati noi il nemico di troppi e il bersaglio da colpire.
PrimaDaNoi.it muore per asfissia lentissima: un quotidiano vive di pubblicità ma siamo stati bravini a raccogliere quella nazionale e pessimi a convincere gli imprenditori sotto casa. Chissà perché…
PrimaDaNoi.it muore per l’isolamento nel quale è stato relegato solo perché siamo stati “cattivi” con i potenti e qualche difficoltà (piccolissima) in questi lunghi anni gliela abbiamo pure creata.
PrimaDaNoi.it muore perché in questa terra, oggi, la verità, l’informazione, il giornalismo d’inchiesta non sono ritenuti ancora beni vitali dal cittadino comune.
E quindi è la fine di un ciclo, di una stagione della nostra vita e di qualcosa di impalpabile che c’è e che assomiglia, chissà, forse, ad un punto di riferimento o ad una boccata d’aria.
È molto probabile che tra un paio di mesi anche il sito, con i suoi 500mila articoli di cronaca e inchieste abruzzesi, svanirà nel cimitero digitale e non vi sarà più alcuna traccia di quello che è stato.
Per noi, però, non è una sconfitta: non siamo noi a perdere.
Noi siamo quelli che per 13 anni esatti hanno resistito ad ogni sorta di tempesta, sgambetto o tranello, che hanno nuotato sempre controcorrente (purtroppo) e hanno combattuto soli contro tutti.
E quello che non ti ammazza, ti spegne: anche se ci è riuscito solo ora.
Lo diciamo chiaramente e urlando perché rimanga agli atti: la fine di PrimaDaNoi.it è la prova inconfutabile che l’informazione libera, svincolata e indipendente davvero non può esistere, se non per poco.
I patti, invece, sono la via unica anche per un giornale di sopravvivere ed è proprio per questo che non si può essere “indipendenti”, come noi, da tutti; a qualcuno devi pur appoggiarti e fare qualche favore se vuoi che poi ti difenda.
Come direttore mi ritengo l’unico responsabile per aver sempre tenuto una linea editoriale intransigente, improntata solo all’interesse pubblico senza mai farci intralciare da quelli privati (nemmeno i nostri).
La mia è stata una leggerezza imperdonabile ma mai avrei potuto immaginare che il Paese fosse malato a tal punto da trasformare una così preziosa virtù in una sentenza di morte.
Come giornale abbiamo sempre seguito i più alti principi morali (dunque nulla di più antiquato e retrogrado) e certe cose si pagano, qui ed ora, a caro prezzo.
Quando abbiamo iniziato immaginavamo che sarebbe stato difficilissimo ma non conoscevamo certi biechi meccanismi e certi ingranaggi che poi ci hanno stritolato.
Mai avremmo potuto immaginare, per esempio, di inaugurare una nuova stagione di dittature e censure come quelle avviate dalle ignobili sentenze sul “diritto all’oblio” che, nel 2010, per primi al mondo, ci hanno colpito, e da allora e a causa di quelle decisioni, il declino è stato inesorabile e ancora più veloce.
Condannati per aver violato una legge che non c’è in nome della privacy che serve per censurare, intimorire e restituire la verginità a qualche delinquente che non ha imparato la lezione.
Siamo stati costretti dal “sistema” ad essere come un soldato in campo aperto senza difese, bersaglio facile da colpire e solo perché la “Giustizia” l’abbiamo incrociata pochissime volte.
Noi abbiamo cercato di difendere il vostro diritto di conoscere negando la cancellazione di articoli veri e mai diffamatori e ci siamo trovati contro prepotenti e giudici.
Per dirne una, c’è un tizio che da sette anni mi minaccia di morte e profetizza di lasciarmi in mutande: per fortuna si è avverata solo la seconda.
È stato un continuo e disgustoso tiro al piccione.
L’informazione seria e le inchieste giornalistiche hanno per noi un carattere sacrale ma costano tanti soldi, molta fatica e svariate conseguenze e noi, da soli, per questi anni ci siamo fatti carico di tutto questo ma ora non siamo più in grado di fronteggiare tutti i rovesci ed i guasti di un Paese degradato.
Non è sbagliato dire, dunque, che le istituzioni sono state complici della nostra condanna a morte.
Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito con assiduità, letto con attenzione, che hanno potuto sapere e scoprire l’Abruzzo in questi 13 anni.
Magari che hanno sperato con noi che le cose potessero migliorare.
Da oggi tutti quelli che pensavano a noi per denunciare qualcosa che loro non avevano il coraggio di fare dovranno rivolgersi altrove.
A quelli a cui siamo antipatici e che oggi non sono affranti come noi dico che prima o poi arriva per tutti il momento di avere bisogno di un quotidiano davvero onesto e libero per conoscere o raccontare.
Noi la nostra parte l’abbiamo fatta.
Non c’è altro da dire e non ne vale la pena.
Punto.
E basta.
Alessandro Biancardi”
venerdì 12 ottobre 2018
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L'archivio di Stato di Avezzano spalanca le le porte alla mostra del pittore Berardo Amiconi
Magliano. “Berardo Amiconi Pittore valentissimo” è il titolo della mostra curata dalla sezione di archivio di Stato di Avezzano, in occasione della manifestazione del Mibact “Domenica di carta 2018” che prevede l’apertura straordinaria degli Archivi di Stato e delle Biblioteche pubbliche, domenica 14 ottobre 2018.Nasce a Magliano dei Marsi il 10 gennaio 1825. Studia pittura a Napoli e in Toscana, soggiornando a Firenze e Livorno. A Firenze entra in contatto e in amicizia con giovani artisti quali: i pittori Michele Rapisardi, Antonio Puccinelli, Luigi Bechi, Giovanni Mochi e lo scultore Giovanni Paganucci.
Nel 1850 parte da Venezia per Odessa, dove allaccia rapporti con le alte gerarchie militari russe (esegue ritratti del generale Astafreff, aiutante dell’imperatore, quello del generale Lettonov e quello di una principessa moldava), ma anche con l’ambiente di corte la cui occasione gli è offerta dalla rivista militare dello zar Nicola I alle truppe del generale Duders con il quale l’Amiconi aveva stretto amicizia.
Ha l’incarico di ritrarre la rivista, dipinto che il pittore mostra al re di Napoli durante un loro incontro nel 1855 e che si poteva ammirare, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel museo di Capodimonte. Nel 1857 parte per Londra dove trascorrerà quasi tutta la sua esistenza, salvo alcuni brevi soggiorni in Italia e un periodo di permanenza a Marsiglia.
A Londra cerca subito rapporti con la nobiltà e con gli ambienti della Royal Academy, dove nel 1859 è ammesso alle annuali esposizioni, (per il pittore è il massimo riconoscimento ufficiale), la sua ultima partecipazione è del 1875. Nel 1875 l’Accademia di Belle Arti di Firenze lo nomina professore onorario. Nello stesso anno, l’Accademia di Belle Arti di Roma lo nomina accademico d’onore. Muore a Londra nel 1878.
Le opere di Berardo Amiconi si trovano presso collezioni private e in particolare in Inghilterra, ma anche in Russia e in Grecia, paesi dei suoi committenti. In Italia si conservano: presso il Museo alla Scala di Milano, il ritratto della soprano Teresa Brambilla Ponchielli; altre opere, recentemente acquisite, da collezionisti privati.
Durante il periodo londinese, che coincide con la sua maturità artistica, sicuramente influenzato dalla pittura inglese che rispondeva ai desideri della nobiltà a farsi ritrarre, l’Amiconi eseguì ritratti; tra questi: Le nipoti di Lord Palmerston nel1867 e Gruppo di famiglia nel 1868 (potrebbe trattarsi dei coniugi Shaftesbury, la moglie era la figlia del ministro Lord Palmerston).
Tra le sue opere esposte alla Royal Academy: La mascherina fiorentina nel 1859, Pensiero mattutino nel 1861, La mascherina veneziana nel 1863, The first post e Haidèe nel 1869, per finire con How sweet! nel 1875.
L'archivio di Stato di Avezzano spalanca le porte alla mostra del ... MarsicaLive |
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