mercoledì 1 agosto 2018

“Ar>Te, tre giornate di conferenze, mostre e laboratori volti a rappresentare l’incontro tra culture e arti” più 3 altro/i articolo/i


Ufficialmente inaugurata la “Settimana Marsicana”
Posted: 31 Jul 2018 12:38 AM PDT
  1. Ufficialmente inaugurata la "Settimana Marsicana"   Terre Marsicane
  2. Settimana marsicana 2018   Abruzzonews
  3. Full coverage
Cinestory ad Alba Fucens
Posted: 30 Jul 2018 08:43 PM PDT
  1. Cinestory ad Alba Fucens   Abruzzonews
  2. Full coverage
Ar>Te, tre giornate di conferenze, mostre e laboratori volti a ...
Posted: 30 Jul 2018 08:43 PM PDT
Posted: 30 Jul 2018 03:43 PM PDT
Si avvisa che il giorno 03 Agosto 2018 alle ore 21,00 è convocato il Consiglio Comunale; la seduta si terrà presso la Sala Consiliare temporanea ubicata in Via Poggio Filippo c/o Sala Polivalente dell'Istituto Comprensivo Scolastico. Ordine del giorno nel link. 

Rita Atria: racconto di due giornate di Memoria Attiva

www.ritaatria.it

Pubblichiamo due articoli che raccontano la giornata di Memoria Attiva dedicata a Rita Atria.

Una giornata intensa con due eventi di grande intensità.

fonte: www.articolo21.org

26 luglio 2018. In un torrido e silente pomeriggio d’estate romano, una melodia si diffonde in Viale Amelia, accarezzando le persone, i portoni e le finestre con la dolcezza sublime delle sue note: è l’Ave Maria di Shubert. Rita Atria, giovane donna, testimone giustizia a soli 17 anni, Lei che voleva vivere e crescere in «un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle…»,  aveva affidato al suo diario, molto prima di quel Volo di solitudine il 26 luglio 1992, il desiderio che fossero le note dell’Ave Maria ad accompagnarla nell’ultimo viaggio, temeva che i mafiosi l’avrebbero uccisa… dopo la morte del giudice Paolo Borsellino ad ucciderla è stata l’assenza dello Stato, l’indifferenza della società civile e di tutti coloro che avrebbero dovuto proteggerla e invece l’hanno lasciata nella completa solitudine di una casa estranea, in quel palazzo di sette piani al civico 23 di Viale Amelia, lontana da qualsiasi affetto, senza sostegno. Rita sa, probabilmente ha capito tutto, Lei che ha denunciato non solo i boss di Partanna, ma anche i politici collusi, ha fatto nomi e cognomi: «Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi… Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta».
Iniziare a raccontare dalla “fine” ascoltando l’Ave Maria, per riprendere il filo della memoria risvegliandola con le emozioni prima che con le parole. Un filo di Memoria Attiva, tessuto giorno dopo giorno, questo l’impegno dell’Associazione Antimafie “Rita Atria”, per tenere viva la testimonianza di Rita, di cui la tragica fine è simbolo di un percorso tanto travagliato, quanto coerente e fermo, per combattere quotidianamente quel pensiero mafioso diffuso: «Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci».
Quest’anno ripartiamo da noi – come sottolineato dalle fondatrici dell’Associazione, Santina Latella e Nadia Furnari, rispettivamente Presidente e Vicepresidente -, senza ”personalità importanti”, dalle persone del quartiere che sono presenti, da chi da ogni anno è qui per ricordare Rita, da chi non la conosceva e sentendo risuonare l’Ave Maria si è avvicinato, vuole capire, sapere… Quindi ripartire da un esame di coscienza collettivo, dal partecipare tutti attivamente, affinché la storia di Rita, la sua scelta netta verso, come disse il giudice Paolo Borsellino, « il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale », si incarni nelle persone, nella lotta quotidiana per la ricerca di verità e giustizia, di liberazione, attraverso la denuncia concreta delle violenze mafiose e quindi nell’impegno per la difesa dei diritti e della dignità.
Per questo, ognuno dei presenti è chiamato a prendere la parole ed esprimere un pensiero, come in un passaggio di testimone. «Sono qui per me», dice Paolo, un giovane studente universitario, e si legge negli occhi l’urgenza di sapere, comprendere ciò che è stato e sottrarlo all’oblio, farsene carico.
Annamaria, che abita nel palazzo di fronte al civico 23, è qui con noi ogni anno: «Quel giorno non ero a Roma», dice con rammarico, quasi volesse prendersi il peso dell’assenza collettiva, «Sento di doverci essere», la presenza come testimonianza, affinché il racconto di Rita sia d’esempio oggi per tutti. Eppure Rita – ricorda Nadia Furnari – almeno negli ultimi istanti, dopo quel Volo, non era sola: c’erano con lei alcune donne che abitavano nel palazzo, che le hanno stretto la mano, l’hanno abbracciata come delle madri, dandole quel conforto che non ha ricevuto in vita dalla vera madre, che l’ha “disconosciuta”. Una di queste donne, tutti gli anni ci ascolta affacciata dalla finestra, quasi che il dolore del ricordo non le permettesse di avvicinarsi…
Eppure, per evitare che le persone vengano isolate occorre avvicinarsi alle storie degli altri, affinché la testimonianza e la denuncia diventi un dovere civico diffuso e collettivo e che finalmente emergano le responsabilità delle stragi del 1992-1993: Rita è la settima vittima di Via D’Amelio, insieme al giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Oggi è scritto in una sentenza che vi furono depistaggi da parte di uomini delle istituzioni. «Noi vogliamo sapere la verità. Per quanto brutta possa essere», esclama Rossella, nel corso del suo intervento.
Già nel 1960, Leonardo Sciascia, ne Il giorno della civetta,  utilizzando la metafora della ”linea della palma” che saliva da sud a nord, fino a Roma e oltre, descriveva la mutazione dell’Italia, la diffusione capillare della mafia, del pensiero mafioso, dei metodi mafiosi. Quella metafora è da tempo realtà: perché la mafia è a Roma, come centro di potere, è stata ed è una questione di classi dirigenti, esiste una “borghesia mafiosa” che inquina questo paese… Lo sapeva bene il giudice Borsellino e nei suoi ultimi giorni di vita gli si manifestò senza “maschere” e ne rimase sconvolto, lui che si ritrovò da solo, come Falcone, «servitore dello Stato in terra infidelium»: «Ho visto la mafia in diretta»… «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri».
Rita Atria, donna che aveva spezzato il patriarcato mafioso, non è a conoscenza di quello che ha visto Borsellino, ma sa che cosa è veramente la mafia, conosce i suoi codici e le collusioni di cui si alimenta. Rita, stella luminosa in particolare per le tutte le donne e per tutti giovani, rosa rossa che emana il fresco profumo di libertà, ci lascia un testamento prezioso da raccogliere: «L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo…».
Per questo l’Associazione Antimafie “Rita Atria” sta chiedendo da mesi alla Sindaca di Roma, Virginia Raggi, che venga riconosciuta la cittadinanza onoraria a Rita Atria. Mentre nell’aula capitolina si è purtroppo dato spazio alla mozione se intitolare una via della città al fascista Almirante (sic!), invece non è degna neanche di un minimo cenno di risposta e quindi giace inascoltata la richiesta dell’Associazione per la cittadinanza onoraria a Rita, che ha incarnato senza compromessi con la sua testimonianza i valori costituzionali. Inoltre, a questo ventiseiesimo anniversario dalla sua morte, le istituzioni del territorio, pur invitate, hanno ritenuto di non essere presenti neanche per un “saluto”. Questa assenza pesa oggi come allora, ma andiamo avanti con i nostri compagni di viaggio, con le persone che vogliono esserci per testimoniare che la Verità vive.
Foto di Valentina Ersilia Matrascia


Rita Atria, 26 anni dopo la morte commemorazione a Partanna


“L’ho capito da lei cosa vuol dire avere coraggio. Ho imparato che nella vita non ci si deve inchinare alla prepotenza e che alla giustizia non servono parole tonanti, ma racconti veri, fatti concreti”. Scriveva così Rita Atria, in una lettera indirizzata allo zio Paolo, Borsellino. Amareggiata perché definita “pentita” pur non avendo nessuna colpa, se non l’onta “gravissima” di aver denunciato a 17 anni mafiosi e politici del suo paese, trasformando l’iniziale voglia di vendetta per l’uccisione di padre e fratello in sete di giustizia, grazie a quel giudice che credette alle sue dichiarazioni prendendola sotto la propria ala. Rita Atria, la “picciridda” di Borsellino, la settima vittima di via d’Amelio che quasi mai nessuno cita. Per lei stamattina un fiore sulla tomba a Partanna: un modo semplice scelto dall’Associazione Antimafie Rita Atria per ricordarla nel 26esimo anniversario della morte, avvenuta in solitudine dopo un volo dal settimo piano di una palazzina di viale Amelia a Roma, a una settimana dalla strage in cui persero la vita il magistrato e la sua scorta. “Siamo qui per ricordarla con coerenza. Nel Paese dell’apparenza abbiamo preferito dare un taglio discreto – è intervenuta la fondatrice dell’associazione, Nadia Furnari – Rita vive nelle parole che ha scritto, nelle sue denunce e nel suo gesto, tanto estremo che definirla vittima della sola mafia ci pare riduttivo”. Presenti i presìdi dell’associazione sul territorio e la testimone di giustizia Michela Buscemi, che con le donne del digiuno portò a spalla la bara di Rita. L’associazione ha organizzato anche un altro momento di memoria nella Capitale, dove da tempo chiede venga conferita la cittadinanza onoraria a Rita, ma attende ancora una risposta dalla Giunta capitolina.

Nel pomeriggio, un folto corteo ha colorato le vie di Partanna, quello delle bandiere di Libera sventolate dai ragazzi arrivati per rendere omaggio a Rita, da Torino a Vibo Valentia. “Vedere così tanti giovani in un luogo simbolo fa ben sperare – ha detto il sindaco Nicola Catania – Rita è stata e continua a essere per noi un segnale di positività, pur nella tragicità della sua vicenda. Il suo coraggio, la sua determinazione e forza di ribellione sono elementi portanti di una comunità ancora in cerca di riscatto per i soprusi subiti quotidianamente”. A Partanna anche i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine che hanno ricordato come sia importante “non abbassare mai la guardia”, e Vincenzo Agostino, padre dell’agente ucciso Antonino insieme alla moglie, che ha parlato di fenomeno mafioso presente a tutti i livelli, da combattere con maggior vigore. Salvatore Inguì, di Libera Trapani, ha ricordato: “Rita Atria parlava della mafiosità che c’è in ognuno di noi. Senza la capacità di metterci costantemente in discussione e il desiderio di realizzare una vera giustizia sociale, la lotta alla mafia non è che un’ipocrisia”.


martedì 31 luglio 2018

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A Partanna il ricordo di Rita Atria



Nel cimitero di Partanna, nel trapanese, la commemorazione di Rita Atria, la ragazza 17enne suicida a Roma subito dopo la strage di Via D'Amelio.

Aveva affidato a Paolo Borsellino le sue accuse contro i clan della provincia di Trapani, dopo gli omicidi del padre Vito e del fratello Nicolò.

A Partanna nel pomeriggio ci saranno i ragazzi di Libera, arrivati da tutta Italia, con Don Luigi Ciotti. Manifestazioni per ricordarla anche a Roma.

Il servizio di Ernesto Oliva

www.rainews.it

lunedì 30 luglio 2018

“Quattro grandi capolavori cinematografici nello splendido scenario di Alba Fucens” più 5 altro/i articolo/i


Bollettino di criticità del giorno 29-30 luglio 2018
Posted: 29 Jul 2018 05:31 AM PDT
  1. Bollettino di criticità del giorno 29-30 luglio 2018   Regione Abruzzo
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Posted: 28 Jul 2018 10:38 AM PDT
  1. Quattro grandi capolavori cinematografici nello splendido scenario ...  News Town (Comunicati Stampa) (Blog)
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Festiv'Alba, grande Cinema nel sito archeologico
Posted: 28 Jul 2018 08:07 AM PDT
  1. Festiv'Alba, grande Cinema nel sito archeologico   Il Capoluogo.it
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Magliano dei Marsi
Posted: 28 Jul 2018 08:07 AM PDT
  1. Magliano dei Marsi  La Prima Pagina
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L'Aquila. Cinestory: le magie di Welles, Fellini, Scorsese, Tarantino ...
Posted: 28 Jul 2018 08:07 AM PDT

Il Corriere di Magliano is out! Edition of 30 luglio 2018


Lunedì 30 Luglio
Il Corriere di Magliano
Magliano de' Marsi. Comune della Marsica di 3740 abitanti della provincia di L'Aquila, in Abruzzo.
Published by
malleani
30 luglio 2018
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Today's headline
Carlo Freccero: Foa, finalmente un Presidente Rai fuori dal frame
thumbnail www­.lantidiplomatico­.it - Ho scritto tempo fa su queste pagine che l'ordine del discorso sta cambiando. La proposta di Foa a presidente Rai è una conferma della mia affermazione. Dirò di più. Qualora alla proposta succedesse …
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La rivoluzione della verità: Marcello Foa alla guida della Rai

Marcello FoaChe succede, se diventa presidente della Rai l’uomo che più di ogni altro, in Italia, ha denunciato le malefatte quotidiane degli “stregoni della notizia”? E’ semplicemente favolosa, infatti, la nomina di Marcello Foa nel Cda di viale Mazzini, caldeggiata dalla Lega e appoggiata dai 5 Stelle. Gli “stregoni” ovviamente sono già al lavoro: da quelli de “L’Espresso”, querelato da Foa per aver insinuato che il grande giornalista possa aver avuto un misterioso ruolo nella presunta sparizione in Svizzera del “tesoro-fantasma” del Carroccio, all’Enrico Mentana che, a caldo, in prima serata al Tg de La7, ha presentato Foa – liberale, anticomunista e noto estimatore di Trump – come un intellettuale “non amico” degli Usa. Un benvenuto a colpi di “fake news”, dunque, per il giornalista italiano, allievo di Indro Montanelli, che dal suo blog sul “Giornale” ha additato senza esitazioni le notizie false spacciate regolarmente per vere dai media mainstream a reti unificate. Notizie pesanti: dalle armi chimiche in Siria (mai usate da Assad contro i civili) alla foto straziante del bambino messicano in lacrime, presentato come profugo separato ferocemente dai genitori per colpa del perfido Trump, pur essendo invece solo un piccolo attore, impegnato in una drammatica performance di protesta in Texas. Marcello Foa alla guida della Rai? L’impossibile, che diventa possibile: qualcuno finalmente comincerà a dire che “il re è nudo”, e lo farà dagli studi dal Tg1?
Ha un che di destabilizzante e rivoluzionario, la decisione di Salvini e Di Maio. Obiettivo evidente: coprire le spalle al governo gialloverde, sottoposto al fuoco di sbarramento del sistema televisivo, pilotato dal vecchio establishment per il quale la verità è solo una variabile del copione. La nomina di Foa piomba come un ordigno nucleare su una palude maleodorante di telegiornali bugiardi e reticenti, di talkshow orwelliani infestati di testimonial unilaterali del calibro di Elsa Fornero e Carlo Cottarelli, presentati come marziani super-partes paracadutati, loro malgrado, fra le disgrazie “neo-sovraniste” dell’Italietta gialloverde. Lo stesso Mentana – piazzato da Craxi al Tg2 e poi approdato a Mediaset prima di finire a La7 – liquida con irridente sarcasmo i poveri fessi che ancora non credono alla versione ufficiale dell’11 Settembre, cioè la madre di tutte le “fake news” – la peggiore e più sanguinosa, la più gravida di orrori per il resto dell’umanità, letteralmente travolta da un quindicennio di guerre devastanti, organizzate da una propaganda che ha presentato il massone Osama Bin Laden, socio dei Bush e giù uomo Cia in Afghanistan, come una specie di cavernicolo anti-Usa. Da Al-Qaeda all’Isis, dall’Iraq alla Siria fino alla catena di spaventosi attentati “false flag” in Europa: mai un brandello di verità, da Mentana e soci, sulla strategia della tensione finto-islamista che ha indotto la Francia a sigillare col segreto di Stato (segreto militare) le indagini su Charlie Hebdo, dopo la “triangolazione delle armi” emersa a collegare il commando Isis ai servizi segreti.
Dal 2001, il pubblico occidentale è stato sistematicamente inondato di menzogne e “fake news” di regime, propagandate dai governi, senza che i giornalisti delle principali testate abbiano opposto la minima resistenza civile, professionale e intellettuale. Se i reporter avessero fatto onestamente il loro mestiere, accusa un grande del giornalismo anglosassone come Seymour Hersh, Premio Pulitzer, non avremmo dovuto seppellire così tante vittime innocenti. Poi, negli ultimi anni, qualcosa è cambiato: non grazie ai giornalisti, ma malgrado loro. Gli inglesi hanno votato la Brexit e gli americani hanno eletto Trump nonostante i media fossero tutti schierati per il Remain e per la Clinton. Nel suo piccolo, l’Italia si è sbarazzata di Renzi con il referendum sulla riforma costituzionale, supportata a reti unificate da giornali e televisioni. Peggio: contro il sistema mainstream ancora allineato al vecchio ordine politico (Obama e Merkel, Draghi e Mattarella) gli elettori italiani hanno scelto i 5 Stelle e la Lega, che infine hanno trovato il coraggio di un compromesso di governo. Fino al punto, oggi, di insediare alla guida della Rai un cavallo di razza come Foa, alle prese con una missione incredibile: rompere il muro di omertà mediatica, spezzare il coro delle finte notizie e cominciare a raccontare, finalmente, la verità.