Come accadde durante la guerra libica del 2011 e come accade ormai da sette anni n Siria, da quando iniziò la guerra civile, è la propaganda jihadista a ispirare la comunità internazionale e il mondo dei media. Come è successo ad Aleppo e oggi a Ghouta Est, l'Occidente si indigna per le stragi di civili provocate dalle forze di Bashar Assad e ignora i morti provocati dai ribelli, premendo per instaurare tregue e cessate il fuoco che andranno a tutto vantaggio delle milizie jihadiste.
Per inciso, le stesse che ideologicamente propugnano lo Stato islamico retto dalla sharia e appoggiano e giustificano il terrorismo e il jihad contro gli infedeli (cioè noi) che colpisce negli Usa e in Europa.
Difficile distinguere tra buoni e cattivi in una guerra civile ma, pragmaticamente, pare evidente che l'alternativa al governo di Damasco non è la democrazia cantonale svizzera ma uno Stato islamico basato sulla legge coranica e in cui non ci sarebbe spazio per sciti, cristiani o altre fedi diverse dal più ortodosso islam sunnita.
Ciò nonostante Usa ed Europa continuano a sostenere i ribelli siriani appoggiati da Turchia e monarchie sunnite del Golfo benchè questo conflitto abbia comportato una serie di minacce devastanti per il Vecchio Continente, dalla fuga dei cristiani all'immigrazione illegale, dai foreign fighters al terrorismo.
Una cecità spiegabile solo con la valutazione che la nostra classe politica non sa quello che fa o che i miliardi di petrodollari investiti in Europa dai monarchi del Golfo hanno permesso di comprare non solo aziende, armi, alberghi e squadre di calcio ma anche molte coscienze politiche.
Non si può interpretare diversamente la credibilità accordata dai governi e dai media Occidentali, così come dalle organizzazioni internazionali, alle notizie provenienti da Ghouta, sobborgo di Damasco in mano da anni a diverse milizie jihadiste, alle notizie a senso unico fornite da Ong e fonti tutte legate a doppio filo agli insorti.
Certo l'assenza di fonti neutrali è dovuta anche al rischio di omicidio e rapimenti che corrono i giornalisti che dovessero spingersi nelle aree in mano ai ribelli ma è altrettanti evidente che queste aggressioni compiute più volte ai danni dei media hanno il chiaro obiettivo di tenere lontane dal fronte le fonti neutrali per poter spacciare a piene mani la propaganda jihadista.
Gli esempi più eclatanti? I supposti attacchi con armi chimiche attribuiti al regime di Damasco sono stati maldestramente documentati da "Aleppo media center" e "Idlib media center", cioè dagli uffici stampa delle milizie di al-Qaeda in Siria amplificati da diverse tv e media arabi per lo più basati nelle monarchie del Golfo ma hanno ugualmente avuto ampia eco e patenti di credibilità in tutto l'Occidente
Un copione già visto nel 2011 durante la guerra libica che determinò la caduta e la morte di Muanmmar Gheddafi. Ciò nonostante da sette anni i media italiani e di tutto il mondo riportano quasi sempre acriticamente le informazioni diffuse dall'Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), Ong con sede a Londra e a tutti gli effetti vicina ai ribelli.
L'Ondus diffonde dati sullòe vittime dei raid aerei e dei bombardamenti di artiglieria governativi su Ghout impossibili verificare ma che vengono ciò nonostante riportati dai media senza esporre dubbi circa la loro veridicità o circa l'affidabilità della fonte, di parte come lo è, dall'altro lato della barricata, l'agenzia di stampa governativa siriana SANA.
Per questo è ridicolo che Ue e Onu si straccino le vesti per le condizioni dei civili a Ghouta, sotto attacco in seguito all'offensiva delle truppe di Assad ma non si preoccupino della popolazione di Damasco bersagliata dai mortai e dai razzi dei ribelli (di cui peraltro parlano in pochissimi).
Eppure fonti di tenore opposto o meno allineate, come quelle del clero cristiano siriano, non mancherebbero per cercare di offrire un'informazione quanto meno bilanciata.
Ad Aleppo come a Raqqa e ora a Ghouta i jihadisti non consentono l'evacuazione dei civili perché li utilizzano come scudi umani e per sacrificarli sull'altare della propaganda. Lo hanno fatto in precedenza anche i miliziani dello Stato Islamico a Sirte e Mosul e quelli di Hamas a Gaza, a conferma che si tratta di una tattica comune ai gruppi insurrezionali.
In questo contesto appare chiaro per quale ragione la comunità internazionale chieda il ripristino di un cessate il fuoco a Ghouta che ha l'obiettivo non certo di soccorrere i civili ma di dare respiro alle milizie jihadiste circondate e condannate alla sconfitta.
Qualcuno vuole forse farci credere che cibo e medicinali consegnati a Ghouta Orientale vengano distribuiti alla popolazione invece che gestiti direttamente dai miliziani islamisti?
Le truppe governative appoggiate dalle milizie scite alleate e dalle forze aeree russe avanzano su tutti i fronti applicando la stessa tattica utilizzata con successo per espugnare il centro di Aleppo, città tornata a una parvenza di vita normale dopo la cacciata dei ribelli, in gran parte stranieri.
Inevitabili, come in tutti i conflitti, le vittime tra i civili ma attribuirle a una sola fazione in campo significa voler diffondere "fake news" (quelle che fino a ieri definivamo "bufale") in modo consapevole.
Eppure lo stesso Occidente che piange per i ribelli jihadisti di Ghouta , dove i governativi evacuano i civili per completare le operazioni belliche, sembra aver dimenticato i curdi che pure celebravamo come eroi quando combattevano lo Stato Islamico a Kobane. Ora che combattono gli invasori dell'esercito turco e delle milizie "moderate" dell'Esercito Siriano Libero, l'Europa si volta dall'altra parte.
Del resto c'è poco da aspettarsi dai "Cuor di Leone" che governano l'Europa, proni ai petrodollari del Golfo e al "sultano" di Ankara che ci prende ormai da anni a calci da Cipro alla Libia, dal fronte dei flussi migratori a quello del gas senza mai perdere occasione di accusare gli europei di nazismo e islamofobia.
Certo alla Turchia si può rimproverare la mancanza di scrupoli ma non certo di coerenza nel perseguire i propri interessi nazionali: negli anni scorsi Ankara non ha esitato a sostenere lo Stato Islamico, acquistandone il petrolio estratto nei pozzi occupati in Iraq e Siria e favorendo l'attacco jihadista a Kobane, pur di cacciare o vedere sottomessi i curdi in Siria.
Ciò nonostante non c'è bisogno di scomodare grandi giuristi per sapere che l'invasione turca di Afrin viola il diritto internazionale, così come la presenza militare statunitense in Siria. Possibile che in quella grande coniglieria che è divenuta l'Europa nessuno senta il bisogno di mostrare un sussulto di dignità?
Anche in virtù dei nostri interessi considerato che ogni occupazione militare porta alla fuga di masse di persone che almeno in parte cercheranno di riversarsi in Europa, anche perchè le ricche monarchie sunnite del Golfo che hanno voluto la guerra civile siriana non li vogliono.
D'altra parte quali equilibri guidino oggi la cosiddetta "comunità internazionale" anche nell'ambito della gestione dei conflitti è apparso chiaro l'anno scorso quando un rapporto dell'Onu accusò i sauditi e le altre monarchie del Golfo Persico impegnate nel conflitto nello Yemen di colpire volontariamente i civili nelle regioni in mano ai ribelli sciti Houthi.
Riad minacciò di togliere i suoi cospicui finanziamenti alle Nazioni Unite se il documento di condanna non fosse stato ritirato e il segretario generale, all'epoca Ban Ki-moon, obbedì al diktat saudita pur esprimendo "profondo rammarico".
Foto Reuters, AP e AFP
Siria: l'Occidente continua ad abbeverarsi alla fonte della ... Analisi Difesa |
Magliano de' Marsi, comune della Marsica in provincia di L'Aquila (Unofficial Website)
lunedì 2 aprile 2018
Siria: l'Occidente continua ad abbeverarsi alla fonte della propaganda jihadista
domenica 1 aprile 2018
The Magliano Weekly is out! Edition of 01 April 2018
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MILITARI, URANIO E VACCINI: la verità di Stato censurata dai media
Nata alla fine del 2004, in seguito alle tante polemiche e alle pressioni dei militari e delle famiglie, la Commissione Parlamentare di Inchiesta sull'Uranio Impoverito è giunta alla conclusione dei lavori nella sua quarta legislatura.
Molta strada è stata fatta in questi anni: ricordiamo le prime indagini e le prime drammatiche testimonianze, quando si studiavano gli effetti delle munizioni Nato nelle missioni nei Balcani. La Nato, che dapprima negava, finì con l'ammettere pubblicamente la presenza di uranio, e fu l'allora ministro della Difesa a comunicarlo ufficialmente al Parlamento: era Sergio Mattarella.
I lavori della quarta Commissione sono confluiti nella Relazione Finale presentata alla stampa il 7 febbraio scorso, un documento da cui si evince come la Commissione oggi abbia rivolto la sua attenzione a moltissimi altri aspetti della salute e dell'integrità psicofisica del nostro personale militare, e anche della cittadinanza: dagli inquinanti ambientali nelle missioni all'estero alle cautele da adottare sulla missione in Niger; dall'amianto in Marina all'insufficienza di prevenzione e vigilanza; dalle emergenze ambientali nei poligoni di tiro alle conseguenze delle massive vaccinazioni a cui è sottoposto il personale militare. Si esamina, a questo proposito, anche il Progetto Signum del Ministero della Difesa (qui la relazione), ribadendo come più di 5 vaccini somministrati contemporaneamente rappresentino un rischio genotossico per i nostri soldati.
Le conclusioni della Commissione, in questa legislatura, sono state durissime. Nel documento si mettono in evidenza anche il "negazionismo" dei vertici e il silenzio delle autorità. E non si tratta di meri commenti o valutazioni politiche: è da tenere ben presente che i lavori delle Commissioni Parlamentari di Inchiesta, ciò che scrivono, le conclusioni a cui giungono, sono verità giudiziarie. E in questo senso, la Relazione Finale rappresenta una drammatica sentenza sull'attenzione dello Stato verso la salute del proprio personale militare.
Vicepresidente della Commissione di Inchiesta sull'Uranio Impoverito, nella XVII legislatura, è stato l'ex parlamentare Ivan Catalano. Il 27 Marzo Ivan ha partecipato ad una conferenza dal titolo "Militari, uranio e vaccini", svoltasi a Torino e organizzata dal Movimento Roosevelt Piemonte, in cui ha illustrato nei particolari gli scottanti risultati del lavoro della Commissione.
Byoblu era presente, e quello che vi proponiamo in cima al post è il video integrale della serata.
Guarda anche la conferenza di Luc Montagnier, virologo, premio Nobel, noto per essere il padre della scoperta del retrovirus dell'HIV, al convegno organizzato a Roma dall'Ordine Nazionale dei Biologi: "Nuove frontiere delle biologia", anch'esso ripreso dalle telecamere di Byoblu.
To see the article visit www.byoblu.com
sabato 31 marzo 2018
“Mi sono perso in Appennino”, un viaggio attraverso la spina dorsale di un’Italia dimenticata
Posted: 28 Mar 2018 06:02 AM PDT
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venerdì 30 marzo 2018
Mi sono perso in Appennino
Posted: 26 Mar 2018 09:01 AM PDT
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giovedì 29 marzo 2018
“Nasce a Magliano l'associazione Gaia di Orio per la ricerca e la Lotta alla depressione giovanile” più 1 altro/i articolo/i
Posted: 26 Mar 2018 02:43 AM PDT
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Posted: 26 Mar 2018 02:43 AM PDT
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mercoledì 28 marzo 2018
Il Corriere di Magliano is out! Edition of 28 marzo 2018
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